Democrazia sospesa? «Ancora un altro po’»

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Anche dopo le elezioni del 2013, anche oltre questa emergenza che fino a poco fa – parole del cavaliere – rappresentava niente di meno che «una sospensione della democrazia».
Dietro la svolta di Berlusconi non c’è solo la constatazione elementare che Monti andrà  avanti per la legislatura, eppure non riuscirà  a fare tutte le pesanti riforme che l’Europa sta imponendo all’Italia. Nei ragionamenti dell’ex presidente del Consiglio c’è anche la necessità  di garantire al suo partito un futuro indipendente dall’alleanza con la Lega. Movimento che è in crisi e ogni giorno si allontana un po’ di più dal Pdl. Ieri l’ultimo scambio di battute polemiche. «Berlusconi fa il contrario di quello che avevamo deciso di fare, la frattura è insanabile», ha detto Bossi. «Cerca voti», ha risposto Berlusconi.
La prospettiva di un’alleanza ampia offrirebbe al Cavaliere qualche speranza di riuscire a cambiare in questa legislatura la legge elettorale: in sostanza di poter fare a meno dei leghisti. E terrebbe lontani i centristi dall’alleanza con il Pd. Casini ha colto al volo la nouvelle vague berlusconiana dicendosi disponibile alla sola condizione che il cavaliere lasci la guida del Pdl ad Alfano. Condizione già  realizzata.
Il suo tentativo di rientrare in gioco il cavaliere, dopo anni di bordate al «teatrino della politica», lo ha solennemente spiegato così: «La democrazia si sostiene e si concretizza nei partiti». Per questo viva la grande coalizione, sempre che si facciano le riforme che il cavaliere ha in mente e che blinderebbero ulteriormente il sistema politico: più poteri all’esecutivo e meno agli elettori con una legge elettorale dalla soglia di sbarramento altissima. Conservando un ruolo centrale nel nuovo parlamento, poi, pur rinunciando a palazzo Chigi che ormai è definitivamente fuori dalla sua portata, Silvio Berlusconi potrebbe aspirare a dire la sua per il primo atto che attende le nuove camere. La nomina del successore di Giorgio Napolitano. Gianni Letta è il suo eterno candidato.
Monti o un montiano, dunque, ora vanno bene anche per il 2013. Berlusconi segue la vecchia massima: se non puoi combatterli, alleati. Ma un abbraccio così stretto al governo dei tecnici-politici non lo aveva ancora concesso: «Tutto quel che sta facendo il governo Monti è in assoluta continuità  con ciò che abbiamo preparato noi». Il cavaliere legge i giornali di famiglia e ieri si è specchiato in un’articolessa del Foglio dove si portavano infinite prove a favore della somiglianza tra il preside bocconiano e il tycoon brianzolo. Le pensioni? L’articolo 18? Farina del sacco di Arcore. Conseguenza: occorre che il cavaliere abbassi le armi nei confronti del suo vecchio commissario europeo, Mario Monti. È questa del resto l’assai nota tesi del direttore Giuliano Ferrara, che dal Giornale di Sallusti marcia diviso. Berlusconi ha eseguito immediatamente, ma sempre secondo il Foglio sarebbe pronto a fare ancora di più.
L’idea sarebbe quella di inaugurare la fase post berlusconiana del centrodestra lanciando un nuovo cartello elettorale aperto ai nemici di un tempo, Fini e Casini. Per forza di cose questo significherebbe perdere un po’ di truppa sul fianco destro, tra gli ex An. Per il nuovo schieramento ci sarebbe già  un nome, questo sì prevedibilmente berlusconiano: «Tutti per l’Italia». Se davvero il cavaliere volesse tentare un altro predellino, seppellendo il Pdl, potrebbe farlo già  domani quando è atteso proprio dal suo partito nel congresso di Milano.
Intanto alle avances del cavaliere sulla grande coalizione ha risposto immediatamente picche Bersani. Che ha fatto presto anche per fermare quelli del Pd ai quali invece il presepe del cavaliere di certo non dispiace. Al cavaliere, ma soprattutto ai sostenitori del Monti – o Passera – forever che si trova in casa, il segretario ha spiegato di avere «un’altra idea in testa: maggioranze coerenti con dei programmi che offrono ai cittadini una scelta». Sembra facile. Non lo sarà .


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