Bankitalia: servono altri 500 milioni a Unicredit

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MILANO – La Banca d’Italia dà  solo mezza mano al cammino di Unicredit verso la ricapitalizzazione. Con un parere informale del suo Direttorio, la vigilanza ha stabilito che il prestito convertendo da 3 miliardi può considerarsi patrimonio primario, ma solo per la parte relativa alla riserva sovrapprezzo delle azioni sottostanti i “Cashes” (già  emesse). Il loro valore nominale, stimato nel 20% del totale, non andrà  a patrimonio, mentre il restante 80% (2,4 miliardi) andrà  a rimpolpare il Core tier 1. Sempre meglio, per Piazza Cordusio, della visione dell’Autorità  bancaria europea, che nel chiedere 7,38 miliardi di patrimonio a Unicredit entro giugno non aveva considerato quell’obbligazione. Ma sempre peggio delle attese degli investitori, che da sempre considerano i Cashes come patrimonio tout court.
Nonostante la notizia, e nonostante a Piazza Affari le azioni e dei titoli sovrani italiani abbiano subìto colpi di maglio dagli investitori di tutto il mondo, i vertici di Piazza Cordusio (-6,81% a 0,753 euro ieri l’azione) procedono compatti verso l’appuntamento di lunedì 14 con il piano quinquennale e una ricapitalizzazione corposa, attorno a 7 miliardi di euro. Ieri si sono svolti i comitati consultivi interni, con un’analisi di circa tre ore del piano focalizzato sull’attività  commerciale e dell’aumento che dovrebbe partire a metà  gennaio 2012. Sempre ieri, sono state siglate le lettere di formazione del consorzio di garanzia dell’operazione, di cui Mediobanca, Merrill Lynch e la stessa Unicredit saranno global coordinator. Li affiancheranno come bookrunner i più blasonati marchi d’affari: Goldman Sachs, Credit Suisse, Hsbc, Deutsche Bank, Ubs, Morgan Stanley, Jp Morgan, Banca Imi (Intesa Sanpaolo). Un maxi consorzio, e ce ne sarà  bisogno, data l’entità  della somma e le condizioni improbe dei mercati.
È tanto negativa, la cornice, che molti osservatori si chiedono perché esporsi così al rischio di mercato. Un indizio pesante, nella risposta, lo daranno i conti del terzo trimestre in uscita lunedì: secondo il budget (superato dai fatti) avrebbe dovuto portare circa 250 milioni, invece ci sarà  solo qualche milione di utile netto, per il venir meno dei profitti da trading e per le svalutazioni di avviamenti (20 miliardi ormai in gran parte virtuali, ma ancora sui libri della banca) e partecipazioni (tra cui l’8,66% di Mediobanca, in carico a oltre 13 euro e che “costerà ” qualche centinaio di milioni). Il quarto trimestre 2011 non promette di meglio, e nemmeno l’esercizio 2012, con la probabile recessione che sconquasserà  i libri delle banche. Per questo servono munizioni e trincee importanti.
I comitati strategico e audit Unicredit si riuniranno ancora domenica, per le valutazioni definitive su conti e operazioni. Ci sono di mezzo almeno altre due sedute borsistiche che partono in salita, come in salita potrebbe essere l’aumento, per il forte sconto e la diluizione finanziaria che produrrà . Per ridurre il rischio di mercato, ieri il management avrebbe comunque chiesto ai soci forti dell’istituto di riunire gli organi sociali prima del 14 e aderire formalmente all’aumento. Così un 20% circa dei titoli sarebbe “sistemato” a priori. Non è ancora chiaro, invece, se il rafforzamento patrimoniale preveda un prossimo dividendo in azioni.


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