Anche il bund tedesco fa flop all’asta invenduto il 40% dei titoli e sugli eurobond duello Merkel-Ue

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BERLINO – No agli eurobond, e male fa la Commissione europea a proporli. No a un accresciuto ruolo di salvataggio della Banca centrale europea (Bce). Sì invece a un’Europa politica, a una politica fiscale comune, a riforme dei Trattati. Ancora una volta, ieri al Bundestag, Angela Merkel ha ripetuto il suo ultraortodosso mantra del rigore inflessibile. Ma non si è attirata solo dure risposte del presidente della Commissione, José Manuel Durao Barroso, e del ministro delle Finanze francese, Franà§ois Baroin. Ha soprattutto incassato la prima Stalingrado del debito sovrano tedesco: l’asta dei Bund ieri è stata un flop clamoroso, il 40% dei titoli è rimasto invenduto. Un segnale d’allarme, un indizio che la crisi di credibilità  dell’eurozona sui mercati investe ormai anche la Germania. In questo clima pesante si prepara il vertice a tre di oggi a Strasburgo tra la cancelliera, il presidente del Consiglio italiano, Mario Monti, e il presidente francese, Nicolas Sarkozy. Quest’ultimo, parlando ieri ai sindaci del suo Paese, ha lanciato l’ennesimo avvertimento all’Europa: «O ne usciremo insieme oppure ognuno di noi morirà  dalla sua parte».
Le risorse per difendere l’eurozona sono limitate, non si può stampare denaro a piacimento, ha detto Angela Merkel. La Germania è contraria a un cambiamento del mandato della Bce, che deve restare un’istituzione indipendente. Gli eurobond sono un’idea sbagliata a cui diciamo no, perché mettere in comune i debiti sarebbe errato. E poi ha aggiunto, in un attacco a Barroso: «E’ inadeguato che la Commissione europea li abbia posti all’ordine del giorno». Secondo Berlino, ci vogliono piuttosto modifiche dei Trattati europei, per un’unione fiscale, quindi controlli severi sui bilanci nazionali, e per marciare verso l’Unione politica. Parole forti poi verso la Grecia: senza la garanzia di severe misure che solo l’assenso di tutti i partiti ad Atene può offrire, non si parla di sesta tranche di aiuti.
Linea durissima, quindi, conforme al clima isterico in cui Bild titola “Ue, Obama, Cameron: tutti vogliono i nostri soldi”. Ma non basta più a convincere i mercati. Lo denuncia l’asta dei Bund: dei 6 miliardi offerti, al tasso dell’1,98% inferiore all’inflazione, ne sono stati venduti solo per 3,6 miliardi. Un totale disastro, un voto di sfiducia nell’euro, scrive Spiegel online. Secondo Eugen Keller della Bankhaus Metzler, ormai sempre più investitori nutrono riserve sui titoli sovrani tedeschi. Perché pensano che crescenti garanzie tedesche al Fondo europeo di stabilità  finanziaria o più spese da parte della Bce espongano a rischio i Bund stessi. Su cui, denuncia l’opposizione (Spd, socialdemocrazia) pesano ormai anche problemi made in Germany. Il debito pubblico è alto, all’80% del prodotto interno lordo, troppo sopra il tetto (60%) del Patto di stabilità , e in crescita, la nuova finanziaria prevede un aumento del disavanzo. Berlino cerca dagli investitori 275 miliardi per coprire deficit e parte del debito.
Le risposte del resto d’Europa del resto sono state fermissime. Barroso ha ammonito che «inadeguato e inappropriato, non conforme ai diritti istituzionali della Commissione di lanciare proposte, è dire che un dibattito, quello sugli eurobond, non va condotto. Se accoppiati a un severo e controllato rigore di bilancio sono la salvezza». Senza contare che nessuna crisi è stata nel frattempo risolta: la Banca centrale greca ieri ha ricordato che i prestiti concordati il 26 ottobre «possono essere l’ultima opportunità , è in gioco la permanenza futura del paese nell’Eurozona»


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