Rinvii e speranze: ore di attesa a «Roma 2020»

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ROMA — È una giornata di alti e bassi, passata al telefono, in riunioni lunghissime, a guardare le agenzie. Con gli uomini del Comitato «Roma 2020» e del Coni appesi a una notizia, a un segnale, a una frase da interpretare. Una giornata nella quale si passa dalla prudenza all’ottimismo, dalla convinzione al pessimismo più nero, tra angosce, speranze, dubbi, paure.
Quando si incontrano nella sede della fondazione alemanniana «Nuova Italia», ospitata in un elegante palazzo alle spalle della centralissima via del Corso, il presidente del Comitato (e deputato Pdl) Mario Pescante, quello del Coni Gianni Petrucci, il dirigente Lello Pagnozzi e Gianni Letta già  sanno che il primo appuntamento tra il sindaco e il premier è saltato. Cattivi presagi, dunque, rispetto alla fiducia di domenica sera. Quando, con un rapido giro di telefonate, i cinque si erano reciprocamente avvisati che il sottosegretario alla presidenza del consiglio Antonio Catricalà  aveva fatto sapere che «il premier li avrebbe ricevuti il giorno dopo», cioè ieri mattina. «Poi ci sentiamo per concordare l’orario», l’aggiunta. Ieri mattina, però, la prima doccia gelata: «Il premier non può, appuntamento rinviato». Un altro giorno di attesa, e di ansie. Che vuol dire lo slittamento? È positivo o negativo? Partono le telefonate con Palazzo Chigi, con Montecitorio: «Il premier aspetta che vengano depositate le mozioni parlamentari di sostegno alla candidatura», la spiegazione, forse edulcorata, che viene fornita ai diretti interessati. Intorno alle due, il vertice a «Nuova Italia». Parla Gianni Letta, in un silenzio irreale. La sua non è una ventata di ottimismo: «Siamo ancora al 50 e 50», dice. Si esce alla spicciolata, nessuno si sbilancia. Le facce scure e tese di Petrucci e Pagnozzi la dicono lunga.
Dopo pranzo, però, il clima cambia. Alla Camera vengono depositate le mozioni, trasmesse poi dal presidente Fini a Palazzo Chigi: prima Fli-Udc-Api, poi il Pd, infine Pdl e «Popolo e territorio». Sono quattro, e siamo ben distanti dall’unitarietà  voluta dal premier e richiesta dal Cio. Ma poco conta. Secondo i leader politici il segnale è positivo, secondo «Roma 2020» pure: «Come fa Monti ad andare contro la sua maggioranza parlamentare?». Fuori dal sostegno alle Olimpiadi restano la Lega e l’Idv, che pone una pregiudiziale: «Cambiare i nomi dei membri del comitato». I quattro documenti, comunque, si somigliano. Premesse diverse, conclusioni quasi identiche. I partiti, però, litigano. La mozione bipartisan salta per un veto: quello posto da Fabrizio Cicchitto (Pdl) al fatto che il primo firmatario sia Walter Veltroni (Pd). Agli uomini dello sport italiani pare un dettaglio: «Essere tutti uniti sarebbe stato meglio, ma va bene anche così: quello che conta è la votazione finale». E, su quella, non sembra ci siano problemi. Anzi, lo stesso Cicchitto — che col suo «no» ha fatto storcere la bocca anche a Letta — dichiara che «il Pdl voterà  anche le mozioni di Pd e Udc». Al Campidoglio vedono ombre: il «fuoco amico» su Alemanno, in questi giorni, si è intensificato e gli uomini del sindaco temono che l’azione del capogruppo alla Camera finisca per indebolire la candidatura e quindi lo stesso primo cittadino. Alemanno gioca le sue carte e annuncia: «Sono pronti 380 milioni di investimenti privati, da una società  svizzera, per Tor Vergata». La Città  dello Sport di Calatrava, cattedrale nel deserto, la grande incompiuta dei Mondiali di nuoto 2009, avviata sotto la giunta Veltroni. Al sindaco sembra il colpo decisivo: «Il budget del Comitato, così, è in attivo». Solo per completare quell’impianto in vista delle Olimpiadi, infatti, se ne sarebbero andati 500 milioni.
Ma è in serata che arriva la nuova doccia fredda. Quando Palazzo Chigi fa sapere che «non c’è nessun appuntamento in programma». Altro giro di telefonate, qualche moto di stizza. Qualcuno si lascia scappare: «Se Alemanno non avesse parlato…». Il Campidoglio rilancia: «L’incontro c’è, il premier lo ha garantito dieci giorni fa e oggi (ieri, ndr) lo ha confermato Catricalà ». Il Pd, intanto, attacca: «La credibilità  del sindaco è sottozero», dice il segretario romano Marco Miccoli. Barbara Saltamartini (Pdl) replica: «È anti-italiano».
Un piccolo anticipo di cosa potrebbe accadere oggi, a seconda delle decisioni di Monti.


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