Si dà  fuoco nella sua auto per i debiti con il Fisco

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BOLOGNA — L’auto è carbonizzata, gli interni quasi sciolti dalle fiamme. Nel piazzale è rimasta una scarpa annerita. Mani pietose hanno deposto un mazzo di fiori. Giuseppe, 58 anni, piccolo artigiano di Ozzano Emilia, alle porte di Bologna, titolare di un’azienda edile da tempo in sofferenza, sta lottando tra la vita e la morte al Centro Grandi Ustionati di Parma. «Le sue condizioni sono stazionarie» dicono i medici, che oltre non vanno, consapevoli che le speranze sono poche quando le ustioni raggiungono il 100% della superficie corporea. 
Non ci sono dubbi sui motivi di un gesto preparato nei minimi dettagli. Nel darsi fuoco all’interno della sua Fiat Punto, in quel parcheggio dove fino a qualche mese fa c’era una sede delle Agenzie delle entrate e ora si trovano le Commissioni tributarie, Giuseppe voleva rendere pubblico un braccio di ferro con il Fisco vissuto come un calvario tra imposizioni di pagamento, presunte evasioni e ricorsi bocciati. Messo alle strette dalla crisi e con un processo per presunte fatture false ancora da affrontare, l’artigiano ha messo in scena una sorta di clamorosa e dolorosa resa pubblica, lasciando fuori dall’auto tre biglietti (alla moglie, agli amici e alla Commissione tributaria). 
Erano le 8.20 quando un boato ha scosso il parcheggio in via Paolo Nanni Costa, periferia ovest di Bologna. «Ho sentito un gran rumore, sembrava un tubo saltato — ha raccontato un testimone —: invece era un’auto, trasformata in una palla di fuoco…». Dentro, c’era Giuseppe. Che aveva pianificato la sua fine. È arrivato presto al parcheggio. Ha scritto i tre biglietti. Ha cosparso il cofano di benzina e si è chiuso dentro. È stato un vigile urbano, richiamato da un ragazzo rumeno, a salvare per il momento la vita all’artigiano, spegnendo le fiamme con il suo giaccone. «L’uomo — ha raccontato la guardia municipale — continuava a ripetere: “Voglio morire, lasciatemi andare”…». 
Un gesto che ha scosso Bologna, riproponendo la faccia più crudele di una crisi economica che non risparmia nemmeno la grassa Emilia-Romagna. «È sconvolgente — è il commento del sindaco pd, Virginio Merola —: un gesto del genere deve fare riflettere tutti perché è una richiesta di aiuto che non può lasciarci indifferenti». Il governatore Vasco Errani sottolinea come episodi di questo tipo «sono purtroppo sempre meno isolati tra lavoratori e imprenditori». La Lega va all’attacco del governo Monti: «Ormai la crisi è un’emergenza sociale e la politica dei tecnici è sbagliata». Per il Pd, invece, compito dell’esecutivo deve essere quello di mettere in campo misure per garantire lavoro e reddito. 
I finiani, con Roberto Flaiani, puntano il dito contro i metodi di Equitalia, che «spesso colpisce senza preavviso e con eccessiva durezza». I vertici della Cna parlano di «momento di angoscia per migliaia di imprenditori» e la Confcommercio denuncia: «I suicidi legati alla pressione fiscale e alla crisi sono ormai all’ordine del giorno». Il dipietrista Sandro Mandino propone di creare una figura istituzionale, «alla quale possano rivolgersi, anche anonimamente, tutti coloro che sono alle prese con questa crisi devastante».


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