Lettera dei «ribelli»: così non si va avanti

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ROMA — Passi felpati sulla moquette rossa, volti riflessi negli specchi liberty, una porta che si chiude. Hotel Hassler, Trinità  de’ Monti. Nel segreto della «sala Capre», quella ovale con trenta sedie e tappezzerie color oro, si ritrovano i ribelli del Pdl. Sul tavolo di marmo all’ingresso ci sono soprabiti e giacconi, le voci dei deputati arrivano attutite. Si parla di una lettera. Di un «ultimo, accorato e amichevole appello» al premier che può cambiare le sorti della legislatura e spianare la strada alle larghe intese. Alle undici di sera, dopo una giornata convulsa di incontri e colpi di scena, il documento è pronto e reca in calce sei firme. Sei deputati del Pdl che sono stati al fianco del Cavaliere «sin dalla Sua discesa in campo». Sono Roberto Antonione, Isabella Bertolini, Giustina Destro, Fabio Gava, Giancarlo Pittelli e Giorgio Stracquadanio. Tre hanno già  lasciato il Pdl, ma gli altri tre potrebbero assestare un colpo mortale alla maggioranza numerica del centrodestra.
Stracquadanio ha fondato Il Predellino online. La Bertolini era una pasdaran del berlusconismo. E Pittelli è stato coordinatore regionale di Forza Italia in Calabria. Hanno sempre votato la fiducia, ma ora chiedono al premier di farsi «promotore di una nuova fase politica e di un nuovo governo». Lo spronano ad «agire da uomo di Stato», perché solo con un passo indietro «potrà  rispettare il mandato elettorale» e portare l’Italia fuori dalla crisi. Nella lettera non c’è scritto, ma quel che sperano i dissidenti è un governo presieduto da Gianni Letta.
Dalle vetrate si gode una vista mozzafiato. La prima ad arrivare nella sala che affaccia sul raffinato Palmcourt garden è Giustina Destro, l’ex sindaco di Padova che il 14 ottobre uscì in lacrime dal Pdl. Sua la regia organizzativa del summit segreto, che dall’ora di pranzo fino a sera ha registrato quindici presenze. All’ora dell’aperitivo ai nove «malpancisti» si aggiungono gli ex responsabili Luciano Sardelli e Antonio Milo, il sottosegretario Enzo Scotti e il già  ministro democristiano Ortensio Zecchino. «Stiamo cercando un’intesa per salvare l’Italia — racconta Scotti —. Un nuovo governo è l’unico scenario possibile». Milo però è incerto: «Non ho mai detto che lascerò la maggioranza».
Ma è alle due del pomeriggio che all’Hassler entrano uno dopo l’altro Antonione e Gava. Poi Guglielmo Picchi (che smentirà  «maldipancia») e Giancarlo Pittelli, Stracquadanio e Bertolini e ancora Andrea Orsini e Paolo Russo. C’è una linea dura e una linea prudente. Lo scajoliano Russo propone di aspettare il ritorno di Berlusconi dal G20: «Dobbiamo essere ragionevoli e cauti, qui sta cadendo l’Europa e non possiamo aggiungere benzina al fuoco». Ma il suo attendismo, condiviso da Orsini, Picchi e Testoni, non prevale e così Russo saluta e se ne va: «Il 99 per cento dei parlamentari del Pdl condivide i ragionamenti che abbiamo fatto qui, ma l’obiettivo deve essere rafforzare il governo e non colpire Berlusconi». Al contrario, Gava è per il tutto e subito. Il prossimo step sarà  la nascita di una componente alla Camera, dieci deputati che aspirano a diventare in fretta venti per poter formare gruppo.
E la stessa tensione si respira a Palazzo Madama, dove Beppe Pisanu avrebbe visto a cena i senatori a lui vicini: un’altra fronda di pidiellini «terzopolisti» destinata a saldarsi con quella della Camera. A Palazzo Grazioli la preoccupazione è altissima. Un’intervista dell’avvocato Maurizio Paniz, deputato del Pdl e berlusconiano di ferro, scatena il panico: «Berlusconi ha sbagliato, ora Letta premier…», titolano le agenzie di stampa. Ma Paniz smentisce categoricamente: «Sono e resto un uomo di questa maggioranza, l’appello di Antonione mi vede del tutto estraneo».

