E Urbino sopravvive sotto due metri di neve

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Scendono a palla, i bambini, giù da via Mazzini. Con uno slittino, o anche seduti su un foglio di nylon. Giocano in questa città  della neve infinita dove da una settimana non ha mai smesso di nevicare. E la coltre si misura a metri. Con il gelo è diventata la città  delle spade: stalattiti più alte di un uomo che minacciano chiunque si avventuri in strada. «Noi il gelo però lo conosciamo», dice Davide Branchesi, vice comandante dei vigili urbani. «Ho detto agli spalatori di liberare solo il centro della strada e di accumulare la neve sui marciapiedi e contro i muri. Così nessuno si troverà  sotto le stalattiti». Al bar Basili, in piazza della Repubblica, le signore prendono cappuccino e paste come ogni mattina. Non saranno un metro e mezzo di neve nel centro storico (e fra i due e i quattro metri nelle campagne e nella montagne) a fare cambiare certe buone abitudini. 
Meno 4 alle 11 del mattino, e nella notte la bufera ha scaricato un altro metro di neve sui monti in Carpegna. È come se questa città  ducale fosse schiacciata da un gigante. «Le case scricchiolano sotto il peso di tonnellate di neve – racconta l’ingegner Raffaele Pertosa dei vigili del fuoco – e qualche trave ha già  ceduto. Si sono già  spezzate due stalle, qualche capannone e anche due case abitate. Sono ormai decine i cittadini che ci chiamano. Non è bello essere svegliati di notte da una trave che geme e sembra caderti addosso». In via Santa Margherita tre vigili del fuoco stanno uscendo da un appartamento. «Era saltata la luce. C’è un vecchio impianto con un chiodo in mezzo a due fili e ha provocato un corto circuito. C’è un anziano a letto, una signora lo accudisce. Ora tutto è a posto». Sono rare, le case del centro abitate da chi è nato qui. A Urbino ci sono 16.000 studenti e 15.700 residenti. Questi ultimi, affittando agli universitari, hanno trasformato i loro appartamenti in centro in un buon stipendio o in un’ottima pensione. C’è una sola sala riscaldata, nel magazzino comunale fuori dalle mura. Qui da sette giorni si riunisce il Com, Centro operativo misto. Attorno a un tavolo rettangolare ci sono il sindaco, il viceprefetto, il capo dei vigili del fuoco, il responsabile della Protezione civile, il capitano dei carabinieri. Roma è a meno di trecento chilometri ma sembra dall’altra parte del mondo. «No, qui non ci sono liti», dice il sindaco Franco Corbucci. «C’è da lavorare per tutti e l’importante è coordinarsi bene». 
La stalla di Walter Baldacci, a Sassofeltrio, è crollata e bisogna trovare riparo e cibo per 40 mucche e decine di pecore. Da Montegrimano arriva l’appello disperato di Mauro Diotalevi. «Ho 300 animali, fra vacche e cavalli, e non ho fieno e mangime. Ho tre metri di neve sulle stalle e sulla casa e tutto rischia di crollare, uccidendo bestie e uomini». Ci vuole una motoslitta per portare Antonio C. all’ospedale, serve benzina perché due distributori su tre sono già  all’asciutto e l’unico aperto ha solo tremila litri di gasolio. All’ospedale tre sale operatorie su cinque sono ferme per infiltrazioni d’acqua dalle grondaie. «Eppure, anche in questo disastro – raccontano il vice prefetto Paolo Di Biagi e il capitano dei carabinieri Walter Fava – siamo riusciti a creare una rete di solidarietà . Abbiamo tante frazioni e borgate che per giorni sono rimaste isolate. E allora abbiamo cercato, in ognuna di queste zone, una persona in buona salute e in grado di muoversi, magari con un trattore, per andare nelle case isolate a controllare la situazione. È così che abbiamo saputo che il signor Antonio C. doveva essere portato all’ospedale, che alle Cesane mancava il latte, che a Pallino servivano medicine». A seguire, quasi in diretta, gli interventi del Com sono gli studenti della scuola di giornalismo di Urbino. Sono saliti, con taccuini e mini camere – per il sito della scuola, Ducato online – anche a monte Pietralata, dove la Protezione civile ha impiegato trenta ore per riuscire a raggiungere 60 cavalli rimasti senza cibo. Arriva troppo presto, il buio, nella città  che scricchiola. Oggi la neve dovrebbe concedere una tregua ma da domani sera le previsioni sono pesanti. I venti siberiani potrebbero portare un altro mezzo metro di neve. «Sono arrivati 11 militari del 28° Reggimento di Pesaro – dice il sindaco – che ci costano 600 euro al giorno. Non voglio fare polemiche, ma deve essere lo Stato a pagare queste spese». Da Bologna sono arrivati anche i carabinieri del V Battaglione mobile. 
Liu Jie, 22 anni, guarda il suo ristorante mezzo distrutto in via Boccatrabaria. «È crollata la veranda, dove si mangia soprattutto d’estate. Il tetto di legno e cartongesso non ha retto il peso». Neve e ghiaccio coprono sedie e tavoli. Il ristorante cinese ha un nome che oggi è un augurio: “Nuovo Sole”. Liu Jie, che è arrivato a Urbino quando aveva 6 anni, adesso ha paura. «La veranda è scomparsa e così i miei due grandi acquari ora sono all’aperto. Sono murati, non posso spostarli. Secondo me domattina i miei pesci rossi saranno tutti congelati».


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