In Libia una pace atlantica

Loading

 I paesi della Nato si sono riuniti ieri a Bruxelles per discutere se porre fine alle operazioni militari in Libia dopo l’uccisione di Muammar Gheddafi. L’ammiraglio statunitense James Stavridis, comandante supremo per l’Europa, ha reso noto che raccomanderà  ai 28 ambasciatori dei paesi membri dell’Allenza la conclusione dell’Operazione Unified Protector in Libia. «È un buon giorno per la Nato. Un grande giorno per il popolo libico», ha affermato prima di cominciare la riunione. Alcuni paesi dell’Alleanza vorrebbero che fosse annunciata la fine della missione iniziata il 31 marzo, mantenendo però una parte del dispositivo a tempo indeterminato: fino a che «la situazione non si sarà  stabilizzata», fanno sapere alla stampa fonti diplomatiche.

Il ministro britannico degli Affari esteri, William Hague, ha dichiarato che occorre prima assicurarsi «che non vi siano più sacche di combattenti pro-Gheddafi che possano nuovamente costituire una minaccia per la popolazione civile». La Nato prenderà  la sua decisione di concerto con l’Onu e con il Consiglio nazionale di transizione libico (Cnt).
La Francia, per bocca del suo ministro della Difesa, Gerard Longuet ha affermato che i nuovi dirigenti della Libia «devono molto» a Parigi. «I Paesi della coalizione – ha aggiunto Longuet – cercheranno probabilmente di adottare posizioni più bilaterali nelle loro relazioni con la Libia. Ognuno cercherà  di trarre vantaggio dal gioco». E ancora: «Non saremo né gli ultimi né i più volgari. Non ci siamo impegnati in modo tardivo, mediocre, incerto. E non abbiamo nulla da farci perdonare».
In sette mesi di guerra – l’Alleanza ha dato avvio all’intervento aereo in libia il 19 marzo – la Francia è stata in prima fila, sostenendo – secondo Longuet – un costo pari a circa 300 milioni di euro. Soldi spesi in primo luogo per le munizioni, poi per il carburante dei mezzi impiegati e per i premi versati ai soldati. Per rifarsi, Parigi conta su una collaborazione con il Cnt «che si annuncia molto promettente in un paese che ha bisogno di rifornirsi di tutto».
Anche gli altri paesi contano di batter cassa presso il Cnt. Il Regno unito porterà  una fattura di 343 milioni di euro – ha annunciato il ministro della Difesa Liam Fox. Gli Stati uniti, capofila della coalizione internazionale («in Libia gli Stati uniti hanno avuto un ruolo cruciale», ha ribadito ieri il presidente Barack Obama), non hanno fornito cifre, ma a giugno avevano già  sborsato circa 500 milioni di euro.
Ieri, l’Onu e Amnesty international hanno chiesto l’apertura di un’inchiesta sull’uccisione, a Sirte, di Muammar Gheddafi. Anche gli Stati uniti hanno chiesto «trasparenza» e un trattamento umano per i prigionieri gheddafiani, mentre molti altri paesi – dall’America latina al Sudafrica, alla Russia – hanno protestato per la dinamica della cattura e dell’esecuzione. Gheddafi avrebbe tentato la fuga dentro un cunicolo di cemento per la condotta dell’acqua, ma sarebbe stato raggiunto e ammazzato con un colpo alla tempia (circostanza confermata dal medico).
Il movimento sciita libanese Hezbollah si è invece congratulato con i libici per aver messo fine «al regime del tiranno» e ha chiesto nuovamente piena luce sulle sorti di Moussa al-Sadr – l’imam sciita libanese, ma nato in Iran, di cui si sono perse le tracce a Tripoli nel 1978 – e della cui scomparsa il Partito di Dio ha sempre accusato Gheddafi (ma lui ha sempre negato).
Sulla morte di Gheddafi, «c’è bisogno di un’inchiesta», ha detto a Ginevra il portavoce dell’Alto commissariato per i diritti umani delle Nazioni unite, Rupert Colville. «Occorrono – ha aggiunto – maggiori dettagli per stabilire se è stato ucciso durante gli scontri o se è stato giustiziato dopo la sua cattura», come pare evidente dalle immagini. Quelle stesse immagini riprese con i cellulari quando il rais era ancora vivo e dopo la morte «messe insieme sono inquietanti», ha aggiunto Colville. Una posizione condivisa anche da Amnesty International che oggi ha invitato il governo libico ad indagare sulla morte di Gheddafi avvertendo che «se il presidente deposto è stato ucciso dopo la sua cattura questo costituirà  un crimine di guerra».
Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ha usato parole dure: Gheddafi – ha detto – avrebbe dovuto essere trattato come un prigioniero di guerra. Ha quindi accusato la Nato di aver attaccato il convoglio sul quale viaggiava il Colonnello libico senza motivo, in quanto il convoglio «non costituiva una minaccia». In un comunicato, la Nato ha invece negato di essere a conoscenza che il leader libico si trovasse sul convoglio. «Nei prossimi giorni dovrebbero arrivare maggiori dettagli», ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Mark Toner. Anche la moglie del Colonnello, Safiya, ieri ha chiesto alle Nazioni unite di aprire un’inchiesta sulla morte del marito.
E il Cnt di Misurata, dov’è stato portato il corpo di Gheddafi, ha deciso di rinviarne la sepoltura fino a quando non giungerà  in Libia una squadra di esperti forensi incaricata dal Tribunale penale internazionale (Tpi) di far luce sull’uccisione del leader libico. La sepoltura – ha però sostenuto il Cnt – si farà  in segreto.
Il ministro dell’Informazione del Cnt ha anche dichiarato che l’annuncio della piena «liberazione» della Libia è stato rimandato a domani. Il Cnt a Zlitan ha anche smentito la notizia della morte di Saif al-Islam Gheddafi, secondogenito del Colonnello.

