«Facciamo sentire la nostra voce alla Ue»

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ROMA — Una indicazione al governo su come affrontare i «due grandi nodi irrisolti» della politica dei prossimi mesi, ovvero lo scambio «non riuscito» tra unione fiscale europea e stabilità  dell’euro, da un lato, e la mobilitazione sociale per la crescita, dall’altro. Un avvertimento a chi, nell’Udc come nel variegato mondo centrista, pensa a una ristrutturazione del sistema politico: «Sì a tutto quello che si muove per costruire l’alternativa alla sinistra, in un quadro bipolare». Maurizio Sacconi, ministro del Lavoro nel governo Berlusconi, indica strategie, direzione di marcia e richieste al governo da parte del Pdl, in vista di un 2012 che «sarà  terribile».
Cosa vi aspettate da Monti nelle prossime settimane?
«Due questioni. La prima è lo scambio che non è avvenuto tra l’unione fiscale — e quindi il rigore nei conti pubblici degli Stati membri — e la stabilità . La seconda è quella di una adeguata mobilitazione delle energie vitali della società  italiana per crescere, sapendo bene che la manovra varata non ha avuto solo effetti recessivi, ma anche più profondamente depressivi». 
È indispensabile un’Europa con nuove regole?
«Il compito di un governo che ha ricevuto un ampio mandato è di negoziare al meglio interesse nazionale e interesse europeo. Noi siamo sempre stati favorevoli all’unione fiscale, ma è un passo che merita uno scambio con uno strumento agile e illimitato di sostegno alla stabilità ».
Cioè la Bce deve essere prestatore di ultima istanza.
«L’euro deve avere lo stesso sostegno che hanno la sterlina, lo yen, il dollaro. Altrimenti delle manovre che imponiamo ai cittadini si percepiscono solo gli svantaggi e non i vantaggi».
Un’Europa dove — a dar retta al «Wall Street Journal» — la Merkel decide chi governa in Italia, può farcela a invertire la rotta?
«Quell’articolo ci ricorda piuttosto che esistono da tempo ambienti internazionali ostili all’euro, che potrebbero esserlo ancor più dopo la formazione dell’area monetaria integrata sino-nipponica».
Voi sareste le vittime di un euro sotto attacco del dollaro?
«Sono evidenti i conflitti geo-economici in corso e non noi ma tutti gli europei saremmo vittime se segnali del genere di quelli mandati dal Wsj, che mirano a dividere l’Unione, non fossero contrastati».
Per avere voce in Europa servono misure per la crescita. Quali?
«L’agenda è nota, è quella concordata dal nostro governo con la Commissione europea. Può essere implementata e sviluppata, purché si guardi sì ai numeri, ma anche e soprattutto alle persone». 
No a riforme senza consenso sociale?
«Non dico che servono necessariamente le firme delle organizzazioni sociali, che pure devono essere attentamente ascoltate, ma non si rischi la disgregazione sociale. La strada da seguire è quella del massimo coinvolgimento delle forme comunitarie diffuse nella nostra società : la famiglia, le associazioni di impresa, sindacali, del no profit. La cosa peggiore in questo terribile 2012 sarebbe far sentire sole le persone o le imprese per colpa di un approccio istituzionale di tipo giacobino, illuministico, basato solo sullo Stato e non sulla dimensione comunitaria».
Un esempio?
«Pensiamo al tema della liquidità  delle imprese: cosa faranno le fondazioni di fronte alle esigenze di ricapitalizzazione delle banche? E dal lato della domanda, la liquidità  potrebbe essere assicurata anche attraverso consorzi fidi o emissioni di bond di distretto industriale». 
Sul mercato del lavoro che ricetta proponete?
«Si deve fare riferimento alla robusta tradizione italiana delle relazioni industriali, mi riferisco in particolare all’articolo 8 che ha dato maggiore forza ai contratti aziendali. Perché non pensare ad accordi di sperimentazione sull’articolo 18 per le aree più difficili di re-industrializzazione? Più c’è iniziativa delle parti, meno occorre il legislatore. Per gli stessi ammortizzatori sociali, gli obiettivi di potenziamento devono confermare la logica assicurativa e sussidiaria che corrisponde alle nostre buone pratiche. No quindi al salario minimo garantito, che ha effetti demotivanti, sì all’estensione dell’assicurazione obbligatoria ai settori non coperti mentre gli enti bilaterali, opportunamente detassati, potrebbero aggiungere ulteriori prestazioni. Altro che modello nordico che ci consegna solo immagini di solitudine nel bisogno».
Sullo scenario politico intanto partono grandi manovre al centro, e il Pdl sembra l’osso da spolpare…
«È positivo tutto quello che si muove per rigenerare l’offerta politica moderata alternativa alla sinistra. Chi invece sogna il ritorno a un centro opportunista che non sceglie o chi pensa che la formula di unità  nazionale possa essere riproposta dopo Monti, non capisce che il Paese ha bisogno di una coalizione omogenea, motivante la società , in un sistema bipolare che, fortunatamente, Pdl e Pd sembrano voler mantenere».
Ma voi pensate davvero di attrarre il centro mantenendo l’alleanza con una Lega sempre più estremista?
«In un assetto bipolare è naturale la convergenza tra forze che si riconoscono in valori fondamentali condivisi come la difesa della vita, della famiglia, della dimensione comunitaria. Valori non negoziabili per noi, per la Lega, per l’Udc».
Che ne pensa di ministri come Riccardi che auspicano una ristrutturazione degli schieramenti politici o come Passera che avrebbero secondo alcuni l’ambizione di scendere in politica?
«Persone che hanno l’onore e l’onere di svolgere la funzione governativa senza essere stati investiti dal consenso popolare devono dedicarsi in tutto e per tutto a fare bene ciò per cui sono stati chiamati, i ministri. Da questa prova passa il loro eventuale futuro politico».


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