Carceri, arrestati a casa non in cella

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ROMA – Primo ok dalla commissione Giustizia del Senato al decreto contro il sovraffollamento delle carceri varato dal Governo e dal ministro Paola Severino. L’approvazione della commissione consentirà  quindi l’esame da parte dell’aula, dove è in calendario per il 18 gennaio prossimo, con voto finale previsto entro il giorno 21 (il decreto scade il 20 febbraio e deve poi passare in seconda lettura alla Camera). La commissione lavorerà  invece la prossima settimana all’altro decreto Severino, quello sul processo civile.

Tra gli emendamenti più qualificanti approvati dai senatori, la chiusura al 31 marzo del 2013 degli Ospedali psichiatrici giudiziari:fortemente voluto dal Pd e in particolare da Ignazio Marino, l’emendamento ha suscitato qualche riserva da parte del Governo. Al momento di dare il parere, il sottosegretario Andrea Zoppini si è rimesso alla valutazione della commissione. «Ma la grande novità  – osserva Filippo Berselli, presidente della commissione e relatore del provvedimento con Alberto Maritati del Pd – è rappresentata dall’emendamento mio e di Maritati, approvato con una maggioranza larghissima, nel quale spostiamo l’attenzione del legislatore dal carcere alla casa. Oggi ci sono 21 mila persone che entrano in carcere per pochi giorni e poi escono, senza nessun vantaggio per la collettività  né per loro stessi». Se il testo passerà  in questa nuova versione, la polizia potrà  mandare direttamente a casa questi arrestati per reati minori, in attesa del processo per direttissima, e solo in subordine verranno utilizzate le camere di sicurezza di questure e caserme, come prevede il decreto nel testo approvato dal Consiglio dei ministri.
«Se a questi aggiungiamo i tremilacinquecento (condannati, ndr) che ci aspettiamo che non vadano in carcere o escano per effetto della norma sulla pena residua da scontare ai domiciliari, stiamo facendo molto – conclude Berselli – per affrontare questo problema del sovraffollamento delle carceri». Ma il decreto ha ricevuto in commissione il voto contrario della Lega e dell’Idv, in particolare perché, spiega il senatore dipietrista Luigi Li Gotti, il suo partito «considera inaccettabile che la detenzione domiciliare sino a 18 mesi di pena residua possa essere applicata, in deroga dell’articolo 47 dell’ordinamento penitenziario, anche ai recidivi». Tra le curiosità  di giornata, la bocciatura di un emendamento dei radicali che chiedevano di consentire incontri in carcere degli animali domestici con i loro padroni detenuti.


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