IN MORTE VISIONE

HUGO CHAVEZ «Un grande combattente e un rivoluzionario, e ora un martire». Così
il presidente venezuelano sull’uccisione di Gheddafi. «Questa storia in Libia – ha aggiunto – inizia ora, perché lì c’è un popolo, c’è dignità . L’impero Usa non potrà  dominare il mondo». I FRATELLI MUSULMANI Per il leader dei Fratelli Musulmani in Egitto, Mohamed Saad El-Katatni, l’uccisione di Gheddafi è «un’altra vittoria della volontà  del popolo arabo sulla tirannia». Ora la Libia ricca di petrolio «rafforzi
i legami con i Paesi vicini e con l’Egitto».
AMNESTY: CRIMINE DI GUERRA Amnesty International chiede alle autorità  libiche di indagare sulla morte di Gheddafi avvertendo che se è stato ucciso dopo la sua cattura questo rappresenterà  «un crimine di guerra e i responsabili dovranno comparire davanti al giudice».
ZUMA: «SONO RAMMARICATO»
Il presidente sudafricano Jacob Zuma ha espresso rammarico perché Gheddafi non è stato processato da una corte internazionale, e ha accusato: «Chi lo ha catturato sapeva che c’era un mandato nei suoi confronti».


Related Articles

Ankara promette vendetta

Loading

TURCHIA 24 militari morti in una serie di attacchi simultanei sferrati dai guerriglieri kurdi

Nigeria, liberi i tre marinai rapiti “Abbiamo temuto di non farcela”

Loading

Il ministro Terzi: “Non è stato pagato nessun riscatto”  

Venti di guerra. Mike Pompeo corre in Medio oriente, nel mirino c’è l’Iran

Loading

Israele. In programma anche una visita a una colonia israeliana. In cima all’agenda del segretario di Stato uscente però è l’Iran. Sullo sfondo le rivelazioni del New York Times su una riunone tenuta da Trump su un attacco militare a Tehran

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment