Bpm, associazione a delinquere per Ponzellini

 
MILANO – Una raffica di perquisizioni. I pubblici ministeri milanesi, Mauro Clerici e Roberto Pellicano, affondano il colpo sull’inchiesta che punta a svelare i legami tra l’ex presidente della Banca popolare di Milano, Massimo Ponzellini, e il gruppo Atlantis Bplus attivo nel settore dei giochi e riconducibile secondo gli inquirenti, attraverso alcune società  con sede in paradisi fiscali, a Francesco Corallo, figlio di Gaetano, condannato per reati di criminalità  organizzata e legato al clan di Nitto Santapaola.
I reati ipotizzati sono associazione a delinquere e ostacolo alle autorità  di vigilanza, ma ne potrebbero emergere altri. Nel mirino degli inquirenti è finito il prestito della Bpm da 148 milioni di euro alla società  Atlantis/BpPlus, «un finanziamento che – scrivono i pm nel decreto di perquisizione – appare incomprensibile, sia secondo i canoni di buona amministrazione sia, più gravemente, secondo le regole della disciplina in materia di riciclaggio. I ricavi della Atlantis, attiva nei giochi d’azzardo e vincitrice di una gara d’appalto con l’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (Aams), finirebbero al di fuori dei confini nazionali, senza saperne la destinazione».
Per capirne di più il Nucleo di polizia tributaria di Milano ha perquisito lo studio di commercialisti di Guido Rubbi e Franco Ponzellini – un parente – di Bologna, la sede della Bplus di Roma, nonché gli uffici della Bpm e della Impregilo di Roma e Milano presso i quali lavora o lavorava Ponzellini. Insieme con lui sono poi state setacciate le abitazioni e i posti di lavoro di Antonio Cannalire e di Alessandro La Monica.
In alcuni interrogatori raccolti dalla procura di Napoli, nell’inchiesta su Marco Milanese, ex braccio destro del ministro Giulio Tremonti, Cannalire è emerso come «un soggetto in stretti rapporti con Ponzellini, su cui esercitava una forte influenza e con cui avrebbe curato pratiche di finanziamento chiaramente anomale con personaggi di rilievo istituzionale, come lo stesso Milanese e un importante dirigente dell’Agenzia delle Entrate, precedentemente direttore dell’Aams», organo competente per le società  concessionarie dello Stato in materia di giochi. Per i pm, Cannalire sarebbe «il terminale di un fascio di interessi di origine politico imprenditoriale» grazie ai quali lui stesso e Ponzellini avrebbero ottenuto dei «tornaconti personali anche di tipo finanziario». «Per il rapporto del tutto particolare con Ponzellini, Cannalire interloquisce con i principali dirigenti di Bpm addirittura su un piano di supremazia», in particolare «sulle pratiche provenienti da Roma, che nel corso della presidenza Ponzellini si sono di molto intensificate ed erano a volte portatrici di problematiche».
Cannalire poi è direttamente interessato al business delle macchine da gioco, in quanto socio al 33,3% della Jackpot Game, nonché consigliere delegato di M2holding e M2pictures (affidate dalla Bpm) assieme a Marco Dell’Utri (presidente di M2) e al legale rappresentante di Atlantis Italia Alessandro La Monica. «La reale natura delle due società  – scrivono i pm – appare alquanto sospetta e da approfondire». Tra La Monica, Ponzellini e Cannalire ci sarebbero poi legami di natura economica il cui centro sarebbe lo studio Ponzellini Rubbi.

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