Scoppio alla Lafumet, cinque feriti

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Cinque ustionati, di cui quattro in modo grave, nel primo pomeriggio di ieri in un’azienda di Villastellone che si occupa di smaltimento di rifiuti industriali, la Lafumet. I sindacati accusano: «Non è la prima volta che accade, la proprietà  nonostante le sollecitazioni non intende rinnovare gli impianti, anzi paventa la chiusura». La replica dei titolari non si fa attendere: «Non abbiamo mai lesinato investimenti per la sicurezza degli operai, l’incidente è stato causato da una leggerezza».

Quello di ieri non è il primo incidente nello stabilimento Lafumet di Villastellone. Nel corso degli anni si contano almeno altri due incendi, sempre con feriti, seppur meno gravi. Oggi gli operai sono in sciopero. «Più volte ci siamo lamentati per le condizioni di lavoro – denuncia Calogero Romano, rappresentante dei lavoratori alla sicurezza (Fim-Cisl) – ma per l’azienda prevale l’interesse economico. E’ drastica: se aggiornare macchinari e impianti costa troppo, allora tanto vale chiudere il reparto. E la crisi influenza persino le commesse: si prende di tutto, anche lavorazioni che comportano rischi elevati per i lavoratori. Per esempio lo smaltimento di bombolette spray. L’anno scorso ci sono stati altri due incendi: uno proprio nel settore lavorazione fusti. Per la presenza di gas esplosivi abbiamo chiesto di installare un impianto di aspirazione: non è stato fatto».
Nella fabbrica lavorano un’ottantina di dipendenti: la metà  sono stranieri. «Ora sono tutti in regola – prosegue Romano – ma anni fa la situazione era diversa. Sul fronte della sicurezza stiamo cercando di sistemare le cose. Oltre allo stipendio vogliamo portare a casa anche la pelle». Secondo i sindacati, nella ditta esistono le dotazioni tecniche antincendio, almeno quelle di base, ma «manca una procedura stabilita per i casi d’emergenza. «Gli estintori ci sono – mette in chiaro Simone Demichelis della Fim-Cisl – e funzionano, ma alla fine tutto viene lasciato alla buona volontà  dei lavoratori. Avevamo segnalato il problema già  in occasione di altri incidenti, ma dall’azienda non abbiamo ricevuto risposta». Il precedente più grave, la sera del 22 luglio del 2003 quando un incendio manda in fumo 6mila metri quadrati di bidoni pieni di vernici, oli e solventi. Dopo una notte di fiamme e nubi nere la conta dei danni supera i due milioni di euro. Per i dipendenti e gli abitanti delle case vicine tanta paura, ma fortunatamente, quella volta, nessun ferito. Succede di nuovo otto mesi dopo, nel gennaio del 2004, quando tre operai rimangono intossicati per una fuga di gas mentre stanno completando un’operazione di bonifica dei rifiuti. Dalle valvole di un serbatoio esterno allo stabilimento fuoriesce del solfuro di sodio che venne inalato, senza gravi conseguenze, da tre addetti. L’ultimo, ieri: il bilancio è di 5 feriti, 4 gravi.
«I danni non sono rilevanti – premette Sergio Marchiaro, titolare della «LaFumet» – ma quello che ci interessa sono le condizioni degli operai. Siamo in continuo contatto con l’ospedale per avere aggiornamenti. Non è vero che lesiniamo sulla sicurezza, né per ciò che riguarda gli impianti, né per i corsi. Da tempo abbiamo avviato un percorso di rimodernamento, alzando, dove è possibile, proprio le protezioni a favore dei lavoratori. I nostri dipendenti sono tutti assunti, direttamente e con un contratto a tempo indeterminato: siamo anche in regola con stipendi e contributi». Sulle cause dell’incidente, Marchiaro mette le mani avanti. «Certo – avverte – la dinamica è ancora da ricostruire, ma l’incendio non è stato provocato dal malfunzionamento di qualche macchinario o dalla lavorazione di bombolette spray: semplicemente, è stata commessa una leggerezza. Un operaio stava riparando una pressa con una saldatrice: l’impianto era fermo perché in manutenzione. Da lì sono partite delle scintille che a contatto con gli oli di una canalina di scolo hanno scatenato l’incendio. Le fiamme si sono poi estese al macchinario vicino, addetto alla pulizia dei fusti, e contenente altro materiale infiammabile». Nonostante l’incidente, laFumet non ha mai smesso di lavorare. «Non potevamo fare altrimenti – alzano le braccia in azienda – qui trattiamo rifiuti industriali, che per legge vanno scaricati».


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