Liberazione ultimo atto (per ora)

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ROMA – Alle otto di sera il titolo di copertina è pronto e il giornale può andare in macchina. Per l’ultima volta, almeno sotto forma di quotidiano di carta. Dal 2 gennaio infatti Liberazione cambia pelle. Una mutazione forzata, voluta dall’editore – la Mrc di Rifondazione comunista – che ha deciso la sospensione delle pubblicazioni proprio con l’inizio del nuovo anno. Resterà  la versione on-line e il progetto di continuare a fare il giornale così come è oggi di 8 pagine, ma in formato Pdf in modo da permettere a chi vorrà  di stamparlo su carta. «Ma è un cambiamento fatto sotto il segno della continuità », sottolineano in redazione. «Noi restiamo quello che siamo sempre stati, ma soprattutto resta la nostra lotta per non chiudere e per salvare i posti di lavoro dei 50 dipendenti del giornale».
Non è certo un giorno felice quello che si consuma nella redazione di Liberazione occupata dai suoi lavoratori. Purtroppo a guastare ulteriormente la fine dell’anno ci si è messa ancora una volta la Mrc che ha comunicato di aver annullato l’accordo firmato il 26 luglio scorso che prevedeva contratti di solidarietà  per i giornalisti e poligrafici, che da gennaio sono in ferie forzate. «Il che non ci impedirà  di lavorare – spiega Carla Cotti del cdr -. Abbiamo deciso infatti di venire in redazione e lavorare sulla versione online del giornale». Una scelta condivisa («e di questo siamo particolarmente contenti») anche dal direttore Dino Greco. 
Ieri mattina la redazione in viale del Policlinico era particolarmente affollata. «Non spegnete le luci su di noi», hanno chiesto redattori e poligrafici ai molti intervenuti per portare solidarietà . «Questi ultimi tre anni sono stati durissimi – spiega Greco – Abbiamo dovuto ridurre la foliazione e c’è stato un contraccolpo occupazionale, eppure siamo riusciti a fare breccia». I numeri parlano chiaro: il taglio del 70% dei finanziamenti ha significato 2,5 milioni di entrate in meno per il giornale di Rifondazione comunista, e la conseguente decisione di chiusura. Una situazione comune a molte altre testate (manifesto, Unità , Riformista, Europa, Terra, tra le altre) e che rende urgente un intervento del governo per ripristinare al più presto il fondo per l’editoria. Ma i dipendenti di Liberazione accusano anche il partito di non essersi speso come avrebbe potuto e dovuto per evitare la chiusura. «Si poteva trovare una soluzione per garantire l’uscita del giornale ancora per due mesi – spiega il cdr – il tempo per garantire un intervento da parte del governo. Per questo eravamo disposti a un ulteriore riduzione del costo del lavoro e della foliazione, e proposto una campagna straordinaria di sottoscrizione. Avremmo potuto resistere. E invece la Mrc ha detto di no e chiuso la trattativa». Una polemica, quella tra partito e giornale, che Greco respinge, pur ritenendo urgente che la società  riapra la trattativa.
A portare la sua solidarietà  alla redazione arriva anche Pierfrancesco Favino: «Non sono qui per ragioni politiche – spiega l’attore – a meno che non sia politica la libertà  di poter scegliere cosa leggere e dove leggerlo». Arriva anche Lucio Manisco, storico direttore del giornale, e la sua presenza suscita commozione tra i dipendenti. Presenti anche il presidente della Federazione nazionale della stampa Roberto Natale e rappresentanti del sindacato dei poligrafici e degli edicolanti. «La nostra è una vertenza pilota – prosegue Carla Cotti – una battaglia contro la tenaglia che sta stritolando altre 70 testate». Una battaglia con dei paletti ben precisi, come spiega il direttore: «Non andiamo da Monti con il cappello in mano – ci tiene a precisare Greco – Faremo battaglia politica. Malinconico (sottosegretario all’editoria, ndr) e Monti devono dirci quanto questo governo è disposto a mettere sul tavolo». E anche quando, visto che i tempi sono strettissimi per tutti.
Per stanotte intanto la redazione resterà  aperta a lettori, sostenitori e militanti, ma anche a quanti vorranno passare san Silvestro con redattori e poligrafici. «Sarà  la sveglia di Capodanno», spiegano i lavoratori. Sono previsti ancora interventi ma anche musica e bevande, perché in fondo è pur sempre la fine di un anno. 
E da domani, naturalmente, si ricomincia. DIPENDENTI del quotidiano di Rifondazione comunista rischiano di non avere più un lavoro. Il taglio dei finanziamnti pubblici ha causato minori entrate per 2,5 milioni di euro


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