Il monito di Napolitano “Basta giovani sfruttati”

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ROMA – Per preparare il terreno ai prossimi passaggi parlamentari, partendo da quello sull’articolo 18, non c’è bisogno solo della maggioranza “strana” di Pdl, Pd e Terzo polo. Così ieri il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto i capigruppo della Lega Nord e dell’Italia dei Valori, forze politiche sul piede di guerra per il continuo ricorso del governo Monti ai decreti e al voto di fiducia. Il capo dello Stato non è insensibile a certe grida di dolore. È vero che l’emergenza economica impone tempi stretti e sarebbe bene avere provvedimenti di legge ordinati capaci di marcia speditamente. Ma sono «mancate revisioni di norme costituzionali e parlamentari», per avere questo risultato. Perciò il tema dei troppi decreti si ripete con tutti i governi. «Continuerà  – precisa però Napolitano – il mio vaglio rigoroso dei presupposti per ulteriori decreti legge e per il ricorso alla fiducia solo in casi di giustificabile necessità ». Parole apprezzate da Idv e Lega. 
Non è un intervento diretto sulla riforma del mercato del lavoro, quello del capo dello Stato. Ma è su quella legge che i riflettori sono puntati. In un messaggio al congresso dell’Ugl Napolitano spinge perché si arrivi al traguardo, per evitare che tutto resti com’è. «Le giovani generazioni, sulle quali grava già  un debito pubblico che tende a diventare un fardello insopportabile, devono poter accedere al mercato del lavoro in modo che non siano penalizzate da ingiustificate precarietà  o da forme inammissibili di sfruttamento», scrive il presidente della Repubblica. Il punto però rimane la flessibilità  in uscita, ossia l’articolo 18. E dalla Cgil continuano a giungere un pressing per nulla distensivo sull’esecutivo, su Fornero, sul premier. Devono cambiare idea, superare le loro rigidità . «Non passerà  la controriforma del mercato del lavoro – attacca Susanna Camusso -. Se lo capirà  la gente vinceremo. Siamo certi di farcela? No. Condurremo la battaglia fino in fondo? Assolutamente sì». 
Monti rientra lunedì a Roma, dopo il viaggio in Oriente. Troverà  sul suo tavolo gli articoli del disegno di legge Fornero. Il clima surriscaldato di questi ultimi giorni non aiuta il varo di quel testo, già  contestatissimo. Ma sono in azione i pontieri. Un messaggio di pace viene anche dal Partito democratico. Enrico Letta, il vicesegretario, posta su Twitter: «Sull’asse Monti-partiti si sono amplificati equivoci che rientreranno rapidamente. Posta in gioco troppo alta. Niente dietrologie». Non stupisce la fonte visto che Letta è tra i tifosi dei tecnici. Ma il testo è concordato con Pier Luigi Bersani. Anche lui vuole spegnere gli incendi e non evocare più “cazzotti”. Segnali analoghi partono dalla Cina, dove lo staff di Monti insiste sull’equivoco, stesso termine usato da Letta. «La frase sul consenso dei partiti va letta nel suo contesto – ripetono gli uomini del Professore -. Non mette in discussione il ruolo delle forze politiche». La tregua, almeno sul piano verbale, è siglata.


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