Indignados, sfida ai partiti in piazza “Politici solo in coda al corteo”

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ROMA – L’acampada italiana resiste, sugli scaloni del Palazzo delle Esposizioni (che per l’occasione sceglie di chiudere ogni attività ). Stremati da un mercoledì infinito, tenuti in vita dagli attivisti di Action e da un drappello di leaderini studenteschi, l’altra notte gli indignati della capitale si sono fatti portare di peso sui marmi del PalaExpò e, questo ieri pomeriggio, da lì hanno chiuso una bella assemblea inscenando una “festa del drago” fuori stagione dedicata al futuro presidente della Bce, Mario Draghi. Gli anticapitalisti hanno manifestato sui marciapiedi di via Nazionale e rischiato più volte lo scontro con la polizia. I furgoni della celere alla fine si sono aperti lasciando che in duecento raggiungessero il ministero dell’Economia: “E vai Tremonti fai il default”, cantavano. Altri hanno occupato l’ostello della gioventù al Foro Italico. A Venezia in settanta hanno circondato la sede locale della Banca d’Italia, subendo due cariche della polizia.
L’assemblea romana offre il “sentiment” della filiale italiana del movimento mondiale. Il refrain antipartitico è come un sottofondo degli interventi: «Per noi la politica è la possibilità  di scegliere, dobbiamo farla uscire dalle quattro stanze del Parlamento». Lo dice Elena, fra i dieci studenti che incontrarono Napolitano lo scorso inverno. Rimbalza qui la parola d’ordine della piazza di Madrid: «I partiti politici non sono invitati alla festa del “Rise up”, loro sono parte del problema». Il PalaExpò, però, non chiede queste radicalità . Sconta la contraddizione di quattro partiti della sinistra all’interno del Coordinamento 15 ottobre che sta costruendo la manifestazione di domani. Dicono gli indignados di via Nazionale: «Partiti e organizzazioni dovrebbero mettersi al servizio del movimento e non portare bandiere».
La manifestazione di sabato pomeriggio, 200 mila persone attese, si aprirà  con due striscioni, uno sarà : “Cambiare l’Italia per cambiare l’Europa”. Quindi sfileranno il Forum dell’acqua e l’Arci, gli studenti a metà  gruppo. La posizione degli organizzatori del “15 ottobre” oggi è morbida e accogliente: accettano una presenza dei partiti e dei loro simboli, ma li relegano a chiudere la sfilata: «Nessuno metta cappello sul corteo». Le gerarchie degli spezzoni hanno già  stabilito: partiti in fondo. «Nessun veto sulle bandiere, rischiavamo manifestazioni diverse», dice Claudio Riccio, già  portavoce degli studenti della Link. «Non serve essere rigidi, le strutture storiche oggi sono superate dallo spontaneismo delle piazze reali e virtuali e gli orticelli dei partiti si sono rinsecchiti».
Sui blog italiani si legge: «Non si vieta ai fanatici partitocratici di scendere in piazza a protestare, ma questa manifestazione ha lo scopo di creare un autogoverno e non di scegliere altri leader». Antonio Di Pietro sarà  in piazza Esedra, domani. Così il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris: «Sono sempre stato più vicino ai movimenti che ai partiti». Il responsabile movimenti del Prc, Alfio Nicotra, rivendica: «Le nostre sedi sono un riferimento per chi vuole arrivare a Roma, ma gli indignados non appartengono a nessuno».


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