Ammortizzatori a regime dal 2017 E i contratti in vigore subito

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ROMA — Quando entrerà  in vigore la riforma del mercato del lavoro e chi riguarderà , coloro che già  lavorano o i futuri assunti? I tempi dipenderanno sia dagli strumenti legislativi che il governo sceglierà  per introdurre le nuove regole sia dalle scadenze che saranno fissate nelle stesse leggi, per esempio per quanto riguarda la fase transitoria di passaggio dall’attuale sistema degli ammortizzatori sociali al nuovo. La platea dei lavori interessati, in particolare alle nuove norme sui licenziamenti, dipenderà  invece dalle decisioni che il presidente del Consiglio prenderà  nella fase finale della trattativa con le associazioni imprenditoriali e sindacali, la prossima settimana. 
La platea dell’articolo 18
Ieri, sulla revisione dell’articolo 18, Palazzo Chigi ha precisato che non sono possibili ancora interpretazioni del pensiero del premier. È vero che nel discorso programmatico col quale presentò il suo governo in Parlamento Monti disse che la riforma del mercato del lavoro sarebbe stata applicata ai nuovi assunti, ma poi non se ne è più parlato. I sindacalisti che partecipano alla trattativa dicono che questo punto non è mai stato affrontato e sono convinti che alla fine le modifiche ai licenziamenti riguarderanno l’insieme dei lavoratori. L’ipotesi di escludere chi ha già  un’occupazione, creerebbe un doppio regime: lavoratori anziani più protetti (dal vecchio articolo 18) e giovani più esposti ai licenziamenti. E introdurrebbe non poche complicazioni, anche in termini di contenzioso giudiziario.
I tempi dell’articolo 18
Monti potrebbe procedere per decreto, rendendo immediatamente operative le nuove regole, soprattutto se riuscisse a chiudere l’accordo con tutte le organizzazioni sindacali e imprenditoriali. L’altra possibilità , molto gettonata, è quella del disegno di legge delega legato a un’approvazione rapida in Parlamento (corsia preferenziale, oppure emendamento a un provvedimento in corso di approvazione). La delega conterrebbe i principi della riforma che il governo dovrebbe attuare con decreti legislativi in tempi brevi (massimo sei mesi). Insomma, al più tardi, il nuovo regime dei licenziamenti sarebbe operativo dall’inizio del 2013. 
Tempi e platea dei nuovi contratti
Il riordino dei contratti, con la valorizzazione dell’apprendistato per i giovani e la stretta sui contratti precarizzanti (co.co.pro, associati in partecipazione, partite Iva in regime di sostanziale monocommittenza, job on call, voucher) riguarderà  necessariamente i nuovi contratti per quanto riguarda i vincoli normativi (per esempio una più stringente definizione del «progetto» nei rapporti di collaborazione) mentre eventuali aumenti delle aliquote contributive seguiranno la tempistica che sarà  indicata dalle norme. Per esempio sugli stessi co.co.pro. dove gli incrementi, se ci saranno, verranno scalettati nel tempo, mentre l’aliquota aggiuntiva sui contratti a termine dovrebbe scattare subito, sempre che il governo non faccia marcia indietro dopo le proteste che stanno arrivando da artigiani e commercianti. 
Tempi e platea degli ammortizzatori
Il governo ha l’obiettivo di un sistema il più possibile universale di tutela dei lavoratori con gli ammortizzatori sociali (cassa integrazione e Aspi, cioè la nuova indennità  di disoccupazione). In questo senso, i lavoratori delle piccole imprese e dei settori non coperti dagli ammortizzatori ordinari, che dal 2009 sono stati protetti in via straordinaria con gli strumenti «in deroga», entreranno stabilmente nel nuovo sistema. Se poi questo possa essere esteso ancora di più, abbassando per esempio i requisiti per accedere all’indennità  di disoccupazione, dipenderà  dai miliardi che il governo metterà  sul tavolo. Per ora non c’è da essere ottimisti. Infine, il nuovo sistema dovrebbe andare a regime nel 2017. Nei prossimi 5 anni la nuova cassa integrazione e l’Aspi verranno gradualmente introdotti mentre andrà  a sparire la cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività . L’indennità  di mobilità  dovrebbe invece andare a finanziare i fondi di solidarietà  per incentivare l’esodo dei lavoratori anziani.


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