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Servono una diversa fase politica e il varo di un nuovo esecutivo
Signor presidente del Consiglio,
alla vigilia di decisioni cruciali per l’Europa e per l’Italia, rivolgiamo a Lei un ultimo, accorato e amichevole appello perché gli impegni che Lei ha assunto nel Suo ruolo di titolare della responsabilità  di governo a nome dell’Italia siano immediatamente realizzati. Come ha richiamato il capo dello Stato nella sua nota di martedì, anche noi siamo convinti del fatto che l’Italia può contare su un ampio arco di forze sociali e politiche consapevoli della necessità  di una nuova prospettiva di larga condivisione delle scelte che l’Europa, l’opinione internazionale e gli operatori economici e finanziari si attendono con urgenza. Siamo convinti, come Lei, che la legittimazione della guida del governo — ma non dell’esecutivo nel suo insieme — nasca dalle urne, attraverso la libera espressione del voto popolare, secondo le regole stabilite anche dalla legge elettorale. Tutti noi siamo stati con Lei sin dalla Sua discesa in campo, una scelta difficile che ha consentito quasi vent’anni fa di evitare che l’Italia potesse andare incontro a un destino illiberale. Della Sua opera l’Italia intera non può che esserLe grata. Tutti noi abbiamo sempre sostenuto con entusiasmo e convinzione la Sua azione politica, nella certezza che il Suo progetto di modernizzazione del Paese fosse, prima ancora che condivisibile, necessario per portare l’Italia fuori dal baratro del crescente debito pubblico a cui il sistema dei partiti della cosiddetta Prima Repubblica ha condotto l’Italia e che oggi rappresenta il primo dei problemi. Lei, come ciascuno di noi nel nostro quotidiano lavoro di deputati, è consapevole del fatto che la base di consenso parlamentare dell’attuale esecutivo è del tutto inadeguata a realizzare la difficile agenda di impegni sottoscritti di fronte alle istituzioni sovranazionali europee, al Parlamento e al popolo italiani. Lei, come ciascuno di noi, è consapevole del fatto che l’attuale esecutivo è inadeguato al difficile compito, anche a ragione delle insanabili divisioni strategiche che lo attraversano. Per questi motivi Le chiediamo di assumere una iniziativa adeguata alla situazione. Sia promotore di una nuova fase politica e di un nuovo governo che abbia il compito, da qui alla fine della legislatura, di realizzare l’agenda degli impegni sottoscritta con i partner europei e con essa le indicazioni venute all’Italia dalla Banca centrale europea da Lei opportunamente interpellata la scorsa estate. Siamo convinti che, così facendo, potrà  rispettare il mandato elettorale, gli impegni assunti con l’Europa e portare l’Italia fuori dalla crisi del debito. Come in altri momenti decisivi della Sua storia politica, Lei ha l’occasione di agire da uomo di Stato quale noi siamo convinti che Lei sia. Agisca subito, nelle prossime ore. Unisca il Paese in un impegno straordinario all’altezza dei problemi. In quel caso, e solo in quel caso, noi la sosterremo con la determinazione e l’abnegazione di sempre.
Roberto Antonione
Isabella Bertolini
Giustina Destro
Fabio Gava
Giancarlo Pittelli
Giorgio Stracquadanio


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I raffronti storici sono sempre un minimo rischiosi. Ma è difficile non cogliere un riferimento al presente nelle parole con le quali ieri il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha ricordato «il coraggio» di Dc e Pci quando dopo il voto del 1976 scelsero «le large intese».

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