Gelo, scatta l’allarme gas “Non basta più per tutti da giovedì via ai distacchi”

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MILANO – Italia in emergenza per le forniture di gas, da cui provengono due terzi del fabbisogno energetico nazionale. Ieri il comitato ad hoc del ministero per lo Sviluppo economico ha attivato la fase di emergenza, che prevede misure di contenimento dei consumi, esplosi in giornata a 454 milioni di metri cubi. Venerdì i milioni erano 417, a metà  gennaio circa 300. Finora non ci sono rischi di fornitura alle utenze domestiche, anche se i prossimi giorni saranno più duri: il picco è previsto proprio oggi.
Le misure del Comitato di emergenza, in cui siedono governo, grandi operatori, authorities e che tornerà  a riunirsi oggi, sono due: la messa in esercizio, in deroga alle norme ambientali, delle centrali a olio combustibile di Livorno, Piombino, Porto Tolle e Montalto di Castro; il distacco, possibile già  nella giornata di giovedì, della fornitura ad aziende che per pagare meno la bolletta hanno scelto l’opzione “interrompibile” (con le proteste di Emma Marcegaglia di Confindustria, che ha chiesto di metter mano con più decisione alle riserve degli stoccaggi). «Queste misure – riporta la nota del Comitato – tutelano pienamente le utenze domestiche, per le quali sono escluse conseguenze negative». Lo stato di emergenza è scattato «in relazione al previsto un prolungamento delle attuali condizioni meteo per tutta la settimana, e al permanere del calo di forniture dalla Russia e dai due rigassificatori disponibili di Rovigo e Panigaglia».
A fronte del fabbisogno crescente – solo «nel fine settimana la situazione si tranquillizzerà », come ha detto l’ad dell’Eni, Paolo Scaroni – c’è una molteplicità  di problemi ad approvvigionarsi. La Russia, approfittando della flessibilità  dei contratti a penale (“take or pay”) tra Gazprom ed Eni, sta fornendo circa il 20% meno dei volumi standard all’Italia. Ieri il taglio è stato del 18%, e poco consola che il manager di Gazprom Serghei Komlev abbia detto: «I consumatori europei chiedono volumi di gas più elevati rispetto a quelli che dobbiamo fornire». Anche la Francia sta vendendo gas in tono minore agli italiani. C’è poi il gasdotto libico, che malgrado la ripresa delle attività  dopo la guerra civile continua a funzionare a nemmeno il 70% del potenziale. Inoltre, le cattive condizioni meteo, che da dieci giorni impediscono alle navi metaniere di attraccare al rigassificatore di Rovigo – che starebbe funzionando al 50% – e hanno ostacolato l’arrivo di alcuni carichi anche in quello di Panigaglia. Gli impianti che convertono la materia prima da liquida a gassosa, in Italia, sono soltanto due, e la carenza infrastrutturale riguarda pure gli stoccaggi. Da un decennio l’Autorità  per l’energia rimarca la necessità  di potenziare i bacini di riserva, collocati prevalentemente in Pianura Padana e dove sono iniettati 10 miliardi di metri cubi, utilizzati per il 60%. Poi ci sono 5 miliardi di riserve strategiche. Ma anche qui qualcosa funziona storto: a Ripalta (Cremona) uno stoccaggio ha riaperto solo ieri per manutenzione, sembra in seguito a problemi tecnici legati all’eccessivo pompaggio, che avevano prodotto l’entrata di sabbia nelle tubazioni.
Gli stoccaggi fanno per la quasi totalità  capo a Stogit, società  della Snam (gruppo Eni). Da anni l’Autorità  per l’energia e l’Antitrust chiedono all’ex monopolista – cui il governo di fatto demanda la sicurezza degli approvvigionamenti – di creare nuovi stoccaggi e investire negli esistenti. «La situazione è critica ma monitorata. Effettivamente in termini di stoccaggio potremmo fare di più», ha detto ieri il ministro Corrado Passera. Nel caldo luglio scorso il presidente dell’Autorità , Guido Bortoni ripeteva: «Gli investimenti in stoccaggio, nuovi rigassificatori o gasdotti sono fondamentali per fare acquistare all’Italia il ruolo di hub europeo del gas. Senza queste infrastrutture l’Italia sarà  condannata a diventare una “provincia” del gas». Ieri l’Autorità  ha ordinato a Snam Rete Gas di accettare immissioni in rete da altri utenti, «anche per quantità  superiori alla capacità  conferita o non utilizzata da altri e anche oltre il termine previsto».


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