Trovato impiccato in una baracca uno dei killer della neonata cinese

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ROMA – Lo hanno trovato appeso a un gancio in un casolare alla periferia nord di Roma Mohammed Nasiri, 30 anni, uno dei marocchini presunti assassini del commerciante cinese Zhou Zeng e di sua figlia Joy, il 4 gennaio in una rapina a Torpignattara. Il cadavere è stato scoperto ieri , ma la morte risalirebbe a tre-quattro giorni fa. Trovate tracce di veleno per terra vicino al corpo. Gli davano la caccia da dieci giorni. Ieri lo hanno trovato, morto. Il collo stretto da una corda, il corpo che penzola appeso a un gancio e, sotto, due buste di veleno per topi che forse ha ingerito. È finita così, in un casolare diroccato nel quartiere Boccea, profonda periferia di Roma, la fuga di Mohammed Nasiri, 30 anni, uno dei due marocchini ricercati per l’omicidio di Zhou Zeng e della sua piccola Joy, la figlia di appena sei mesi. 
I carabinieri lo braccavano ovunque. In Italia e all’estero. Ma lui era ancora in città , non era mai andato via. Anzi, a giudicare dal pane, dal latte e dal succo di frutta che i militari hanno trovato nel capannone dove è morto, il killer si preparava a passare lì almeno un giorno. Forse era il covo che aveva scelto per aspettare che le acque si calmassero. 
Il cadavere dell’uomo è stato scoperto da alcuni ragazzi che, domenica, erano andati, come d’abitudine, nell’edificio abbandonato per giocare a softair, una sfida con pistole e vernici, una simulazione di guerra. 
Non appena hanno varcato la soglia, si sono trovati davanti una scena raccapricciante. Il corpo di un uomo impiccato. Immediata la chiamata ai soccorsi. I carabinieri sono arrivati sul posto e hanno fatto tutti i rilievi del caso. Nessun documento, nessun dettaglio che potesse rivelare l’identità  del cadavere. Solo ieri pomeriggio gli esami sul corpo hanno svelato che si trattava di lui. Uno dei due killer di Torpignattara. Ad incastrarlo sono state le impronte digitali: aveva alcuni precedenti per reati contro il patrimonio. 
Secondo una prima ricostruzione, l’assassino di Zhou e Joy si sarebbe tolto la vita. Il procuratore reggente Giancarlo Capaldo, l’aggiunto Pierfilippo Laviani e il sostituto Anna Maria Teresa Gregori hanno disposto l’autopsia (che verrà  effettuata oggi) ma al momento, per gli inquirenti, non ci sono elementi per dire che la morte di Nasiri possa avere altre cause. Anche se il veleno potrebbe suggerire altro. Per ora solo ipotesi che dovranno essere confermate dal medico legale e stabilire anche il giorno e l’ora del decesso. Non si sa da quanto tempo quel corpo fosse lì: da una prima analisi, la morte risalirebbe a tre, quattro giorni fa. 
Dettagli che verranno chiariti oggi. Intanto le indagini continuano. Accanto al corpo di Nasiri, che in tasca aveva trecento euro e uno scontrino di una ferramenta, è stato trovato anche il suo cellulare, ora in mano agli investigatori che sperano di scovare qualche informazione utile per rintracciare l’altro maghrebino ricercato per il duplice omicidio di Torpignattara. Di lui non c’è al momento alcuna traccia: si continua a setacciare dappertutto. 
E se per i carabinieri del nucleo investigativo tutto sembra chiaro, nel quartiere dove Zhou e Joy sono stati uccisi c’è qualcuno che pensa che quella morte non sia casuale, che dietro ci sia la mafia cinese. «Sono arrivati prima loro», dicono diversi abitanti della zona. Poca voglia di parlare, a Torpignattara. Dove però la comunità  cinese non vuole nemmeno sentire nominare la vendetta. «Siamo sgomenti. Non abbiamo mai desiderato la sua morte, noi non siamo animali – ha detto la portavoce della comunità  cinese a Roma, Lucia King – Anche noi vogliamo la verità  su quello che è successo a questo ragazzo. Siamo stanchi di sentire voci secondo cui sarebbe stata la mafia cinese ad ucciderlo. Se un cinese lo avesse incontrato, lo avrebbe linciato. Figurarsi portarlo in un capanno e fargli ingerire veleno per topi».
Inavvicinabile la famiglia delle vittime che resta stretta intorno alla vedova, Lia. «Siamo sempre afflitti dal dolore e speriamo che ora catturino l’altro assassino, ma la notizia ci ha dato un certo sollievo», questo l’unico commento della sorella di Zhou. 
Non solo la famiglia delle vittime. Il presidente dell’associazione degli Immigrati Nordafricani in Italia, Ainai, ha detto: «Mi dispiace che sia morto perché nessuno vuole la morte di nessun altro. Sono senza parole. È un ragazzo giovane, la sua famiglia piangerà . Ma non è così che si fa giustizia».


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