“Evitato il decreto, ora le modifiche” Cisl e Uil innestano la retromarcia

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Cernobbio (Como) – Appoggiato alla ringhiera del lungolago, Raffaele Bonanni è evidentemente preoccupato: «In questa storia dell’articolo 18 c’è qualcuno che gonfia i palloni di fumo per pure ragioni elettorali. Che sostiene linee diverse da quelle che aveva garantito con noi. Un gioco pesante. Prima o poi quei palloni scoppieranno in faccia a chi li ha gonfiati». 
E’ l’inizio del pomeriggio. A Roma il Consiglio dei ministri è ancora in corso. Al convegno di Confcommercio di Villa D’Este arrivano solo le notizie sulle mobilitazioni unitarie, dal Piemonte alla Sicilia. L’articolo 18 sta riunendo alla base organizzazioni sindacali che fino a ieri erano divise. Ci sono fabbriche in cui Fim e Uilm scioperano con la Fiom, una bestemmia fino a ieri. La protesta crea disagio. Deve intervenire con un comunicato ufficiale il segretario generale della Fim, Giuseppe Farina, per richiamare all’ordine la base: «Non esistono nella categoria le condizioni per promuovere iniziative unitarie con la Fiom, che con ogni evidenza non ha interesse alcuno a trovare soluzioni positive». Un veto che la base sembra però ignorare. Scioperi unitari si svolgono anche in fabbriche tradizionalmente moderate e in categorie non barricadere come i bancari.
Perché Bonanni è preoccupato? Una spiegazione indiretta viene dalla ricostruzione dei fatti che poco più in là , davanti alla sala convegni, propone Luigi Angeletti, numero uno della Uil. «Il fatto è che quando abbiamo proposto a Elsa Fornero la possibilità  di ricorrere al giudice anche in caso di licenziamenti di tipo economico, il ministro ci ha detto di no. Pensavamo che Monti avrebbe mediato e invece martedì anche il Presidente ha sostenuto che i mercati internazionali non avrebbero consentito una formulazione di questo genere». Dunque perché dopo quell’incontro Bonanni ha dichiarato che l’accordo sull’articolo 18 era sostanzialmente fatto?
Sono i collaboratori del leader della Cisl a spiegare quel che il segretario generale lascia solo intendere: «Andatevi a leggere quel che ha scritto sull’Unità  il responsabile economico del Pd». Il riferimento è all’articolo del 9 febbraio firmato da Stefano Fassina e Emilio Gabaglio. Sulla questione delicata dell’articolo 18 Fassina scrive che bisogna valutare «se e come i licenziamenti individuali di carattere economico non possano seguire un percorso simile a quello per i licenziamenti collettivi della stessa natura, con l’intervento del sindacato e l’applicazione di analoghe provvidenze sociali». Dunque, ragiona Bonanni, se il Pd era d’accordo a non coinvolgere il giudice in caso di licenziamenti individuali economici, perché oggi cavalca la protesta chiedendo il reintegro a tutti i costi? 
Ma sono tutte recriminazioni sul passato. In realtà  nel parco lungo il Lago di Como quel che conta sono le notizie da Roma. «Non vorrei – confessa Angeletti – che qualcuno fosse tentato di giocare il tutto per tutto su questa materia». Uno show down con l’adozione di un decreto, prendere o lasciare, avrebbe davvero messo in grave difficoltà  Cisl e Uil. Così quando, a metà  pomeriggio, le agenzie annunciano che non ci sarà  decreto e che le modifiche all’articolo 18 sono confermate «salvo intese», i sindacalisti di Villa D’Este tirano un sospiro di sollievo: «Faremo un’opera di lobbing per modificare in Parlamento la parte della norma che non condividiamo», annuncia Angeletti. Anche Bonanni commenta positivamente: «Siamo convinti che si possa modificare la norma. Ad esempio prevedendo un soggetto terzo, come potrebbe essere l’Ufficio del Lavoro, che giudica se davvero esistono le condizioni per il licenziamento di tipo economico. Non possiamo lasciare che siano le aziende a decidere da sole in una materia tanto delicata, come se fosse un’autocertificazione». 
La conclusione del Consiglio dei ministri offre a Cisl e Uil una nuova possibilità  per uscire dalle loro difficoltà  e per ricucire con la Cgil: «Abbiamo sempre detto – spiega il segretario nazionale di corso d’Italia, Vincenzo Scudiere – che non avremmo accettato una norma che non prevedeva il reintegro tra le possibilità  per il licenziamento economico. Continuiamo a pensare che debba essere così». Questa mattina a Cernobbio arriveranno sia Elsa Fornero, sia Susanna Camusso. Un faccia a faccia che si annuncia particolarmente teso.


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