Mario Monti pigliatutto

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Certo, Monti è il presidente del consiglio, ma non è un presidente del consiglio qualsiasi. Se fosse un giocatore di scopone diremmo che ha «fatto carte, settebello, denari e primiera». Ovvero, il governo è lui che, forte del suo prestigio (vero o presunto) internazionale, si è preso anche l’interim del ministero dell’economia, accorpando nelle sue mani tutto il potere del suo governo. Insomma, dopo la diarchia Berlusconi-Tremonti, ora è stata instaurata una monarchia assoluta. Tutto il resto, infatti, è nulla: persone in generale per bene, gli altri ministri, ai quali sono stati affidati dicasteri per i quali avevano maturato esperienze soprattutto come professori. Insomma, siamo in presenza di un «pensatoio» che forse sarà  in grado di produrre progetti anche sensati e brillanti che poi però avranno bisogno di un doppio visto: quello di Monti come capo del governo e quello di Monti che, come ministro dell’economia e delle finanze, ha le chiavi della cassaforte.
Provate a immaginare cosa sarebbe successo se Berlusconi avesse cumulato l’incarico di capo del governo con l’interim sull’Economia. Certo, Tremonti ne ha combinate tante a cominciare da una sottovalutazione della crisi, anche se nel 2008, dopo le elezioni, aveva avvertito che avremmo avuto di fronte tempi duri. Certo, Monti non è Berlusconi. Però il dubbio rimane. Oggi Monti esporrà  il suo programma: sicuramente sarà  solo di enunciazione e sicuramente il centro sinistra sarà  al suo fianco. Perché, non fa male ricordarlo, per la sinistra salvare il paese è stato sempre una missione: sia che si trattasse di risanare i conti pubblici, sia contenere l’inflazione o bloccare il declino industriale. Ogni volta la sinistra è stata «fregata»: quando dalla fase emergeziale si sarebbe dovuto passare alla correzione della distribuzione dei redditi, è stata spazzata via. Che dirà  Monti lo sapremo oggi. Intanto, però, la sinistra deve chiarirsi le idee in fretta. Forse Monti non farà  macelleria sociale avendo tra l’altro imbarcato nel governo tutte le anime – «correnti» le potremmo definire – del cattolicesimo – ma Bersani dovrebbe farci conoscere alcune «particolari» non secondari. Se intende battersi contro una legge che ha abolito ogni imposta sulle successioni e le donazioni. Oppure, passando al mercato del lavoro, se intende mettere un a pietra sulla legge 30 e se lotterà  per far approvare una vera legge sulle rappresentanze sindacali, ma anche su quale sarà  il destino dei lavoratori. Cioè fino a che età  dovranno lavorare. E passando a altri argomenti, darà  la fiducia a un governo che non risolve il conflitto di interessi e non reintroduca il reato di falso in bilancio?
Un tema dominante è quello del debito pubblico. Monti e il centro sinistra debbono chiarire se sono favorevoli a un aumento della pressione fiscale e se le maggiori tasse debbano essere finalizzate solo al risanamento e anche alla sviluppo, alla ricerca, all’equità , allo stato sociale. Monti, tra l’altro, deve dire se è favorevole all’introduzione di una imposta patrimoniale che il centro sinistra dichiara di volere. C’è poi il capitolo delle liberalizzazioni e delle privatizzazioni: Monti è sicuramente a favore del «meno stato, più mercato». Ma la sinistra risponderà  con un «più stato nel mercato»? O non lascerà  andare tutto alla deriva ricavando nuovi spazi per il profitto? Per la scuola, purtroppo, il governo appare pendere pericolosamente per quella privata. Che succederà : assisteremo inermi a un nuovo smantellamento della pubblica istruzione? Per favorire lo sviluppo del Sud, molte delle idee espresse gli scorsi anni da Fabrizio Barca, neo «ministro per la coesione», sono condivisibili. Richiedono soldi, ma soprattutto progettualità  e coordinamento (govermace) da parte dello stato. Anche per questo il modesto personale politica del Pdl non è riuscito a concretizzare nulla. Il Sud non può tornare a essere il serbatoi di mano d’opera del Nord e che le migrazioni vanno bloccate, non con le forze dell’ordine, ma con la speranza di cambiamento.
Finora, affrontando questi temi – tutti economici – abbiamo giocato in casa di Monti. Fuori rimangono tanti problemi irrisolti che dovrebbero stare a cuore alla sinistra. Dalle carceri all’immigrazione; dalla procreazione assistita al diritto di morte; dalle missioni militari all’estero al riconoscimento delle coppie di fatto. Vista la composizione del governo, sicuramente di queste cose Monti non farà  cenno. Tacerà  anche la sinistra.
C’è un ultimo tema che stava a cuore al nostro Pintor: l’evasione fiscale. Non passa giorno che la Guardia di finanza non emetta comunicato nei quali informa di aver scoperto evasori. Però, gli ultimi dati ci confermano che l’evasione rimane enorme, superiore al 17% del Pil. L’evasione è l’esatto contrario dell’equità  e del’efficienza. Abbattela completamente non è possibile (non ci riescono neppure negli Usa dove gli evasori finiscono in galera) ma dimezzarla è auspicabile. Se Monti lo facesse, lo spread non sarebbe più un problema, molte tasse potrebbero essere dimunuite e gli italiani onesti gli ne sarebbero eternamente grati.


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