Bce studia prestiti fino a tre anni per le banche

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ROMA – «Lasciamo lavorare in pace la Bce, secondo le sue regole», ha detto, ieri, Angela Merkel. E, forse, questo è esattamente quello che Mario Draghi e il board di Francoforte stanno facendo per raggiungere l’obiettivo di salvare l’euro e frenare la recessione, senza infrangere il comandamento che vieta alla Bce di puntellare direttamente i titoli dei paesi in difficoltà  e senza scontrarsi con gli oppositori degli Eurobond.
Secondo la Reuters, infatti, a Francoforte starebbero pensando di aprire un nuovo sportello, che presterebbe denaro alle banche ad una scadenza di due, o anche tre anni. In questo modo, si allenterebbe la morsa che, oggi, sta strangolando il sistema bancario, dove la liquidità  si sta prosciugando: le banche hanno smesso di prestarsi soldi fra loro, gli investitori americani ed asiatici sono svaniti, gli istituti hanno un disperato bisogno di fondi per ricapitalizzarsi e per rimborsare i loro debiti che vanno in scadenza, il flusso dei depositi della clientela si sta assottigliando. Dare fiato al credito significherebbe evitare che le banche reagiscano alle loro difficoltà  decurtando i prestiti alle imprese, ovvero paralizzando l’economia e, contemporaneamente, consentirebbe agli istituti di tornare a comprare i titoli pubblici, alleggerendo la crisi europea del debito.
Già  oggi, per molti istituti, la Bce è l’unica fonte ove rifornirsi di liquidità . Martedì scorso, l’istituto di Francoforte ha distribuito prestiti per 247 miliardi di euro, la cifra più alta dalla crisi del 2008-2009. Sono, tuttavia, prestiti ad una settimana, adatti solo per il galleggiamento.
La Banca centrale offre, in realtà , anche prestiti a 12 e a 13 mesi che non hanno incontrato un grosso successo. L’orizzonte di un anno potrebbe, però, essere troppo breve per ridare effettivamente fiato all’economia, al contrario di prestiti più a medio termine: la scorsa settimana, gli uomini di Draghi avrebbero parlato dei crediti a due o tre anni con alcune grandi banche – fra cui Goldman Sachs, Barclays Capital e Morgan Stanley – per saggiare la loro reazione.
Per la Bce si tratterebbe di un inedito: Francoforte non ha mai prestato soldi a scadenze così lunghe. Non occorrerebbero, però, modifiche di statuti o di trattati. Ma risulterebbe evidente che la Banca centrale sta finanziando il sistema bancario, di fatto, stampando moneta, scatenando su Draghi l’accusa di fomentare l’inflazione. Un rischio evocato più volte, ma su cui gli economisti sono divisi.
L’economia europea sta rallentando, se non è già  entrata in recessione e l’inflazione dovrebbe comunque ridursi nel 2012. Questo apre, secondo alcuni, lo spazio per un allentamento monetario. Willem Buiter – ex componente del direttorio della Bank of England e, oggi, capo economista a Citibank – calcola che la Bce potrebbe erogare fino a 3 mila miliardi di euro, senza dare il via ad una corsa dei prezzi.
L’iniziativa potrebbe anche alleviare la tensione del dibattito sugli Eurobond, che molti vedono come la soluzione reale alla crisi del debito europeo. La Commissione di Bruxelles aveva proposto tre opzioni, per quelli che preferisce definire Stability bonds. La prima, dura e pura, prevede la totale sostituzione dei titoli pubblici nazionali con un titolo europeo, che godrebbe di un ampio mercato e della garanzia dei paesi più solidi. La seconda, intermedia, prevede una sostituzione solo parziale dei titoli nazionali. Nella terza, la più morbida, i bond europei si limiterebbero ad affiancarsi a quelli nazionali, che resterebbero garantiti dai singoli Stati.
Angela Merkel ha ribadito, ancora ieri, il suo no, che nasce da concreti interessi del suo paese. Un ipotetico Eurobond, nella versione integrale, se dovesse pagare un tasso di interesse, pari alla media dei tassi e del peso economico dei 17 paesi dell’euro, dovrebbe dare un rendimento, oggi, superiore al 5%. Considerando la sua maggiore solidità , si può, probabilmente, scendere al 4 per cento. Per la Germania (dove il rendimento dei Bund è al 2%) sarebbe una perdita secca, che un istituto, l’Ifo di Monaco, ha calcolato in 33 miliardi di euro in più, all’anno, per finanziare il debito tedesco. Ma l’opposizione ha radici anche politiche: i tedeschi temono che, con il cuscino degli Stability Bonds, i paesi spendaccioni, come l’Italia, non sentano più il bisogno di disciplinare le proprie finanze. Se Draghi imboccherà  davvero la strada dei prestiti a lunga scadenza alle banche, si troverà , probabilmente, di fronte alla stessa accusa.


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