Pessimismo globale

Loading

Allarme recessione del Fmi. La Bundesbank prevede una forte frenata in Germania. Eurozona a rischio Le pessime notizie sono globali e le borse di tutto il mondo si sono messe alle spalle una nuova giornata in profondo rosso. Delude, in particolare, la borsa di Madrid: la vittoria dei conservatori sembrava dovesse aprire la strada a un forte rialzo delle quotazioni. Non è andata così: anche la «bolsa» madrilena ha messo a segno una nuova giornata da dimenticare. Così come a Piazzaffari: l’indice Mib ha chiuso sprofondando di un altro 4,74%, peggiore performance in Europa. Anche considerando lo stacco di alcune cedole di titoli importanti che hanno influenzato (per uno 0,57%) le quotazioni, la perdite è lo stesso elevatissima. Quanto alle altre borse, Parigi e Francoforte hanno perso oltre il 3%. Sull’altra sponda dell’Atlantico, a un paio di ore dalla chiusura, Dow Jones e Nasdaq perdevano circa il 2,5%.
La Francia è proprio uno dei fattori che hanno condizionato l’andamento negativo dei mercati. Tutto è partito da un nuovo avvertimento di Moody’s: «costi di finanziamento elevati e persistenti, insieme a prospettive di crescita in deterioramento, potrebbero far aumentare le difficoltà  del governo francese, con implicazioni di credito negative», ha spiegato l’agenzia di rating, ricordando che «la scorsa settimana lo spread tra titoli di stato francesi a dieci anni e tedeschi ha superato la soglia dei 200 punti, record dalla creazione della zona euro». Insomma, si fa sempre più concreto per Parigi un declassamento del rating. Per capire la giornata nera di ieri, occorre, poi, fare un salto a Washington: al Congresso non è stato ancora raggiunto alcun accordo tra democratici e repubblicani per tagliare di 1.200 miliardi di dollari la spesa pubblica pure in presenza di un debito che ha superato i 15 mila dollari. Le borse Usa non hanno gradito questa incertezza politica.Da Washington – sede del Fondo monetario internazionale – sono arrivate anche altre pessime notizie.
La prima riguarda l’Ungheria: l’Fmi ha reso noto di aver ricevuto una domanda ufficiale di aiuti finanziari «di precauzione» da parte di Budapest e questa lettera permette quindi al Fondo e all’Ue di avviare le discussioni con l’Ungheria circa una possibile assistenza finanziaria. Altra notizia negativa l’ha comunicata Min Zhu. Il vice direttore generale del Fondo ha spiegato che «tutta l’economia mondiale sta decisamente rallentando», rendendo «troppo ottimistiche» le previsioni dell’Fmi sul tasso di crescita nel 2011. Riferendosi alla crescita europea Zhu ha detto che è «troppo bassa e irregolare». Inoltre ha affermato di sperare in un atterraggio soft per l’economia cinese e di vedere gravi problemi per la produttività  nel Sud Europa. Di fronte a questa situazione non brillante, è arrivato un appello di Christine Legarde. La direttrice dell’Fmi ha invitato Washington a «non lasciare cadere l’Europa» perché, ha spiegato, gli interessi economici degli Stati Uniti e dell’Eurozona sono collegati. «Lasciare cadere l’Europa – ha affermato in un’intervista – significa conseguenze rilevanti e negative per molte altre economie, compresa quella degli Stati Uniti d’America». Le affermazioni di Lagarde arrivano dopo che la classe politica Usa si è recentemente mostrata sempre più scettica sull’opportunità  di sostenere lo sforzo dell’Fmi nel finanziare gli Stati dell’Eurozona in crisi.
Che la situazione in Europa sia nera, lo conferma uno studio elaborato dal Credit Suisse, pubblicato ieri. Si afferma, tra l’altro, che la fine dell’euro, almeno nella forma conosciuta fino ad ora, sembra essere arrivata. «Questo non significa che la rottura dell’eurozona sia molto probabile – si legge nel rapporto – ma sicuramente significa che devono succedere delle cose straordinarie, e possibilmente entro la metà  di gennaio, per impedire la chiusura progressiva di tutti i mercati dei bond dell’eurozona, con la possibilità  che in concomitanza con questi eventi si verifichino attacchi speculativi anche alle banche più forti». Non si tratta di paradossi ma della logica «inesorabile» degli investitori: non sanno più esattamente che cosa stiano comprando sul mercato dei bond. «Nel breve periodo, questo non può essere risolto dalla Bce o dai governi in Italia o Spagna. Il problema è che i mercati hanno bisogno di segnali credibili sotto forma di un’unione fiscale e politica ben prima che si possano modificare i trattati».
Secondo la banca, questo nuovo trend significa la fine del modo con cui si è proceduti sino ad ora, a strappi, a favore di misure più drastiche e risolutive di quanto non vorrebbero al momento tanto la Francia quanto la Germania. «Solo allora la Bce a nostro parere sarà  disposta a fornire il ponte finanziario necessario per evitare un collasso sistemico e pensiamo che il dibattito sull’unione fiscale entrerà  nel vivo già  questa settimana quando la Commissione pubblicherà  un rapporto sulle tre diverse opzioni per degli Eurobond garantiti vicendevolmente degli stati. Fino a che questo dibattito non giungerà  a conclusioni concrete, i mercati continueranno a risentire di forti tensioni: la pressione sui rendimenti dei titoli di stato di Italia e Spagna potrebbero peggiorare molto pur nel momento in cui i nuovi governi varano le riforme e non è da escludere che i rendimenti salgano sopra il 9% per un breve periodo».
Come se non bastassero ai mercati queste notizie, a spargere pessimismo è arrivata anche una nuova previsione della Bundesbank: la banca centrale tedesca ha ridotto le stime di crescita del Pil per il 2012 a 0,5%-1% dal precedente 1,8% e ha avvisato che l’economia del paese potrebbe presto ritrovarsi in una fase di debolezza a causa della crisi del debito europeo e del rallentamento a livello mondiale. In quest’ambito, la Bundesbank prevede che l’economia dovrà  essere trainata nei prossimi mesi in misura maggiore dai consumi interni e meno da quelli esterni, visti i segnali di debolezza che si registrano sul fronte delle esportazioni.


Related Articles

Confindustria famelica e all’assalto, inizia un lungo braccio di ferro

Loading

Il «Decreto Rilancio» somiglia a un intervento di «terapia intensiva»: provare a dare ossigeno a un corpo logorato dall’apnea. E non poteva che essere così. Nello stesso tempo, bisogna dircelo, non «chiude i giochi»

Ripresa Ue in bilico, i timori di Berlino sul primo passo falso degli ultimi 5 anni

Loading

Oggi si sapranno i dati sulla crescita di Francia, Germania e dell’intera Eurozona, dopo che la scorsa settimana l’Istat ha comunicato il ritorno in recessione dell’Italia

Le famiglie nella morsa dei debiti il 14% non riesce a pagare le rate

Loading

Nei dati Istat il quadro dettagliato delle nuove povertà. Il 9 per cen (da La Repubblica, DOMENICA, 28 MAGGIO 2006,

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment