Crolla la produzione È arrivata la recessione

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I livelli produttivi sono inferiori del 20,2% a quelli pre-crisi, calcola la Confindustria. Il Pil va giù e in base a vari indicatori i prossimi mesi saranno terribili Nuovo crollo della produzione industriale in ottobre: -4,2% sull’anno scorso. E’ la peggiore caduta dal dicembre 2009. «Purtroppo i dati sono molto negativi», ha commentato il presidente dell’Istat. I numero confermano che l’Italia è in recessione e i prossimi mesi saranno terribili. Il Centro studi Confindustria ha calcolato che si allarga la forbice (al 20,2%) con il picco della produzione precrisi toccato nell’aprile 2008. Allo stesso tempo si è ridotto al 7,9% il recupero dell’attività  dai minimi della recessione nel marzo 2009. Di chi la colpa del disastro?
Non per rinvangare, ma il precedente governo nel 2008 non si era accorto della gravità  della crisi e poi, a partire dalla fine del 2009, Berlusconi e Tremonti si erano esaltati per la ripresa della produzione confondendo quello che era un banale rimbalzo congiunturale con un ripresa strutturale e duratura, Purtroppo la ripresa non era duratura e neppure consolidata: è stato sufficiente che l’economia internazionale battesse qualche colpo a vuoto, perché l’industria italiana ripiombasse nel buio, senza che fosse varato uno straccio di ammortizzatore per sostenere la domanda interna di consumi e investimenti. Cercare di diffondere ottimismo, come ha fatto Berlusconi, può essere anche positivo, se accompagnato di interventi di politica economica a sostegno della domanda. Ma arrivare a sostenere che l’Italia «stava meglio di altri paesi» è stata una delle più gravi menzogne del governo. In questo contesto, la crisi dei conti pubblici è stata una conseguenza diretta di un paese che aveva smesso di crescere e non un «vile» attacco della speculazione.
Tornando ai dati Istat, rispetto a settembre, la produzione industriale è scesa dello 0,9%. In novembre – secondo i calcoli del Centro studi Confindustria – si è registrata una ulteriore contrazione dello 0,2%. Inoltre, sempre secondo gli economisti di viale dell’Astronomia, gli indicatori qualitativi anticipano ulteriori riduzioni di attività  anche per i prossimi mesi. In novembre la componente ordini del Pmi manifatturiero è rimasta in territorio recessivo per il sesto mese consecutivo, registrando la diminuzione più marcata dall’aprile 2009. Ordini e attese di produzione, rilevati dall’Istat presso le imprese manifatturiere, confermano tale tendenza. Unica consolazione che nella media dei primi dieci mesi dell’anno la produzione è cresciuta dello 0,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ma vista la tendenza, probabilmente l’anno si chiuderà  sugli stessi livelli produttivi del 2010.
Intanto l’Inps ha diffuso i dati sulle ore di cassa integrazione autorizzate a novembre: 80,3 milioni, con una flessione dell’11,5% rispetto allo stesso mese del 2010. Guardando complessivamente ai primi 11 mesi del 2011, la diminuzione tendenziale è del 20%, ma le ore autorizzate sono state poco meno di 900 milioni, anche se il «tiraggio», cioè le ore effettivamente utilizzate sono state inferiori. Il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, a margine di un convegno, ha spiegato che «si può parlare di recessione tecnica solo dopo due trimestri consecutivi di riduzione del Pil. Siamo però in ritardo sulle stime del terzo trimestre, ma secondo quelle effettuate da altri previsori sia il terzo che il quarto potrebbero essere negativi. In quel caso si può parlare di recessione tecnica».
Molto preoccupato Fulvio Fammoni, segretario confederale Cgil: «siamo alla soglia del miliardo di ore di cassa integrazione anche quest’anno. E’ un dato terrificante perché è il terzo anno consecutivo che si raggiunge questa soglia e, sempre da tre anni, centinaia di migliaia di persone sopravvivono con stipendi fra i 600 e i 700 euro e con le proroghe anche meno».
Quanto alla produzione industriale, diminuisce in modo più accentuato quella dei beni di consumo e dell’energia (entrambi -5,3%) e, in misura più contenuta, i raggruppamenti dei beni intermedi (-3,8%) e dei beni strumentali (-3%). I settori che in ottobre registrano le diminuzioni tendenziali più ampie sono: fabbricazione di prodotti chimici (-12,4%), industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-8,0%) e industria del legno, della carta e stampa (-7,5%). «Il problema è che l’intera economia europea sta rallentando – ha spiegato». Che ha aggiunto: ci sono rischi di recessione di cui solo più avanti capiremo» la gravità .


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