Carceri, Severino rilancia il «braccialetto elettronico»

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Indicare altre mète – come la riforma dei Codici penale e di procedura penale – sarebbe «fuorviante» considerato il poco tempo a disposizione. Bisogna essere «trasparenti» dice il ministro della Giustizia Paola Severino alla commissione Giustizia del Senato, illustrando le linee programmatiche dell’azione di governo e ottenendo il plauso di Pdl, Pd, Idv e Udc, una punta di delusione dei radicali, il silenzio della Lega.
Anche in Parlamento, dunque, la Severino parte dal carcere e dai numeri del sovraffollamento (68.968 detenuti e 39.121 poliziotti a fine 2010), «non sostenibili e non compatibili con il rispetto dei diritti fondamentali della persona». Occorrono misure stabili, e l’amnistia non lo è. Occorrono interventi «immediati», e la costruzione di nuove carceri non lo è (tra l’altro, bisognerà  «valutare la compatibilità  del piano di edilizia con i problemi economici gravanti sul Paese»). E allora: più spazio alla detenzione domiciliare, porte aperte alla «messa alla prova», via libera a una «carta dei diritti e dei doveri dei detenuti», e – a sorpresa – rilancio del braccialetto elettronico, un «successo» in Europa e negli Usa, un «fallimento» in Italia. Dal 2001, lo Stato continua a pagare (alla Telecom dal 2003) 11 milioni di euro l’anno per 450 braccialetti (il contratto è in scadenza) senza di fatto averli mai utilizzati per un problema tecnico che sembra «irrisolvibile» (la rintracciabilità  del segnale) ma che ora la Severino e il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, vogliono verificare, in funzione di un ampliamento delle misure alternative, distinguendo, ha aggiunto il guardasigilli, tra carcere preventivo e definitivo. «Se il problema non è irrisolvibile come sembra, si potrebbe varare un progetto per l’uso del braccialetto, con risparmi notevoli – osserva il guardasigilli –. È evidente che il suo costo sarebbe compensato dai risparmi derivanti dalla mancata detenzione. E sarebbe – insiste – un risparmio notevole». 
Il governo punta quindi sulle misure alternative. A cominciare dalla detenzione domiciliare. Resta da capire se si vuole soltanto allargare l’area dei “clienti” della legge 199, che oggi consente di dare i domiciliari a chi ha un residuo pena di un anno, o se invece si vuole modificare la ex Cirielli del 2005, che ha fatto crollare da 44mila a 15mila le misure alternative, escludendole per i recidivi reiterati (con l’effetto paradossale che è tale il venditore ambulante di Cd condannato per la terza volta e non anche il rapinatore con una precedente rapina alle spalle o l’omicida primario). Finora, la Lega ha sempre bloccato ogni ipotesi di modifica della Cirielli, nonché l’introduzione della «messa alla prova» e ha frenato sul braccialetto elettronico. Ora che il Carroccio è all’opposizione, la strada potrebbe essere in discesa.
«Risparmio ed efficienza» è stato il leit motiv dell’intervento del ministro sulle priorità  del governo, che oggi saranno illustrare anche alla Camera. Coniugare risparmio ed efficienza è un imperativo anche per restituire efficienza alla giustizia civile, «legata all’economia del Paese». «Molto è già  fatto ma altro si può fare» ha detto la Severino, preannunciando investimenti per garantire l’informatizzazione di tutti gli uffici. Infine, ha ribadito l’impegno per una «risistemazione delle circoscrizioni giudiziarie», di cui ci sono già  le premesse normative con la delega approvata a settembre, «che va attuata» dando «massima attenzione a criteri oggettivi» e che consentirà  di «realizzare un enorme risparmio».
Nessuno a palazzo Madama, neppure il Pdl, ha parlato di «prescrizione breve» né di altre “riforme” considerate prioritarie dal precedente esecutivo, rilanciate ieri da Silvio Berlusconi, come le intercettazioni. Si è parlato d’altro, e tutti hanno riconosciuto alla Severino un approccio «concreto». Può sembrare «il libro dei sogni», ha osservato lei. Ma, ha aggiunto, «a volte i sogni si realizzano». 

LA SPERIMENTAZIONE MAI DECOLLATA

La fornitura di Telecom
Il braccialetto elettronico è un dispositivo per il controllo a distanza di detenuti in misura alternativa e persone ai domiciliari. Ieri è stato rilanciato dal ministro della Giustizia Paolo Severino
È stato introdotto nel 2001 dal governo D’Alema ma da allora lo strumento è stato poco utilizzato. Durante la sperimentazione un detenuto fugge. 
Dal 2001, lo Stato continua a pagare (alla Telecom dal 2003) 11 milioni di euro l’anno per 450 braccialetti (il contratto è in scadenza) senza di fatto averli mai utilizzati per un problema tecnico che sembra «irrisolvibile».


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