Il contratto nazionale è «passato», ma la conflittualità  riprende vigore

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A questo risultato si è arrivati con modalità  di voto discutibili che a Parma, a Genova, in Campania e nel Lazio sono cambiate in corso d’opera. Le assemblee, inizialmente unitarie tra tutte le sigle firmatarie, successivamente si sono trasformate in assemblee separate, con la Fisac-Cgil tenuta in disparte. Le altre sigle sindacali si erano infatti preoccupate dei moltissimi delegati, in prevalenza facenti capo alla Cgil, che si muovevano in contrasto con quanto deciso a maggioranza nel direttivo nazionale, esprimendosi chiaramente contro l’accordo e portandosi dietro la maggioranza dei lavoratori. 
I risultati raccolti dalla mozione «la Cgil che vogliamo» e dal Comitato per il «NO» risultano diversi, con il «no» che prevale; ma le segreterie nazionali non hanno voluto fornire i dati disaggregati azienda per azienda. Per quanto ci riguarda, non abbiamo dubbi: si tratta del peggior contratto nazionale che sia mai stato firmato nel comparto del credito, con una perdita secca del potere di acquisto, l’introduzione del salario d’ingresso per i neoassunti (per favorire i giovani!) e un peggioramento mai visto dell’estensione dell’orario di lavoro.
I lavoratori e le lavoratrici della Banca del Fucino – tanto per dare un’indicazione conflittuale – hanno deciso di riprendersi almeno parzialmente quanto gli è stato sottratto con il Ccnl, proclamando il primo sciopero nelle banche a sostegno del rinnovo del contratto integrativo. 
Come delegati non abbiamo voluto perdere un solo giorno, visto che tra l’altro il Ccnl avrà  una vigenza di tre anni e mezzo con uno slittamento di sei mesi. L’arrendevolezza delle segreterie nazionali nei confronti dell’ABI, lungi dall’aver appagato la brama di profitti delle banche, le ha rese ancora più arroganti. La Banca del Fucino, per esempio, nelle trattative ha deciso di non concedere quasi nulla sul piano economico, ma si sta scontrando con un sindacato che conta 200 iscritti alla Cgil (oltre il 60% dei dipendenti); un record nazionale, non solo nella categoria ma spesso anche nelle fabbriche. Né, tanto meno, abbiamo intenzione di fare scioperi inutili e simbolici, come hanno fatto i vertici sindacali in occasione della contro-riforma sulle pensioni (3 ore a fine turno), con una rarefazione delle mobilitazioni che le rende inefficaci e dannose economicamente per i lavoratori. 
In questo modo è stata depotenziata la formidabile arma dello sciopero. Abbiamo deciso un pacchetto di tre giorni di sciopero che iniziano con una giornata il 30 aprile e prosegue con due giornate consecutive, il 31 maggio e l’1 giugno. Quello che ci auguriamo è che la nostra rappresentanza aziendale sia soltanto la prima a rompere con la politica di subordinazione dei vertici sindacali, che ha portato ad un accordo che non prevede un solo euro di aumento per l’anno 2011, mentre il management ha incamerato un incremento dei benefit del 41%. Noi non ci stiamo più a fare sacrifici mentre loro continuano, come i parlamentari, a garantirsi tutti i privilegi. 
* Fisac-Cgil Banca del Fucino I PUNTI Nel nuovo contratto la perdita secca del potere di acquisto, l’introduzione del salario d’ingresso per i neoassunti
e un peggioramento mai visto dell’estensione
dell’orario di lavoro


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