I «forconi» bloccano tutto. Calabria senza benzina e alimentari
«Questo è il nostro calvario – ha spiegato l’autotrasportatore – Riprendiamoci la nostra sovranità , solo il popolo è sovrano. La nostra lotta è santa e giusta, come santo e giusto è il nome di Dio».
C’è anche folclore e stravaganza nella protesta di tir, agricoltori, benzinai e pescatori che da quattro giorni ha messo la Calabria in ginocchio. Gesti plateali ma anche una combattività inaspettata. Il bollettino è da paese in guerra: i viveri scarseggiano, le pompe sono a secco, le scuole chiudono, i farmaci mancano. E la protesta non si ferma nemmeno dopo le decisioni del governo in materia di pedaggi. Continuano i presidi sulla A3, sulla statale 106, agli imbarcaderi di Villa San Giovanni. Incassata la solidarietà di agricoltori dell’Anpa e trasportatori di farmaci, i manifestanti rimangono fermi con i loro autotreni in corrispondenza degli snodi viari principali. A quattro giorni dall’inizio delle proteste i distributori sono rimasti ormai senza carburante sia lungo la rete autostradale che nelle stazioni di servizio urbane e della rete stradale ordinaria. C’è insofferenza verso il governo, ma anche un tentativo smaccato dell’estrema destra di infiltrarsi nelle mobilitazioni. Militanti di Forza Nuova che coordinano le manifestazioni, mettono il cappello sulla protesta.
E se è difficile dimostrare quanto lo scheletro organizzativo faccia effettivamente riferimento a Forza Nuova a livello nazionale (i «forconi» avrebbero ufficialmente preso le distanze dalle formazioni neofasciste, reputate semplici gruppi aderenti e comunque, in caso, «benvenuti»), a livello locale, quantomeno qui in Calabria, è possibile indicare come referente regionale il crotonese Umberto Mellino (è lui ad aver firmato, come «responsabile regionale», la richiesta in Questura per il presidio di Passovecchio, alle porte di Crotone). Noto negli ambienti della estrema destra, figlio di un imprenditore edile, fa da portavoce alle istanze dei manifestanti.
La sua presenza non fa che aumentare i sospetti su una regia «nera». «Non ho nessuna tessera, io sono un fascista – dice – il mio punto di riferimento è Giovanni Gentile, il creatore delle leggi che sono basilari per il popolo. Qui tra i forconi calabresi non ci sono partiti o bandiere. Noi siamo uomini del popolo, siamo la gente che ha fame. Non vogliamo neanche i sindacati. Da questo momento saremo noi a sederci ai tavoli istituzionali, le sigle hanno fallito, si sono solo interessate alle poltrone e non ai bisogni della gente. Non ci rappresentano più. Che non provino a infiltrarsi nella protesta, qualcuno è già stato preso a calci nel culo». E poi una babele di insulti contro «il regime plutomassonico e comunista». Insomma chi credeva a uno spontaneismo senza sigle è servito.
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