Il Cavaliere: ormai mi minaccia E accelera sul decreto sviluppo

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ROMA — Immaginate Berlusconi e Tremonti che a tarda sera, due giorni fa, dopo il declassamento da parte di Moody’s, nel salotto di palazzo Grazioli, alzano la voce l’uno contro l’altro. Immaginate il ministro che dice al premier «il problema sei tu», non il decreto per lo sviluppo. È una delle tante ricostruzioni che ieri pomeriggio si raccoglievano a Montecitorio: deputati, ministri, portavoce, ognuno aveva un suo pezzo di verità  su un incontro riservato, ma di cui i protagonisti continuavano a raccontare le rispettive versioni.

Di certo sembra che il faccia a faccia sia andato malissimo. Sembra, secondo ricostruzioni convergenti, che il premier e il suo ministro siano come prima e più di prima ai ferri corti, che su Bankitalia resti il braccio di ferro (Tremonti non cede sul nome di Grilli) e infine che sul decreto per lo sviluppo la collaborazione sia ai minimi termini.

«Non sappiamo più cosa fare», dicono sconsolati, ammettendo un’impotenza, a Palazzo Chigi. C’è da credergli se ieri mattina Giulio Tremonti, nei corridoi di Montecitorio, parlava ad alta voce esprimendo tutto il suo scetticismo, condito con molta ironia, sul decreto per lo sviluppo che il governo dovrebbe varare la prossima settimana.

Una sintesi delle parole di Tremonti, riferite al Corriere da un ministro: «Ditemi con chi devo parlare per fare questo decreto, perché ancora non l’ho capito, ditemi se devo parlare con Brunetta o con Romani o chi altro e poi alla fine potrò fare questo decreto…».

La citazione ovviamente racconta dell’umore del ministro e dei rapporti interni all’esecutivo. Sembra che il Cavaliere abbia deciso di pigiare sull’acceleratore chiedendo a Matteoli e Romani di stendere una traccia del decreto (e di inserirvi norme sulla privatizzazione delle municipalizzate) nonostante le riserve di Tremonti. Ma il vero nodo, a parte la mancanza di risorse e la scarsissima collaborazione interna sul decreto, è ancora quello di Bankitalia.

Con alcuni interlocutori Berlusconi ricostruisce quelle che sarebbero vere e proprie minacce da parte del titolare dell’Economia. Del tipo: se non passa Grilli la collaborazione resta a zero sul decreto. Sembra un po’ troppo anche per un rapporto molto logorato, ma che dal nome del successore di Draghi dipendano molte delle cose di cui si discute in queste ore lo confermano tutti. A Palazzo Chigi come in Parlamento.

Già  lunedì prossimo il presidente del Consiglio potrebbe finalmente decidersi ad inviare la lettera con una proposta al consiglio direttivo dell’istituto di via Nazionale. Continua a rafforzarsi l’ipotesi di una proposta che potrebbe contenere più nomi, compreso quello di un candidato al momento ancora coperto o fra i meno spesi nel gioco delle previsioni di queste settimane.

«La realtà  â€” dicevano ieri nello staff del premier — è che a Berlusconi manca un suo candidato: Grilli lo è ormai di Tremonti, ed è stato un errore da parte del ministro farne una battaglia personale; Saccomanni è caldeggiato dal Colle e da Draghi».

Stasera, o al massimo domani, Berlusconi potrebbe andare in Russia per un visita privata di due giorni, invitato da Putin, che festeggia il suo compleanno.


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