«Cari compagni, seguite la nostra lotta ma non pubblicate una mini-Liberazione»

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Il motivo indicato a sostegno di tale scelta drastica è l’incertezza, che ben conoscete, dei finanziamenti pubblici all’editoria.
Abbiamo chiesto immediatamente un tavolo sindacale nazionale per chiedere all’azienda chiarimenti e per avanzare delle proposte alternative: riduzione della distribuzione e taglio ulteriore dei costi, compreso quello del lavoro, e magari aumento del prezzo per un paio di mesi – siamo già  in solidarietà  e abbiamo firmato 23 esuberi su 30 giornalisti e 9 poligrafici su 20 che si concretizzeranno nell’estate del 2013 (oltre tredici colleghi sono però già  in uscita) – per affrontare gennaio e magari febbraio mentre la presidenza del consiglio e il sottosegretario Malinconico fissano i criteri per i finanziamenti. Affrontare tutti insieme questa fase di incertezza senza pregiudicare il futuro del giornale e dei suoi lavoratori.
Parallelamente alle iniziative assunte dal direttore di Liberazione, insieme alla direzione del manifesto e a quelle di molte altre testate minacciate dai tagli governativi, per una settimana abbiamo organizzato una mobilitazione con sit-in alla sede nazionale della Fnsi e al Quirinale, ne avete scritto anche sulle vostre pagine, per richiamare l’attenzione sulla nostra vicenda e abbiamo ottenuto un incontro urgente con il sottosegretario Malinconico. Di fronte alle nostre preoccupazioni sui tagli governativi e sull’annuncio della Mrc di sospendere le pubblicazioni, Malinconico ci ha detto cose importanti e si è impegnato per la «continuità  occupazionale e editoriale» di un giornale storico come Liberazione. Parole, certo, ma significative se si pensa che vengono espresse a proposito di una singola vicenda e di una singola testata.
Purtroppo però tutto questo è risultato inutile. La Mrc ci ha riproposto lo stop al giornale e, dopo 7 ore di discussione, si è detta disponibile a mantenere aperto l’online ma con soli 2 giornalisti, un poligrafico e il direttore. Accanto alla decisione unilaterale sul blocco del cartaceo ci hanno annunciato di voler mettere tutti in cassa integrazione a zero ore e poi, non si sa bene quando, richiamare chi vogliono loro per non si sa bene quale prodotto editoriale. Ma proprio dalle vostre pagine Paolo Ferrero ha parlato negli stessi giorni di «un settimanale». 
E’ in questo contesto che il nostro editore vi ha chiesto uno spazio sul manifesto. Mentre sceglieva di non impegnarsi in alcun modo nei confronti dei propri dipendenti – giornalisti e poligrafici – proponendo per loro la cassa integrazione in base alla sospensione del cartaceo, e ipotizzando che avrebbe «tenuto solo alcuni», chiedeva a voi di essere sostenuto contro le scelte del governo Monti.
Come potete capire – e come si può leggere in tutti i comunicati che abbiamo diffuso in questi giorni e che hanno descritto giorno per giorno l’evoluzione della nostra vicenda – il nostro editore, nell’incertezza relativa ai finanziamenti pubblici, sta facendo una scelta unilaterale che pregiudica il futuro di Liberazione e i nostro posti di lavoro.
Crediamo che sarebbe grave non considerare questo elemento nella vostra decisione di concedere uno spazio sulle pagine del manifesto a chi sembra considerare, nella propria azienda, i diritti dei lavoratori come un intralcio e come una variabile di cui non è necessario tener conto. Inoltre una mini Liberazione che uscisse sulle vostre pagine ora, in assenza di una redazione e delle nostre professionalità , con noi tutti in cassa integrazione, cosa sarebbe? Forse un volantino, non certo un qualche tipo di prodotto giornalistico o editoriale.
La nostra battaglia per continuare a far vivere Liberazione e per difendere i nostri posti di lavoro è appena iniziata ed è a questa battaglia che vi chiediamo di concedere spazio e visibilità  sul manifesto. 
Certi della vostra solidarietà , un abbraccio fraterno.
Cdr e Rsu di Liberazione


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