Ma nel Pdl si prepara la diaspora quaranta “delusi” tentati dal centro

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ROMA – Un Pdl del Nord alleato alla Lega e un Pdl del Sud stretto all’Udc. Una diaspora parlamentare verso il centro. Nel partito di Berlusconi, nonostante i proclami del Cavaliere, ormai è scattato il rompete le righe e ognuno pensa per sé. Se ne sta accorgendo in questi giorni Raffaele Bonanni, nella sua seconda veste, quella di demiurgo del nuovo centro moderato. Nei giorni della manovra sono stati infatti molti nel Pdl a chiamare il segretario della Cisl, garantendogli sostegno nell’ora X. Ci sono quelli interessati a una trasformazione del Pdl in chiave Ppe, come Andrea Ronchi e Adolfo Urso. Ma anche tutta l’area di Claudio Scajola e gli amici di Beppe Pisanu. Si parla di almeno una quarantina di parlamentari in sofferenza, pronti a mollare il Pdl per dare corpo a un nuovo partito dei moderati. «Berlusconi non è in grado di garantire più nessuno – spiega uno di loro – e pensa solo ai fatti suoi». 
La fibrillazione intorno a via dell’Umiltà  è aumentata anche per le voci sempre più forti riguardo un nuovo progetto segreto del Cavaliere. Una sorta di lista personale per assicurare una scialuppa di salvataggio solo ai fedelissimi. Il nome scelto sarebbe «Italia e Libertà » e su questo l’ex premier avrebbe avviato anche dei sondaggi, mentre a Catia Polidori – in ascesa dopo il tradimento del 14 dicembre, quando mollò Fini per tornare in maggioranza – Berlusconi avrebbe affidato il compito di organizzare cene di “fund raising” tra gli imprenditori. Intorno a queste voci si alimenta l’ansia di chi teme di restare senza futuro. Un malessere che alberga soprattutto al Nord, dove i pidiellini stanno subendo l’offensiva movimentista della Lega. Il 23 dicembre scorso il coordinamento regionale della Lombardia, presenti tutti gli ex ministri, è quasi finito in rissa. Con il fratello di La Russa, Romano, che stava per venire alle mani con l’ex assessore Giancarlo Abelli. «Non alzare la voce con me», ha gridato Abelli a La Russa. E il fratello dell’ex ministro ha replicato a tono: «Se non alzo la voce alzo qualcos’altro». Uno screzio sedato da Corsaro. Non prima tuttavia che Ignazio La Russa se la prendesse con il coordinatore Mantovani davanti ai giornalisti, accusandolo di aver organizzato una «passerella ridicola» di ex ministri. Un episodio minore, ma spia della forte tensione in corso. Sotto accusa dei “nordisti” è anche la gestione di Angelino Alfano. Troppo appiattita sul governo, dicono. E troppo attenta all’alleanza con l’Udc per il voto meridionale. «Alfano – sbotta un ex ministro del Pdl – pensa al patto con Casini ma a noi interessa la Lega. Non ci stiamo a suicidarci per lui». Così, con il voto alle amministrative che si avvicina, c’è anche chi lavora a una separazione consensuale. Un Pdl del Nord, guidato da Formigoni, che si allea con il Carroccio. E un Pdl del Sud lasciato ad Alfano. È un fatto, ad esempio, che Daniela Santanché, proprio durante il turbolento coordinamento regionale del 23 scorso, abbia lanciato l’idea di una nuova riunione dopo le feste dedicata espressamente alla «questione settentrionale». Mentre un’altra ex ministra come Michela Vittoria Brambilla chiede invece al partito di «tornare fra la gente a fare opposizione altrimenti, dopo il Veneto, anche in Brianza gli elettori inizieranno a guardare alla Lega». 
Intanto i due uomini forti del Nord, Ignazio La Russa e Roberto Formigoni, hanno di recente stretto un patto di ferro per sostenere le reciproche ambizioni e tenere aperta la porta alla Lega. Dopo che il congresso di Lodi (l’unico effettuato dal Pdl in Lombardia) ha sancito la sconfitta dell’ala La Russa a favore del candidato sostenuto da Formigoni, i due sono venuti a patti. L’intesa sarà  suggellata dalla nomina di un “larussiano” a coordinatore della provincia di Milano e di un formigoniano a coordinatore milanese. L’altro fronte aperto è quello del sostegno al governo. Se da una parte il Cavaliere ricomincia a fare la voce grossa, dall’altra sta infatti cercando di non tagliare i ponti con gli “uomini nuovi” del governo Monti. L’attenzione dell’ex premier si è concentrata su Corrado Passera, individuato come il vero candidato forte del futuro. «Non dobbiamo regalarlo al Pd», ripete spesso il Cavaliere. Così è iniziato il corteggiamento. Tanto che a Como, la città  di Passera, alle prossime elezioni, il Pdl sta pensando di candidare Maurizio Traglio, un imprenditore molto vicino al ministro dello Sviluppo. Tanto da essere stato uno dei pochissimi comaschi invitati alle nozze, lo scorso giugno, tra Passera e Giovanna Salza a villa d’Este


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