I finanziamenti ai partiti e i tagli già  decisi

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Lo farò prendendo spunto da un recente studio curato dal Servizio Studi della Camera dei deputati sulla comparazione dell’entità  dei contributi al finanziamento della politica nei Paesi europei. Prendiamo, ad esempio, in considerazione i tre principali Paesi europei: Germania, Francia e Spagna. In queste realtà  il finanziamento dei partiti politici può avvenire in due forme: finanziamento diretto; rimborsi elettorali. In Francia e Spagna vengono utilizzate entrambe le forme di finanziamento, mentre in Germania i partiti sono sovvenzionati con il sistema del finanziamento diretto (anche se in parte i contributi sono calcolati in proporzione ai voti ricevuti) e attraverso i finanziamenti alle fondazioni di partito. Viceversa in Italia non esiste più il finanziamento pubblico ai partiti, ma esclusivamente il rimborso delle spese per le campagne elettorali. Tuttavia, nonostante la diversità  dei sistemi, l’entità  del finanziamento complessivo alla politica in Italia e in Germania è più agevolmente comparabile in quanto in entrambi i Paesi l’erogazione dei contributi è effettuata annualmente in misura costante. Infatti, in Italia, dove esiste esclusivamente il rimborso per le spese elettorali, questo è corrisposto mediante 4 fondi (uno per ciascun tipo di elezione; Camera, Senato, europee e regionali) ed è erogato in quote annuali, una per ogni anno di legislatura. In Francia e Spagna che, come si è detto, adottano il sistema misto (finanziamento diretto + rimborsi elettorali) il finanziamento pubblico ai partiti è stabilito dalla legge ed è erogato in misura costante anno per anno, mentre i rimborsi elettorali per le singole elezioni vengono erogati in unica soluzione e quindi l’entità  complessiva annuale dei finanziamenti è variabile e dipende dal numero di consultazioni elettorali svolte nell’anno. Pertanto, ai fini di una corretta comparazione sarebbe necessario disporre, per ciascun Paese, dei dati relativi a una serie storica ampia, almeno 10 anni, in modo da poter fare una media annua. Una prima ipotesi di comparazione tra i Paesi presi in considerazione può essere fatta utilizzando i dati disponibili nel dossier del Servizio biblioteca della Camera dei deputati, Ufficio legislazioni straniere, Il finanziamento della politica in Francia, Germania, Regno Unito e Spagna dell’aprile 2011. Nel documento sono stati messi a confronto: lo stanziamento in favore dei partiti politici e fondazioni disposto per il 2011 in Germania, le spese sostenute con le stesse finalità  in Francia nel 2007 e in Spagna nel 2011. Inoltre è stato calcolato l’importo dei contributi per abitante. In Germania viene corrisposto, a carico del bilancio dello Stato, un contributo annuale in favore dei partiti che non può superare i 133 milioni di euro. Tale cifra rappresenta il limite massimo, ma il contributo effettivamente erogato non è molto più basso: nel 2010 è stato pari a 130.389.266. A questa cifra è necessario aggiungere i contributi per le fondazioni partitiche, determinati annualmente dalla commissione Bilancio e quindi approvati dalla legge di bilancio. Nel 2011 sono stati stanziati 95 milioni di euro per finanziamenti globali a carico del bilancio del ministero dell’Interno e 233 milioni per finanziamenti a progetto a carico del ministero federale per lo Sviluppo e la cooperazione economica per i progetti delle fondazioni all’estero, per un totale di 320 milioni di euro. Nel 2011 la somma dei finanziamenti ai partiti e alle fondazioni dei partiti insieme è pari a 461 milioni di euro pari a 5,64 euro per abitante. In Francia, come si è detto, vige il sistema «misto». Lo stanziamento annuale del finanziamento diretto da diversi anni è fissato in 80,2 milioni di euro. Come per la Germania si tratta però di una cifra massima, soggetta a una diminuzione in ragione delle sanzioni applicate per il non rispetto della legge sulle «quote rosa». Il contributo effettivamente erogato, a partire dal 2003, è stato pertanto inferiore, circa 73,2 dal 2003 al 2009, nel 2010 74,8 milioni di euro. A tale finanziamento vanno aggiunti i contributi per le singole campagne elettorali. Nel 2007 si sono svolte le elezioni presidenziali per le quali è stato erogato un rimborso forfettario di oltre 44 milioni, e le elezioni legislative, con una spesa di 43,1 milioni per un totale di 87,1 milioni. Complessivamente, dunque, nel 2007 la spesa dello Stato per i partiti politici francesi è stata di 160,3 milioni, pari a 2,46 euro per abitante. In Spagna lo stanziamento annuale per le spese di funzionamento dei partiti politici nel 2011 ammonta a 82,3 milioni, più 4,2 milioni per le spese di sicurezza. Nello stesso anno il fondo per i rimborsi elettorali ha uno stanziamento di 44,5 milioni. Nel complesso, gli stanziamenti per il 2011 ammontano a quasi 131 milioni, pari a 2,84 euro per abitante. Per quanto riguarda l’Italia, il contributo per le spese elettorali del 2011 ammonta a 180 milioni, pari a 2,97 euro per abitante. A decorrere dal 2008 l’autorizzazione di spesa destinata ai rimborsi è stata ridotta di 20 milioni di euro (pari a circa il 10%). Nel 2010 il decreto legge 78 ha previsto un’altra riduzione del 10% a partire dalla prossima legislatura. Sempre a partire dalla prossima legislatura, si è stabilito che l’erogazione del contributo si interromperà  in caso di elezioni anticipate. Il decreto legge 98 di correzione dei conti pubblici, emanato lo scorso 6 luglio 2011, prevede una ulteriore riduzione del 10% dei rimborsi, con una decurtazione complessiva del 30%. Anche questa riduzione si applicherà  a partire dalle prossime elezioni. A regime l’ammontare complessivo dei fondi per il rimborso ai partiti sarà  quindi di circa 145 milioni di euro.
Ugo Sposetti
deputato del Pd

