Commissioni bancarie vicine al ritorno

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ROMA – Sarà  probabilmente un decreto legge, integrativo a quello sulle Liberalizzazioni, a risolvere il pasticcio dell’azzeramento delle commissioni bancarie che cittadini e imprese pagano sull’apertura di linee di credito. Entrato nelle Liberalizzazioni, contro il parere del governo, aveva provocato la rivolta delle banche e le immediate dimissioni del Presidente dell’Abi Giuseppe Mussari e del Comitato di presidenza. Dimissioni, respinte dai banchieri e ieri congelate da Mussari, almeno fino a quando la norma non tornerà  all’origine («sanzioni per chi non rispetta la trasparenza, ma non divieti»). 
Il rebus sul come intervenire sarà  risolto domani pomeriggio quando il premier Monti andrà  prima alle Commissioni Attività  produttive e Finanze della Camera e dopo incontrerà  a Palazzo Chigi i leader della maggioranza. E forse in Parlamento verrà  formalizzata la richiesta: un decreto legge integrativo che corregga il pasticcio. La data del provvedimento però, dovrà  essere la stessa del decreto Liberalizzazioni, perché il 24 marzo, data ultima per l’approvazione, entrerebbe in vigore la norma. Un incubo per le aziende di credito, che perderebbero 10 miliardi di ricavi. 
Mussari ieri ha incassato il sostegno dei partiti (Pd, Pdl e Udc), che aveva chiamato in aiuto. Ne è uscito «soddisfatto». «C’è stata attenzione – ha detto – si va verso una soluzione del problema, sia pure con diverse sfumature tra i partiti», che chiedono alle banche più trasparenza e soprattutto di riaprire i rubinetti del credito. C’è anche un problema politico: nessuno vuole mettere la “firma” su un provvedimento che suona come un salvataggio delle banche. Per uscire dall’impasse i partiti chiedono al governo di fare la prima mossa. Casini suggerisce «un ordine del giorno in cui si chiede al governo di intervenire». E una prima apertura arriva dal sottosegretario Claudio De Vincenti, che si dice pronto ad «accogliere» le «indicazioni» del Parlamento in tema di liberalizzazioni, «di cui terrà  conto nei prossimi provvedimenti normativi». Nell’incontro con i partiti di maggioranza s’è parlato anche della possibilità  che il sistema creditizio italiano diventi il veicolo per pagare i crediti che le imprese vantano nei confronti dello Stato, magari con una cartolarizzazione per una cifra che potrebbe aggirarsi sui 17 miliardi, i crediti più sicuri, quelli dello Stato Centrale. «L’Abi s’è detto disponibile», ha dichiarato Anna Finocchiaro (Pd).
Ora Mussari chiede di incontrare il governo. Perché il suo cruccio è quello di capire cosa si vuole dalle banche. «La discussione – ha detto – è sul nostro ruolo, su cosa facciamo, su cosa dobbiamo migliorare». Stessa linea indicata dall’ad di Unicredit, Ghizzoni, che ieri ha annunciato che metterà  a disposizione 70 miliardi di credito aggiuntivo, 40 per le imprese e 35 per le famiglie. «Ma verso le banche – ha aggiunto – c’è un clima di diffidenza e forse anche di ostilità ».


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