I professionisti delle Authority e le scorciatoie del potere

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Nel primo caso, calerebbe il sipario sulla discussa gestione dei Ligresti, nell’altro si scoprirebbero atti imbarazzanti non solo per l’establishment, ma anche per la stessa Isvap. La conquista di Fondiaria a opera di Sai, infatti, venne prima ostacolata e poi autorizzata. A volerci vedere più chiaro era l’Isvap presieduta da Gianni Manghetti, un politico ex comunista che si era formato in Banca d’Italia. A dare via libera fu, nel 2002, l’Isvap presieduta da Giancarlo Giannini, un tecnico di antico ceppo andreottian-geronziano, già  amministratore delegato dell’Ina. Le nomine ai vertici delle Autorità  aprono partite di potere, capaci di influenzare i grandi affari e i tassi di concorrenza dentro il sistema.
Quando l’Autorità  per le Comunicazioni, presidente Corrado Calabrò, fece solo finta di riformare l’Auditel controllato a mezzadria da Rai e Mediaset, confermò nei fatti il duopolio collusivo tra l’emittente di Stato e quella del capo dell’opposizione (ieri premier) sul flusso delle informazioni che determinano i prezzi degli spot. Quando l’Antitrust, presidente Antonio Catricalà , costrinse la Cassa depositi e prestiti a disfarsi dell’Enel se voleva tenersi Terna, determinò una situazione in cui, per simmetria, se la Cassa voleva tenersi l’Eni non avrebbe potuto più diventare l’azionista di Snam, una volta che questa fosse fatta uscire dall’Eni come pure volevano le leggi Bersani e Marzano. L’Antitrust vide la pagliuzza nell’occhio della Cassa e non la trave in quello dell’Eni. 
E il governo? Dovendo selezionare le priorità , il governo lascia la riforma delle Autorità  alla prossima legislatura. Ma Mario Monti qualcosa sta facendo. Con la nobile scusa di risparmiare, asciuga i collegi non rinnovando i commissari in scadenza. Bene. E però non potrà  sfuggire alle scelte di merito su presidenza Isvap, Agcom e sulla costituenda Autorità  dei Trasporti.
La mera riduzione del numero dei commissari, d’altra parte, può portare all’eterogenesi dei fini. Si pensi, per esempio, all’Autorità  di vigilanza sui contratti pubblici, dove è stato appena eletto presidente il consigliere di Stato, Sergio Santoro, nonostante questi avesse proseguito, anche dopo la nomina a commissario, un ricco arbitrato dando ragione al privato e torto all’Acquedotto Pugliese, salvo essere poi smentito dal magistrato ordinario. I primi a scadere saranno proprio i due commissari astenuti sulla promozione. Ma veniamo al nocciolo.
La nuova Autorità  dei Trasporti sarà  guidata da un collegio a tre, formato da persone di comprovata professionalità  e competenza e di indiscussa moralità  e indipendenza. Pena la decadenza, non potranno esercitare attività  o ricoprire cariche, anche elettive e politiche, in conflitto d’interessi con l’Autorità . Dureranno in carica 7 anni e non sarà  possibile un secondo mandato. Ottimo. Per evitare il degrado delle Autorità  ad approdo compensatorio per politici trombati e la fioritura dei professionisti del collegio, l’onorevole Linda Lanzillotta aveva suggerito di vietare la nomina di ex ministri, sottosegretari e parlamentari e di ex commissari di altre Autorità  senza che non fossero trascorsi 5 anni dalla fine del vecchio incarico. E tuttavia, come insegna la storia dell’Isvap, le regole, per quanto penetranti, non emanciperanno mai la politica dalle sue responsabilità .
Il governo Monti fonda sulla legge 481 del 1995 le procedure di nomina dell’Autorità  dei Trasporti, che assegna al ministro competente il compito di proporre i nomi, al Consiglio dei ministri sotto la guida del premier la conferma o meno della proposta e alle commissioni parlamentari del ramo in seduta congiunta l’ultimo vaglio, previa audizione dei candidati, e la nomina a maggioranza qualificata. Nel 1995 governava Lamberto Dini. Con la 481, si varò l’Autorità  per l’Energia. Nel 1997, quando si trattò di istituire l’Agcom, che interessava Rai, Mediaset e gli editori, sparì il voto a maggioranza qualificata e ricomparve la lottizzazione. Ora, con la pur meritoria riduzione da 8 membri a 4 più il presidente, per i meccanismi parlamentari il collegio può finire preda esclusiva di Pdl e Pd. Il governo è ancora in tempo a inserire un codicillo nel decreto Cresci Italia per estendere all’Agcom la disciplina originaria del ’95. In tal modo, completerebbe l’opera iniziata respingendo il duplice disegno, denunciato dalla Fisac Cgil, di prorogare per due anni la presidenza di Giannini all’Isvap e di dividere le cariche di presidente e direttore generale, oggi riunite in capo allo stesso Giannini, così da promuovere subito il vicedirettore Flavia Mazzarella, sua fedelissima. Ma su queste materie si attendono anche Angelino Alfano e Pierluigi Bersani. Leleadership si costruiscono anche tagliando le unghie alle corporazioni della politica e degli affari.


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