Non pagano il 36% di Iva e il 55% di Irap ecco l’esercito dei “furbetti delle tasse”

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Più facile individuarli (come dimostra il blitz di Cortina) che contarli. Gli evasori fiscali sono la vera spina nel fianco del Paese: con l’adozione della nuova banca dati dell’Agenzia delle Entrate, creata con il decreto Monti, la lotta a chi non paga le tasse sarà  più facile, ma sapere a quanto ammonta il gettito che si sottrae alle casse dello Stato è sempre stata un’impresa assai complessa. «Conoscenza approssimativa ed incontrollata», ha detto recentemente la Corte dei Conti in merito alla conoscenza del fenomeno evasione in Italia.
LA BLACK ECONOMY
Con successo ci ha provato, solo recentemente, la Commissione guidata dal presidente dell’Istat Giovannini arrivando a risultati preoccupanti: la black economy, cioè l’economia dove non si pagano tasse e contributi, ammonta al 17,5 per cento del Pil, ovvero 275 miliardi. Su questa cifra non si raccolgono Iva, Irpef e Irap. Per limitarci solo alle tasse maggiori. E’ stato calcolato, qualche tempo fa, che se gli italiani avessero pagato le tasse come in Gran Bretagna e negli Usa a partire dal 1970 il rapporto debito-Pil sarebbe stato dell’80 per cento invece che del 120. A conti fatti, oggi, all’appello mancano circa 100-150 miliardi all’anno di imposte versate.
La controprova di questi dati sta nelle “Analisi statistiche” pubblicate ogni anno dal Dipartimento delle Finanze che, in base alle dichiarazioni dei redditi, ci informano su quanto dicono di guadagnare gli italiani. Basta guardare la fascia più alta: secondo i dati ufficiali, oltre i 200 mila euro lordi annui ci sarebbero solo 71.989 contribuenti pari allo 0,17%. Basta guardarsi attorno per dubitare di questa cifra.
LA SPAGNA COME NOI
Verrebbe voglia di sapere qual è l’imposta che gli italiani evadono di più. La risposta viene dal “Rapporto 2011 sul coordinamento della finanza pubblica” della Corte dei conti, pubblicato nel maggio del 2011. Il concetto è semplice, si chiama Iva-gap, ovvero la differenza tra l’Iva che si dovrebbe pagare e quella che si paga effettivamente. Ebbene in Italia è tra i più alti d’Europa, sfugge al fisco il 36,39 per cento. Ci supera solo la Spagna dove l’Iva evasa è al 39,45 per cento. Francia e Germania stanno tra l’8 e il 10 per cento.
Per la fotografia delle altre tasse bisogna rivolgersi sempre al rapporto “Economia non osservata e flussi finanziari” redatto dalla Commissione Giovannini. Sostanzialmente per individuare l’entità  dell’evasione si raffrontano i dati sui bilanci delle famiglie di Bankitalia (anonimi) con i dati dichiarati al fisco. L’esercizio è utile perché emerge subito che, ad esempio, l’Irap non dichiarata è per i commercianti il 54,6 per cento di quella dichiarata. Che la stessa Irap evasa nel settore dei servizi alle imprese è pari al 46,4 per cento. Se si guarda all’Irpef si entra in un buco nero (se non si paga Iva e Irap vuol dire che non c’è base imponibile Irpef): secondo gli studi più accreditati, si arriva al 59,5 per cento di evasione nell’ambito del lavoro autonomo. 
QUEGLI INCASSI DIMEZZATI
A denti stretti, e con un po’ di pazienza, si può leggere la tabella pubblicata a pag. 37 e intitolata “Tassi d’evasione per genere, classe d’età , area geografica e tipologia di contribuente” (sempre della stessa Commissione). Se si confrontano i guadagni di lavoratori autonomi e imprenditori (fatti secondo i test anonimi di Bankitalia) con le dichiarazioni dei redditi ufficiali raccolte dalla Sogei, emerge che l’evasione è pari al 56,3 per cento. Circa 4 milioni di contribuenti di questa categoria, in media, dichiarano un reddito netto di 11.789 euro, mentre dovrebbero dichiarare un reddito netto, in media, di 27.020 euro. Il blitz di Cortina non sorprende.


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