Ritoccata la foto dell’oppositore E sul web russo si scatena l’ironia

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MOSCA — Si è rivolto contro gli organizzatori il trucco fotografico che avrebbe voluto associare Aleksej Navalny, il più popolare tra gli oppositori di Vladimir Putin, a un oligarca screditato che vive in esilio a Londra. Il fotomontaggio è stato subito denunciato, sbeffeggiato, cavalcato dai sostenitori del 35enne blogger che hanno riempito il web di alternative ridicole: Navalny con Stalin, con Hitler, con Napoleone, con lo stesso Putin, con Schwarzenegger, con un alieno.
Un fiasco clamoroso, dunque, che potrebbe contribuire a portare ancora più gente in piazza il 4 febbraio, quando gli oppositori riprenderanno la campagna contro i brogli alle ultime elezioni politiche. E che sembra destinato a rendere incandescente la campagna elettorale in vista delle presidenziali fissate per il 4 marzo.
Ma il campo del premier non è nuovo a strategie di questo genere, che ricordano le foto «corrette» di epoca staliniana con le quali si voleva adeguare il passato al presente, eliminando dalle immagini i dirigenti comunisti trucidati dal Piccolo Padre.
A promuovere il falso sembra essere stato il gruppo del Fronte popolare russo di Putin che opera negli Urali. È stata stampata quella che sembra una edizione posticcia del settimanale Argumenty i Fakty con una foto di Navalny che se la ride assieme a Boris Berezovskij, odiatissimo oligarca onnipotente ai tempi di Eltsin.
Solo che la foto originale ritraeva Navalny con un altro oligarca, Mikhail Prokhorov, che è tra i candidati alle prossime presidenziali. 
Il giornale che accusa Navalny di prendere soldi da Berezovskij è stato tirato in 80 mila copie ed è distribuito a Ekaterinburg, la città  dove il partito del potere (che Navalny ha ribattezzato «il partito dei ladri e dei truffatori») ha preso una sonora batosta. Il tentativo, assai smaccato, era quello di screditare l’avversario più pericoloso del Cremlino.
Il «ritocco» era diffusissimo ai tempi di Stalin, quando il passato veniva corretto come nel romanzo di George Orwell «1984». Una foto con Lenin, Stalin e Trotskij sorridenti non poteva certo essere più accettata dopo che quest’ultimo era stato dichiarato traditore. E che dire di Stalin al fianco di Ezhov, il potentissimo capo dei servizi segreti fucilato nel 1940? Via, cancellato.
Per mettere in difficoltà  gli avversari politici, fin dall’inizio nella nuova Russia post sovietica si è fatto ricorso al metodo del kompromat, materiale compromettente vero o presunto. Un filmato del procuratore scomodo Skuratov ripreso in sauna con procaci prostitute negli anni Novanta. Oppure, come è avvenuto recentemente, le intercettazioni telefoniche di un altro dei leader della protesta (Boris Nemtsov) che parla male dei suoi colleghi.
Una «cancellazione» di tipo staliniano è stata fatta dal terzo canale tv nel 2008. A un programma era stato invitato il politologo Mikhail Delyagin che però aveva detto cose sgradite al Cremlino. Così la regia lo ha cancellato dalla registrazione prima di mandarla in onda. Via le domande, via le risposte. In studio compariva una sedia vuota in mezzo ad altri ospiti. Solo che il ritocco era stato fatto malamente: in alcune inquadrature si vedevano ancora le gambe del malcapitato.


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