Budapest, ultimo appello per salvare Klubradio

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«In molti hanno scritto lettere di denuncia per noi, da Hilary Clinton a Josè Barroso. Grandi media internazionali hanno acceso i loro riflettori sulla nostra situazione, dalla Bbc a France2 alla radio svizzera. Mica si staranno sbagliando tutti?». L’aspetto di Andrà s Arato è solare ma dalle parole filtra la sua preoccupazione. Il suo sorriso è accogliente ma le risposte che dà  riflettono la consapevolezza che tra poche settimane potrebbe cambiare tutto. Arato, 59 anni, è il direttore Klubradio a Budapest. L’emittente, considerata l’unica radio di opposizione al governo di Viktor Orbà¡n, dà  lavoro a circa 100 persone tra tecnici e giornalisti ed è destinata a chiudere. Non le è stata rinnovata la concessione della frequenza che utilizzava da 12 anni perché ha perso per un punto la gara contro un’altra compagnia. Ma a Klubradio, che si sente in tutto il paese, il governo ha revocato anche una frequenza ottenuta dopo aver vinto una gara per la città  di Budapest. Su entrambe le vicende l’emittente ha presentato ricorso. Arato era tra i centomila che hanno manifestato lunedì 2 gennaio a Budapest, il giorno dopo l’entrata in vigore della nuova Costituzione. In questi giorni rilascia molte interviste a diversi media europei. «Ma se leggete i giornali ungheresi o guardate la tv – spiega – sembra che qui ci sia il paradiso». Cosa sta accadendo all’informazione in Ungheria? Il problema più grosso è la legge che regola i media. Il fatto che sia tutto in mano a un unico potere. Stiamo già  vedendo i risultati: se si ascolta la radio nazionale si potrebbe pensare che l’Ungheria sia un paradiso, che non ci sia mai stato un un governo migliore, che tutto sia perfetto. Rakosi (il leader del partito comunista ungherese e capo della nazione negli anni ’50, durante l’epoca stalinista, ndr ) non avrebbe mai potuto immaginare un supporto così forte al suo governo manco in quegli anni! L’altro problema è che sempre lo stesso potere decide chi può avere la licenza per fare media, chi sarà  punito, quali frequenze verranno levate a chi commette infrazioni. E non ci sono regole precise, nessuno può sapere se commette degli errori. Non si sa dove sia il confine. I giornalisti cercano di essere cauti e tutto questo si trasforma in una sorta di auto-censura. E pensate che le autorità  negli ultimi sei mesi hanno spiegato che queste nuove leggi sui media non erano contro la libertà  di espressione, ma per difendere l’infanzia dalla violenza e dal sesso nella comunicazione. È concreto il rischio di chiusura per la vostra radio? Certo che lo è, abbiamo avuto la licenza di frequenza per 12 anni, ma abbiamo perso il bando contro una compagnia molto grossa e abbiamo perso per 1 punto: 66 a 65. Ora siamo davanti alla Corte di giustizia e vedremo cosa accadrà . Ma c’è un altro caso legale aperto: abbiamo vinto una competizione a Budapest per una frequenza. Poi ci sono state le elezioni, avevamo già  firmato per partire ma il nuovo governo ci ha revocato tutto, assurdo. Magari perderemo entrambe le cause… Cosa accadrà  se chiude la radio? Ci piacerebbe sentire la parola rivoluzione. Sicuramente ci sarà  una reazione nel paese, anche diversi supporter di Fidesz (il partito di Orbà¡n, ndr ) sono arrabbiati per questa situazione. Proveremo a esistere anche senza frequenze, continueremo l’attività  su internet e troveremo un modo per arrivare nelle case e nelle macchine degli ungheresi. Ma di cosa ha paura Viktor Orbà¡n? Dovresti fare un’intervista con lui. Io sono un democratico, un liberale democratico, ho sempre pensato così. E non posso pensare come una persona completamente diversa da me. Non so… Penso voglia controllare tutto. Non sono un esperto di politica e ancora meno di psicologia. Qui secondo me è un problema di psicologia, secondo me è malato ma non sta a me dirlo. Ma quest’autorità  posso dire che non è salutare. Che rapporto c’è tra l’Ungheria e l’Europa? È un rapporto che va avanti giorno per giorno senza un progetto vero. La gente sente la crisi economica, è una situazione tosta. Non si sa dove l’Ungheria finirà  economicamente e questo preoccupa. E un paese piccolo, con un’economia aperta che non può combattere contro il resto del mondo, deve fare compromessi con l’Ue. E bisogna poter esprimere il dissenso, poter ascoltare una radio anche privata, la frequenza non è dell’autorità  ma della nazione e tutti devono poterla ascoltare. Vi sentite sostenuti? In molti hanno scritto lettere di denuncia per noi: Hilary Clinton, Josè Barroso. Grandi media internazionali hanno acceso i loro riflettori per noi, dalla Bbc a France2 alla radio svizzera. Mica si staranno sbagliando tutti? Se si ricevono critiche da tutte le parti nel mondo qualcosa che non funziona c’è. Allora bisognerebbe guardarsi allo specchio. È peggio Orbà¡n o il regime comunista? Non posso paragonare. Il comunismo non aveva alternative istituzionali. Ora invece c’è un partito d’opposizione molto debole ma esiste. Nell’89 abbiamo avuto l’illusione di entrare nella parte vincente dell’Europa, ci siamo uniti alla parte democratica del mondo, ci siamo sentiti così felici di essere liberi. Non posso ovviamente dire che il capitalismo sia il miglior modo di vivere, ma almeno abbiamo libertà  di parola, in teoria. Per me la cosa più bella è stata quando ho passato il confine confine tra Francia e Germania e non c’era il controllo, una sensazione bellissima. Ora questo nazionalismo che stiamo vivendo sta riportando stupide idee, modi di pensare che erano stati buttati nel cassonetto, stiamo tornando indietro.


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