Leader No-Tav folgorato sul traliccio tensione in Valsusa, allarme dei Servizi

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CHIOMONTE – Sembra un funambolo Luca Abbà , appeso al traliccio verde che sovrasta la baita Clarea, il presidio No Tav appena espugnato da polizia e carabinieri. La sua sagoma scura si staglia contro il cielo limpido mentre tenendosi con una mano telefona a Radio Blackout dicendo con orgoglio: «Sono riuscito a sfuggire ai controlli e mi sto arrampicando…». Poi parla con il «rocciatore», un agente della questura di Padova, che sta preparandosi a salire a sua volta sul traliccio: «Non cercare di prendermi sennò friggiamo insieme…». Sono le 8.17. Un’ora prima il presidio di Clarea è stato espugnato senza colpo ferite da poliziotti e carabinieri che sono saliti in ValSusa all’alba (duemila uomini e centinaia di mezzi) anticipando con astuzia il blitz per la recinzione dell’area Cipe, 20mila metri quadri dove è previsto l’allargamento del cantiere LTF. Tre grosse ruspe sono pronte ad entrare in azione. I quindici militanti che presidiavano la baita non hanno fatto in tempo salire sui «nidi d’aquila», quattro casette di legno costruiti sugli alberi, dove avrebbero dovuto incatenarsi. 
Nessuno però riesce a bloccare Abbà , il funambolo vestito di nero che è sbucato dai boschi che conosce come le sue tasche e si è arrampicato sul traliccio su cui sventola la bandiera bianca del Movimento. Poliziotti e carabinieri lo guardano con il naso all’insù, consapevoli del rischio che sta correndo. Su quei fili corrono 5omila volts. Lo vedono superare la bandiera, accostarsi al filo di raccordo. «Non ti voglio prendere, voglio solo passarti una cima così ti puoi assicurare» gli spiega il rocciatore. Abbà  risponde: «Lasciala a metà  strada, la vengo a prendere…». Sono le sue ultime parole. Una fiammata improvvisa e il funambolo precipita da 12 metri, rimbalzando sulle pietre delle base del traliccio. Forse ha sfiorato il filo di raccordo, più probabilmente il suo stesso corpo ha chiuso l’arco voltaico e originato la scossa. Luca Abbà  però è miracolosamente vivo. I ragazzi della baita inveiscono contro la polizia: «Volevate il morto, ora sarete contenti». Ma è un medico della polizia a salvare Abbà , prestandogli i primi soccorsi perché l’ambulanza del 118 parte da Oulx e impiega venti minuti per arrivare. 
Abbà  riprende coscienza per qualche minuto dopo che il medico della Croce Rossa lo ha stabilizzato. Un elicottero lo trasporta al Cto di Torino. Ha tutte le ossa rotte, una bruciatura sulla schiena. La prognosi è riservata. Nel frattempo la scintilla che lo ha fatto cadere incendia la valle. I No-Tav annullano la fiaccolata prevista per la serata, bloccano gli ingressi dell’autostrada e per buona parte della giornata anche le statali. Le ruspe intanto cominciano il loro lavoro intorno alla Clare. Alle 19 l’ottanta per cento della recinzione è già  sistemato. Il movimento in assemblea a Chiomonte programma di bloccare ad oltranza lo svincolo di Chianocco e l’A32 ad Oulx per impedire i cambi di turno di polizia e carabinieri nel cantiere. Alberto Perino, il pensionato che si è fatto leader della protesta urla: «Luca è un eroe, non è caduto per colpa sua, lo hanno fatto cadere le forze dell’ordine…». La Procura di Torino però ha autorizzato la diffusione del filmato della Scientifica che ha ripreso le fasi della caduta del ragazzo di Ramat. Beppe Grillo sul suo blog attacca ancora la Tav: «Sono robe da pazzi quelle che accadono in Valsusa». I servizi segreti però nella relazione presentata ieri al Parlamento parlano di un ruolo crescente dei movimenti estremisti nella vicenda Tav: «In Valsusa agisce un articolato fronte di lotta, capace di unire diverse anime dell’antagonismo italiano spesso divise e, soprattutto, determinato a resistere ad oltranza contro la grande opera».
E mentre i sindaci della valle chiedono lo stop dei lavori, gli avvocati del Legal Team che assiste il Movimento annuncia ricorsi al Tar contro l’ordinanza prefettizia che delimita l’area Cipe. I venti di guerra soffiano forte in Valsusa mentre ancora non sono state notificate le ordinanze di quelli che per i valligiani sono «espropri» e che invece per Ltf sono «occupazioni temporanee».


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