Tre gallerie fatte e niente scontri ecco l’alta velocità  d’Oltralpe

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«La Torino-Lione è un progetto cruciale, il più importante per Francia e Italia: è ecologico e farà  in modo che migliaia di camion non attraversino più per le Alpi». Dalla Francia arrivano parole di sostegno all’Italia in questi giorni difficili per le proteste della Val Susa. È il ministro dei Trasporti di Parigi Thierry Mariani ad apprezzare «la determinazione del governo italiano che dimostra di non piegarsi davanti a una minoranza». Al di là  delle Alpi d’altronde la Tav è avanti anni luce rispetto a noi. Quasi nessuno la contesta e i primi cantieri sono partiti nel 2002. Il progetto è stato discusso e condiviso con amministrazioni locali e cittadini e in molti casi sono già  state fatte le compensazioni economiche. Per questo il ministro francese può aggiungere: «È un’opera che tutti dovrebbero appoggiare visto che farà  in modo che i villaggi sui due lati della frontiera siano liberati dal passaggio dei mezzi pesanti». Mariani ha anche ricordato l’incontro avuto a Roma lo scorso 30 gennaio con il viceministro alle Infrastrutture, Mario Ciaccia, quando Italia e Francia hanno dato il via libera definitivo all’accordo per la ripartizione dei costi relativi alla realizzazione della tratta transnazionale della linea ferroviaria: il tunnel di base appunto, lungo 57 chilometri.

Dialogo, e vantaggi per gli abitanti nella norma adottata dal governo    


Il segreto del consenso all’opera in Francia ha un nome: Demarche grand chantier. È la politica che dal 2002 Parigi ha adottato per le grandi opere che è diventata legge. In base a questa norma, fin dai lavori preliminari nella valle della Maurienne sono state usate quasi solo imprese locali (l’86 per cento). Non solo: nei cantieri non sono previsti campi base e alloggi perché il personale che non abita in zona dorme negli alberghi e mangia nelle locande. In più i centri della valle hanno anche ritorni fiscali. E sono allo studio misure per far monetizzare agli enti locali la vendita dei materiali di scavo.

Pochi contestatori e molti favorevoli la popolazione, consultata, ha detto sì    


Hanno tempo fino al 19 marzo, gli abitanti della Valle Maurienne, corrispettivo francese della nostra Val Susa, per partecipare alla enquete publique, consultazione pubblica sul progetto che punta a raccogliere informazioni, critiche e pareri sull’opera. Una procedura che si ripete per ogni grande opera e che ha fatto sì che nella Maurienne siano pochissimi gli oppositori della Torino-Lione. Qualcuno c’è, uno sparuto gruppo autonomista, il “Comitato per la difesa delle Alpi” che ha organizzato una raduno la scorsa estate al Moncenisio: erano 150. Partecipa alle iniziative No Tav, ma ha a cuore più che altro l’autonomia delle aree alpine.

Si rischia di spendere troppo senza la priorità  per le merci    


Il treno veloce sembra ormai inarrestabile. Anche in Francia però si discute: nei giorni scorsi un ente statale, l’Agenzia nazionale per l’ambiente, dopo aver deciso che il nucleare è antieconomico, in un rapporto, ha fatto notare che nell’attuale progetto della Torino – Lione manca una chiara priorità  verso il trasporto delle merci: «La linea storica che già  esiste tra le due città  sarebbe in grado di smaltire fino a 19 milioni di tonnellate di merci. Ora ne passano cinque». Quindi per l’agenzia si rischierebbe di spendere molti soldi senza una reale svolta nel trasporto merci. Questo è l’unico punto a favore dei No Tav che arriva dalla Francia.

I lavori sono iniziati dieci anni fa e le “discenderie” sono già  finite    


In Francia i lavori contro cui si battono i No Tav a Chiomonte sono partiti già  da dieci anni e sono già  state scavate tre “discenderie” (ovvero, le gallerie esplorative che scendono alla quota del futuro tunnel di base e servono per studiare il tipo di roccia e programmare i lavori). La prima è stata, nel 2002, quella di Modane: 4 chilometri di scavo. Poi, nel 2003, Saint Martin La Porte (2,4 km.) e infine nel 2005 quella di La Praz (2,480 km). Tutte sono già  finite (ce ne sarà  però una quarta) e, come quella di Chiomonte (unica prevista in Italia), saranno poi usate come gallerie di servizio durante i cantieri del tunnel principale.


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