Egitto, el Baradei dice no
Con queste parole Mohammed el Baradei (nella foto), ex capo dell’Agenzia atomica internazionale (Aiea), premio Nobel per la pace e candidato alla presidenza egiziana, ieri ha annunciato la sua decisione di ritirarsi dalla corsa. «L’ancien regime non è caduto… ho passato in rassegna tutte le possibilità per servire questo paese in forma ufficiale ma non ne ho trovata una», ha detto Baradei spiegando che sono in corso i preparativi per le presidenziali ancora prima di elaborare la costituzione, che dovrebbe regolare proprio i rapporti fra i poteri e proteggere le libertà . Un controsenso in linea con la politica repressiva della giunta militare al potere dalla caduta di Hosni Mubarak undici mesi fa. L’annuncio del candidato alle presidenziali egiziane con più appeal internazionale è stato accolto (almeno in apparenza) con rammarico da altri pretendenti alla poltrona di capo dello stato: dall’ex segretario della Lega araba Amr Musa fino a Hazem Abu Ismail, candidato del partito salafita al Nour. Per Ayman Nour che si era presentato contro Mubarak nel 2005, il ritiro di Baradei fa uscire di scena una «parte sana» della rivoluzione egiziana. «Quelli che hanno creato il sogno se ne andranno e resteranno solo quelli che sognano il potere e il dominio», ha detto Nour rappresentando bene il quadro attuale dell’Egitto. Dalle elezioni legislative delle scorse settimane sono uscite largamente vincenti le forze islamiste, come i Fratelli musulmani, che avevano dato un contributo minino nei giorni decisivi della cacciata di Mubarak. Forze che hanno fatto poco o nulla in questi mesi per contrastare le politiche dei militari che, lo ha detto l’altro giorno anche l’ex presidente Usa Jimmy Carter (in visita in Egitto), non intendono passare tutti i poteri ai civili. La rinuncia di el Baradei simboleggia la sconfitta degli uomini e dei movimenti protagonisti della rivoluzione del 25 gennaio. Ma non è una resa. La battaglia per un nuovo Egitto non è finita e l’ex direttore dell’Aiea pensa ora di continuarla tra la gente.
Related Articles
“Siamo duri a morire” Tsipras batte la destra Astensione da record ma Syriza governerà
Alle elezioni Nea Demokratia non è riuscita a rimontare Sarà un esecutivo “fotocopia” di quello uscente, con i nazionalisti di Anel. “Non ci dovremo preoccupare del fuoco amico dei traditori di Unità popolare”
Europa, un patto solido tra populisti e vecchia proprietà
Le elezioni di maggio, se le formazioni nazionaliste dovessero prevalere nella misura in cui sperano, farebbero del Parlamento una rumorosa tribuna ideologica, costretta però in concreto all’alleanza tra “populismi” e liberalismo conservatore
Libia, stop alla guerra con la mediazione di Putin, ma Haftar ancora non firma
A Mosca i colloqui indiretti sul conflitto in Libia tra i due litiganti. Ma l’«uomo forte» di Bengasi si prende una notte per riflettere