La carne pesa sulle presidenziali

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I sondaggi sono sempre sfavorevoli a Nicolas Sarkozy, ufficialmente candidato da tre settimane, e il socialista Franà§ois Hollande è sempre dato vincente. Ma gli outsiders crescono: Marine Le Pen è in agguato, data al 17,5% al primo turno (sempre che riesca a trovare le 500 firme di eletti obbligatorie per presentarsi), il centrista Franà§ois Bayrou recupera un po’ (12,5%). Ma chi sale di più è il candidato del Front de Gauche, Jean-Luc Mélenchon, che sfiora il 10% grazie a una campagna molto efficace, che affronta i problemi della vita quotidiana dei cittadini e propone una netta inversione di rotta rispetto al neo-liberismo imperante. 
In questo contesto, Sarkozy è convinto che «il primo soggetto di preoccupazione dei francesi è la questione della carne halal». L’affermazione è più che sorprendente e sta sollevando una polemica. Era stata Marine Le Pen, qualche settimana fa, a tirar fuori per prima la storia della carne halal, un modo indiretto per riprendere il vecchio tema dell’ostilità  all’islam. Il ministro degli interni, Claude Guéant, che va a caccia dei voti del Fronte nazionale per conto di Sarkozy, ha fatto il collegamento tra «carne halal» e «voto degli immigrati extracomunitari alle elezioni locali», affermando che, se verrà  loro concesso il diritto di voto, come propone Hollande, i francesi saranno obbligati a mangiare carne halal a causa del maggiore potere concesso a una comunità . Il primo ministro, Franà§ois Fillon, ha finto per esasperare non tanto i musulmani ma soprattutto gli ebrei, che possono macellare casher, suggerendo a queste religioni di rinunciare alle «tradizioni ancestrali» che oggi «non hanno più senso, mentre nel passato dipendevano da problemi di igiene». Il Gran rabbino di Francia, che ha chiesto di «smetterla di strumentalizzare le religioni nella campagna», sarà  ricevuto da Fillon per chiarimenti. Sarkozy ha proposto di etichettare l’origine della carne «in funzione del metodo di macellazione», per assicurarne la «tracciabilità ». Il Crif (Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche di Francia) ha ricordato al governo che in Francia c’è la separazione dello stato dalla chiesa e che questa ingerenza ha un che di «umiliante». Questa polemica ha finito per suscitare perplessità  anche nell’attuale maggioranza. Il ministro deli esteri, Alain Juppé (uno dei pochi che si permette di parlare senza seguire pedissequamente Sarkozy) ha rifiutato di dare corda alla teoria dello «scontro delle civiltà »: «il problema della carne halal sia un falso problema in realtà  e che ci sono altre questioni da affrontare». Hollande, che si è rifiutato di intervenire sulla carne halal o casher, ha sottolineato l’importanza della «laicità » in quanto «libertà  di religione».
Non stupisce che, di fronte all’avvitamento del presidente uscente in questa polemica assurda, due francesi su tre trovino la campagna «poco interessante». Di qui il leggero calo dei due principali protagonisti nelle intenzioni di voto nell’ultima settimana, Hollande al 29,5% (era al 31,5) e Sarkozy al 25% (era al 27), con i «piccoli» in crescita. I francesi chiedono che si parli del problema della casa, delle pensioni, del potere d’acquisto, dell’ambiente, della scuola, dalla disoccupazione e dell’insicurezza, mentre pensano in larga maggioranza che la crisi finanziaria abbia preso uno spazio esagerato.
L’idea che ci possa essere un’alternativa alla cura di austerità  generalizzata in Europa appare poco credibile: per questo, Hollande, che ha promesso di rivedere il Fiscal Pact, viene percepito come meno capace di Sarkozy di pesare sulla scena internazionale. La teoria del «complotto» dei conservatori europei per non ricevere il candidato socialista ha finito per indebolirlo.


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