E allora giochiamo anche noi al gioco del bugiardino. Nel 2010 i partiti italiani hanno avuto non 180 milioni, bensì 285.008.221 euro e 99 centesimi di rimborsi elettorali. Ma non è l’unica forma di finanziamento pubblico alla politica. Bisogna aggiungere infatti i contributi ai gruppi parlamentari (75 milioni) e quelli ai numerosissimi gruppi consiliari delle Regioni. Per i quali si può ipotizzare (per difetto) una cifra analoga a quella delle Camere: altri 75 milioni. E siamo così a circa 435 milioni di euro. Non è finita. Perché c’è poi il beneficio fiscale del 19% concesso in Italia ai privati che versano contributi a un partito o ai singoli politici. Siccome questi finanziamenti sono ammontati nel 2010 a 49.258.534 euro e 23 centesimi, possiamo stimare almeno altri 9 milioni di euro. Anche qui per difetto, considerando che una leggina maleodorante voluta dai partiti nel 2006 ha fissato un tetto di 50 mila euro al di sotto del quale è possibile che tali finanziamenti restino segreti. Si arriva dunque a 444 milioni. Che divisi per il numero dei cittadini italiani, fa 7,36 euro. Cioè il 30% in più rispetto alla Germania e il triplo di Francia e Spagna. Vero è che nel 2010 era ancora in vigore quella leggina, altrettanto maleodorante, che ha garantito per tre anni doppia razione ai rimborsi elettorali per Camera e Senato. Tenendo conto del taglio del 10% e del fatto che le doppie razioni si sono esaurite, i «rimborsi» si sarebbero ora ridotti a 180 milioni. Ma calcolando anche i contributi ai gruppi parlamentari e dei consigli regionali e il regalino fiscale, arriviamo pur sempre a 339 milioni. Che divisi per i nostri concittadini fa 5,62 euro procapite. Ogni italiano pagherebbe quindi come un tedesco, con la differenza che ha un pil procapite inferiore del 23%. Ma per avere un servizio enormemente più scadente. E non parliamo di francesi e spagnoli. Ma di fronte a considerazioni sulla qualità  della nostra politica ogni calcolo, caro Sposetti, perde di significato.
Sergio Rizzo
Gian Antonio Stella


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