Stretta sui furbi che eludono le tasse arriva la legge contro l’abuso di diritto
ROMA – Non solo evasione, ma anche la zona grigia dell’elusione. Nel mirino ci sono i miliardi che sfuggono al fisco in apparenza legittimamente ma in realtà grazie ad un ingegnoso e sosfisticato slalom tra le norme, formalmente rispettate ma piegate ai propri interessi da holding e grandi gruppi finanziari. Il tema è già sotto gli occhi del governo, ma a rilanciarlo sono tre progetti di legge parlamentare bipartisan presentati da Maurizio Leo e Giorgio Jannone del Pdl e Ivano Strizzolo del Pd. «Bisogna verificare ogni volta, come del resto ha fatto spesso la Corte di Cassazione, se l’operazione che viene messa in atto da una società ha un fine puramente economico o serve solo per risparmiare sulle imposte», spiega Strizzolo. Gli fa eco Jannone che ha messo a punto il testo con l’aiuto di un team della Bocconi: «Sono sicuro che Monti conosce molto bene il problema e condivide l’idea».
nuove norme
Del resto la proposta parla chiaro: sono vietati tutti gli atti «privi di valide ragioni economiche diretti, pur senza violare alcuna specifica disposizione di legge, ad ottenere riduzioni d’imposta, rimborsi o risparmi». Chi sarà colpito? Soprattutto le grandi operazioni dei grandi gruppi in grado di muoversi a livello internazionale. Il fenomeno non è raro e così lo descrive uno dei massimi esperti di diritto tributario, Raffaello Lupi: «Le regole create per pagare una volta sola, e per evitare al contribuente di pagare due volte, vengono distorte per non pagare mai».
Tra le operazioni nel mirino alcune dei più sofisticati meccanismi che attengono soprattutto alla prassi internazionale. In prima linea c’è il cosiddetto «Forex tax credit generator», come è definito dalla Corte di giustizia europea che ha classificato tutte le pratiche elusive: si verifica ogni qual volta un’impresa pone in essere una operazione finanziaria con lo scopo esclusivo di ottenere un risparmio fiscale senza valida ragione economica. Ad esempio: vendita di azioni o riscossione di dividendi all’estero, piuttosto che in patria, in modo da sfruttare i regimi agevolati dei paradisi fiscali.
le operazioni consentite
Nella lista anche le cosiddette «operazioni straordinarie» che si possono fare anche in patria: in pratica si effettua una fusione, una scissione o incorporazione societaria al solo scopo di creare fittiziamente delle perdite per versare meno imposte. Ad esempio: una società colma di utili incorpora una «bad company» in perdita al solo scopo di abbattere i profitti ai fini fiscali.
Nella lista dei «cattivi» anche il cosiddetto dividend washing: si acquistano azioni di una società poco prima che stacchi il dividendo, si beneficia di una tassazione sulla cedola del 5 per cento prevista per le partecipazioni di rilievo, si rivendono i titoli depurati dai dividendi incassati. Tutto bene secondo la legge, ma è il classico caso di abuso di diritto.
la lista nera
Nella lista nera anche le cosiddette operazioni «ecotrade»: si vanno a cercare agevolazioni, anche Iva, concesse per particolari attività ecologiche, solo allo scopo di lucrare sugli sconti fiscali, probabilmente senza alcun interesse all’ambiente. Intanto dopo l’appello di Monti alla lotta all’evasione il dibattito continua. «Chi evade in un momento come questo tradisce la Patria, non avremo alcuna pietà per gli evasori», ha detto ieri il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà . Mentre il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, quando ancora non si è spenta l’eco del blitz-Cortina, spiega che «è necessario incutere agli evasori un sano timore».
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