«Stay hungry, Stay sfigato»

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Michel Martone, viceministro del lavoro e delle politiche sociali, ha conseguito ieri il maggior successo del governo Monti: su twitter il suo hashtag ha raggiunto il primo posto dalle 11,30, quando un’agenzia ha riportato la sua dichiarazione pronunciata in diretta web durante la presentazione del testo unico dell’apprendistato,: «Dobbiamo iniziare a far passare messaggi culturali positivi. Dobbiamo dire ai nostri giovani che se a 28 anni non sei ancora laureato sei uno sfigato, se decidi di fare un istituto tecnico professionale sei bravo e che essere secchione è bello, almeno hai fatto qualcosa».
Fino a ieri Martone, 38 anni e ordinario di diritto del lavoro a Teramo, era noto per l’accusa di clientelismo rivoltagli dal senatore Pd Pietro Ichino nel suo ultimo libro (dicono di essersi riappacificati). Il viceministro ha ricevuto una consulenza di 40 mila euro presso la commissione per la valutazione della pubblica amministrazione (Civit) presieduta dal padre Antonio, noto magistrato di Cassazione e presidente della Civit. 
Travolto da un’insperata celebrità  negativa, Martone deve avere appreso da twitter che «Stay Hungry» Steve Job non era laureato e ha creato la Apple: «Se a 28 anni non sei laureato, sei uno #sfigato – ha scritto una ragazza – Dopo esserti laureato a 23 a 28 sei al decimo stage, chi è lo sfigato?». Il pluri-istruito: «Laureato a 23 anni, Master a 25, ma continuo ad essere uno #sfigato. Come la mettiamo?». Lo studente lavoratore: «Ma se uno a 28 anni sta già  lavorando ma ancora non si è laureato è uno sfigato?». 
Ciò che ha fatto uscire Martone dal paternalismo più consono al «bamboccioni» di Padoa-Schioppa che alla snobberia di chi ha partecipato al programmatico (ma fallimentare) reality show «Il contratto», è stato il «generatore automatico di sfigati». Per uno dei rovesciamenti ironici prodotti dalla rete, la #sfiga è diventata uno status contrapposto al nepotismo.
«Non mi riferivo – ha replicato il vice di Elsa Fornero che non ha commentato, pur ammettendo l’esistenza di voci sul «mobbing» che avrebbe operato ai suoi danni – a quei ragazzi che per necessità  sono costretti a laurearsi fuori corso. Mi rivolgo a quegli studenti che si laureano “comodamente” dopo i 28 anni». Poi un passaggio che scarica sugli «sfigati» la responsabilità  del «terzo debito pubblico del mondo che si sta mangiando il futuro di intere generazioni». Il messaggio di scuse si è concluso con una promessa: «in futuro cercherò di essere più sobrio».
Questo gesto non ha commosso la rete. C’è chi ha recuperato le statistiche e ha spiegato al giovane ordinario che l’età  media dei laureati «sfigati» è in crescita: nel 2007 i laureati specialistici sopra i 27 anni erano il 19,37%, nel 2010 erano il 34,15%. L’auto-gol di Martone diventa clamoroso nel caso di Medicina dove l’85% degli studenti è «sfigato». Alla fine, in un’intervista radiofonica, è arrivato il chiarimento: inutile laurearsi tardi. Meglio prendere un apprendistato e lavorare. Quindi: via libera alla riforma, accettata dai sindacati, che attua il disegno della Gelmini. Si profila la riduzione della formazione universitaria e il via libera ai tirocinii dei liceali in fabbrica.


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