Fecondazione vietata a chi ha malattie genetiche

Loading

ROMA – Hai malattie genetiche? Niente fecondazione assistita concessa invece a chi ha l’Aids o l’epatite. Secondo il governo queste tecniche per avere un figlio sono vietate a chi ha la fibrosi cistica, malattie cromosomiche, talassemia. A quelle centinaia di coppie, cioè, che negli anni hanno presentato e vinto ricorsi nei tribunali o si sono sottoposte a cure ed esami per non trasmettere la loro malattia e dare la speranza di un futuro migliore al figlio.
Le loro patologie, nonostante le sentenze di Firenze, Roma, Salerno, Bologna, non sono infatti elencate nelle nuove linee guida del Ministero della Salute sulla legge 40, arrivate sul tavolo del Consiglio Superiore di Sanità  che deve a giorni esprimere il parere. Linee guida che contengono ancora il divieto alla diagnosi pre-impianto, (praticata in tutt’Italia dopo il sì dei tribunali), e prevedono che gli embrioni prodotti in sovrannumero dovranno essere tenuti nelle regioni e non inviati al centro nazionale creato dall’allora ministro Sirchia, costato 700 mila euro e mai utilizzato.
Ed è polemica. Si parla di un «colpo di coda del governo» sulla legge 40. E nel mirino finisce il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella che nei giorni scorsi aveva ribadito il suo no alla diagnosi pre-impianto: «La legge prevede che si tuteli salute e sviluppo di ogni embrione cosa che l’esame non garantirebbe».
Dura la reazione della società  italiana studi di medicina della riproduzione che accusa il ministero della Salute «di arroccarsi su posizione ideologiche prive di fondamento scientifico invece che prodigarsi per garantire ai cittadini più deboli la miglior assistenza». «Cancellando le decisioni dei tribunali si finisce per ledere i diritti delle coppie e sprecare denaro pubblico», aggiunge Filomena Gallo, segretario dell’associazione Luca Coscioni mentre Mina Welby invita alla protesta di piazza.
Ancor più duro il ginecologo Severino Antinori: «È una decisione oscurantista, liberticida e discriminatoria nei confronti di pazienti con patologie genetiche che avevano una speranza grazie alla diagnosi pre-impianto, riammessa in seguito al mio ricorso alla Corta Costituzionale».
Flavia Perina, deputato di Futuro e Libertà  non usa mezze misure: «Per impedire che le coppie ricorrano alla diagnosi preimpianto, si favorisce di fatto il ricorso all’aborto. Una politica che dice alle donne: se volete, potete abortire dopo l’amniocentesi, ma non potete in alcun caso prevenire il rischio di trasmissione di malattie genetiche con un esame. Non è solo una scelta stupida, ma innanzitutto crudele».
Alle accuse Eugenia Roccella risponde serafica: «Nessun golpe, le linee guida non possono stravolgere la legge 40 che in origine vieta la diagnosi pre-impianto ed è dedicata a chi non è fertile e non a chi è malato. Servono a renderla attuabile. E comunque nessuna sentenza di tribunale può cambiare la legge, può farlo il Parlamento, un referendum. Oppure la corte costituzionale, e infatti in base alla sua sentenza è saltato l’obbligo di impianto di tre embrioni contemporaneamente e abbiamo recepito indicazioni per la tutela della salute della donna».
Come dire: chi ha malattie genetiche è considerato fertile e quindi non può accedere alla legge sull’infertilità . Ma così si costringono le coppie ad emigrare, ad avere figli malati o non averli? Il sottosegretario insiste senza cedimenti: «Non c’è solo il diritto delle coppie e penso che ognuno debba far i conti e accettare la propria realtà  e condizione. Non si può rispondere ad un ingiustizia naturale con un ingiustizia legale. Se si dice che chi ha patologie ha indebolito il diritto a nascere, non sono d’accordo, non può esserci disuguaglianza tra abili e disabili».


Related Articles

Centomila alla Perugia-Assisi per “restare umani”

Loading

Comune l’obiettivo di tutti i partecipanti: restare umani, soprattutto adesso, quando la violenza e l’intolleranza sembrano essere diventate pane quotidiano

Domani in 1.325 città il «Global Climate Strike», in Italia saranno 140

Loading

Tutto pronto anche nella capitale per il «Global Climate Strike» che si svolgerà in 1.325 città di 100 nazioni del pianeta e in Italia in 140 città

Cortei No Tav, a Roma bloccata la Tangenziale

Loading

«Esproprio» del pedaggio a Torino Clini: nessun rischio ambientale per l’opera

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment