La Cgil proclama lo sciopero. Camusso: la partita non è chiusa

Loading


Mai nella storia della Cgil erano state indette 16 ore di sciopero. Il via libera a larghissima maggioranza ( 95 favorevoli, 2 contrari, 13 astenuti) del Direttivo di Corso Italia conferma la straordinarietà  della situazione. La riforma del lavoro firmata Monti e Fornero produce la reazione ferma della Cgil e di Susanna Camusso, una sorta di dichiarazione di battaglia a tutto campo contro l’esecutivo attuale.
Occhi stanchi, sintomo di una notte agitata, e voce più roca del solito, il segretario generale pesa le parole ma attacca a testa bassa: «Il governo scarica sui lavoratori, sui pensionati e sui pensionandi i costi delle operazioni che si vanno facendo», «non è minimamente interessato alla coesione sociale come dimostra la scelta di non concludere la trattativa».
La ricostruzione del «giorno dell’accordo separato», «della fine della concertazione», «dell’isolamento della Cgil» (come sostengono tanti commentatori) parte da una semplice constatazione di «incoerenza» delle parole di Monti: «Continua a dire che l’articolo 18 non era al centro della riforma, ma allora non si capisce perché aveva bisogno di un pronunciamento proprio su questo aspetto». La spiegazione è semplice: «Il messaggio che vuole portare in giro per l’Asia (per il tour governativo che parte sabato, ndr) è che nel nostro Paese si può licenziare liberamente».
LIBERTà€ DI LICENZIAMENTO
Sull’articolo 18 dunque non siamo davanti ad una «semplice manutenzione», ma alla «scelta di cancellare lo strumento di deterrenza verso i licenziamenti: si cambiano i rapporti di potere nei luoghi di lavoro e si mette a rischio licenziamento i lavoratori più deboli». Il messaggio al governo è preciso: «La partita non è chiusa, il Parlamento intervenga e modifichi la norma». L’invito è rivolto a «tutta la politica», e dunque non solo alla sinistra, «è di domandarsi se si può approvare una norma che cambia così profondamente le condizioni dei lavoratori». Il tema è quindi quello della «riconquista del reintegro».
L’analisi del resto della riforma è approfondita e non manca di sottolineare gli aspetti positivi. «Sulla lotta alla precarietà , al netto dell’assalto che il sistema delle imprese sta portando avanti in queste ore, i passi avanti sono importanti anche se una sola forma contrattuale sarà , forse, cancellata (il contratto di associazione in compartecipazione che rimarrà  per i soli familiari, ndr). Più negativo il commento sul capitolo ammortizzatori: «L’universalità  promessa per la Cassa integrazione e per il cosiddetto Aspi non c’è» e in quest’ultimo caso la mancanza pesa di più perché «il governo che parla sempre di giovani si è totalmente dimenticato di tutti i lavoratori para-subordinati».
L’impegno preso per oggi è quello di partecipare al tavolo fissato per le 16 nella sede tecnica del ministero del Welfare di via Flavia. «Come promesso consegneremo al governo il documento messo a punto dal nostro Direttivo», annuncia Camusso. Anche se non si fanno illusioni sulla possibilità  che il governo possa fare alcuna marcia indietro: «È stato Monti a dire che il testo sull’articolo 18 è blindato».
INVITO A CISL E UIL
Lo strappo di martedì ha comunque messo in discussione i rapporti con gli altri sindacati. Messe da parte le accuse con un unico accenno («è stato un gravissimo errore che Cisl e Uil abbiano interrotto un’iniziativa unitaria»), come le critiche avanzate da alcuni «ad essere fidati troppo di Bonanni», il segretario della Cgil rivolge un appello alla Cisl e alla Uil per «costruire una proposta unitaria di cambiamento che metta al riparo i lavoratori». Convinti che sia Bonanni che Angeletti sanno che anche i loro iscritti si uniranno alle proteste in difesa dell’articolo 18.
In mattinata era toccato a Fulvio Fammoni, segretario confederale il cui mandato scadrà  ad aprile, proporre al Parlamentino Cgil «una forma di mobilitazione lunga ed articolata». «Non sarà  ha spiegato Fammoni la fiammata che si esaurirà  in un giorno che il governo ha messo in conto».
Oltre alle 16 ore di sciopero (8 per assemblee e altre otto, in un’unica giornata, con manifestazioni territoriali), anche una «petizione popolare per raccogliere milioni di firme ed iniziative specifiche con i giovani per contrastare le norme sbagliate sul precariato, l’avvio del lavoro con la Consulta giuridica per i percorsi legali (ricorsi) e una campagna nazionale «a tappeto» di informazione».
Nel lungo direttivo non sono mancate posizioni critiche. La minoranza della “Cgil che vogliamo” guidata da Gianni Rinaldini aveva presentato un testo alternativo ancora più duro contro il governo Monti. Poi si è arrivati ad un testo condiviso.


Related Articles

Le parti sociali spiazzate: ora incontro senza ministro

Loading

ROMA — È stata una falsa partenza. Qualcosa non ha funzionato. Nel clima che si è creato nella sala Verde di Palazzo Chigi, con i vertici delle parti sociali che si guardavano stupiti mentre erano costretti a seguire, senza avere il testo, Elsa Fornero che leggeva loro il lungo documento (8 pagine) sulle «Linee guida del governo per la riforma del mercato del lavoro».

Pomigliano prima vittima del crollo Fiat

Loading

Il mercato torna ai livelli del 1979: a agosto due settimane di cassa integrazione

Sindacati denunciano: «Mancano ovunque mascherine e sicurezza»

Loading

Usb, Si e Adl Cobas scioperano e denunciano casi di contagio sottovalutati. Protesta e fermo di un’ora anche alla Fca di Pomigliano. «Le aziende citano l’Oms e dicono che non servono, noi chiediamo tamponi e quarantena»

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment