Aziende in crisi, 30 mila a rischio

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ROMA – L’ultima arrivata in ordine di tempo è la Pansac di Venezia, società  chimica colpita da dissesto finanziario, finita in amministrazione straordinaria dopo un anno e mezzo di agonia. A novembre i sindacati denunciavano una «situazione disperata», centinaia di dipendenti senza stipendio, chiuse le linee di credito da parte delle banche. E’ solo una delle storie di crisi aziendale che hanno determinato l’apertura di un tavolo presso il ministero dello Sviluppo economico. Almeno 230 situazioni a rischio, 300 mila lavoratori coinvolti e fra loro circa 30 mila corrono pericoli immediati di restare a casa. Domani si torna a parlarne al ministero di Via Veneto, secondo un calendario di priorità . I problemi più urgenti riguardano Irisbus, lo stabilimento irpino che produce autobus, gruppo Fiat, 700 operai più i 300 dell’indotto. Ma navigano in acque molto burrascose anche Omsa e Agile-Eutelia. Nella fabbrica aretina 1.350 persone sono in attesa di conoscere il loro destino occupazionale. Tra le aziende sedute ai tavoli ci sono poi Fincantieri, Termini Imerese (dove da ieri sono state tolte le insegne della Fiat, sostituite con quelle della Dr Motor, i nuovi proprietari) risolta recentemente, e ancora la Lucchini di Piombino, ex colosso siderurgico, tremila metalmeccanici. I settori più colpiti sono trasporti, tessile, telecomunicazioni, automobilistico. Ecco la Airola di Benevento, Alcatel, Nokia-Siemens, Italtel, il polo chimico di Terni. All’origine della crisi le stesse cause sintetizzabili essenzialmente in quattro punti. Difficoltà  di accesso al credito sia per le aziende sofferenti sia per quelle sane. Ritardo dei pagamenti da parte delle fabbriche collegate e delle pubblica amministrazione. Mancanza di prospettive internazionali. E sul fronte del lavoro la Fiom ha deciso che sarà  di quattro ore il pacchetto di scioperi per assemblee contro la scelta della Fiat di uscire dal contratto nazionale: partiranno dal 9 gennaio e saranno articolati fabbrica per fabbrica, entro il mese, prima della manifestazione dell’11 febbraio. «I ricorsi sono già  pronti», ha dichiarato il leader dei metalmeccanici Maurizio Landini. Per la gestione delle crisi sono allo studio misure per eliminare alcuni ostacoli. Ad esempio sul fronte dell’internazionalizzazione Passera, «sta facendo cose importanti rivolgendosi direttamente a grandi gruppi internazionali e ai paesi europei» per favorire progetti di più ampio respiro. Le più sofferenti infatti sono le aziende che si muovono in un’ottica nazionale. In Italia i clienti pagano con ritardi tra 120 e 180 giorni, attesa che supera i sei mesi se il debitore è un ente pubblico. Tempi biblici soprattutto se confrontati con le abitudini dei tedeschi che in trenta giorni sono in grado di saldare il conto. Preoccupazioni straordinarie inoltre per i tavoli che riguardano società  del Sud, caratterizzati da situazioni di crisi dove non si intravedono aperture e che al contrario tendono a cronicizzare. Margherita De Bac


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