Autogrill non tratta: «Fuori»

Loading

Evidentemente lo ha fatto, ma nel modo peggiore. E così sono già  partite le lettere di licenziamento per 7 dipendenti di Milano, venerdì scorso (erano 8, ma il direttore verrà  tenuto dentro e trasferito in altra sede). Senza tentare un ricollocamento negli altri ristoranti lombardi, senza sperimentare neanche la cassa integrazione. Adesso tremano altri 80 addetti a rischio, a Milano Bisceglie, Bologna e Roma: a Bologna ieri la trattativa si è rotta e l’azienda ha annunciato l’invio delle lettere per il 30 aprile. Ironia della sorte: proprio oggi Alessandro Benetton erediterà  dal padre Luciano la presidenza di Benetton Group. 
«Io pensavo che in Autogrill ci avrei lavorato sempre: sto dietro il bancone da 10 anni, altri miei colleghi da 20. Una vera doccia gelata», commenta a caldo Marta (usiamo nomi di fantasia per tutelare i lavoratori). All’Autogrill Caboto di Milano, ristobar posto proprio al confine tra Milano e Corsico, ci venivano soprattutto i dipendenti Vodafone, che aveva diverse sedi in quella stessa area. Ma adesso che la multinazionale della comunicazione si è costruita un bel palazzo di vetro tutto suo in via Lorenteggio, con tanto di mensa per 2500 persone, i pasti sono crollati da una settimana all’altra. Così è arrivata la sentenza di chiusura, e lo stesso destino si prepara per il vicino locale di Via Bisceglie, dove lavorano altri 15 addetti: chiuderà  tra maggio e giugno. E intanto però Cgil, Cisl e Uil spiegano che «in altri punti vendita Autogrill continua ad assumere con contratti brevi – vanno molto quelli di 14 giorni, perché superati i 15 scattano diversi obblighi contributivi e maggiori costi – e amplia i locali di Stazione centrale e Lambro Sud».
«Quando la Compass ha vinto l’appalto per la mensa Vodafone – riprende Marta – pensavamo che ci avrebbe preso. Invece hanno solo contattato informalmente alcuni di noi: propongono contratti part time con molte meno ore e azzerando tutto quello che abbiamo finora acquisito. Per ora ci siamo rifiutati, ma certo adesso non sappiamo dove andare: alcune sono mamme sole con bambini, poi c’è il cuoco che lavora qui da 27 anni. Ci è cascato il mondo addosso: uno di noi mi ha confessato che ha iniziato a prendere gli psicofarmaci per riuscire a dormire». 
Giorgio Ortolani, della Filcams Cgil di Milano, annuncia che le iniziative si svilupperanno su due fronti: «Nei riguardi di Autogrill, con la contestazione legale, e poi rispetto alla Compass».
Anche a Bologna la partita sembra chiusa. In questo caso le insegne non sono quelle dell’Autogrill, ma parliamo della controllata Burger King. Fast food molto simile al McDonald’s ma, raccontano i lavoratori, con i tempi alla «linea di montaggio» un po’ meno spediti; e l’uso di spalmare le salsine sull’hamburger, anziché «spararle» con un apposito macchinario. Il Burger King andava pure bene: secondo quanto riferisce la Cgil, al tavolo l’azienda aveva dichiarato che i conti erano in ordine, ma che il nuovo affitto richiesto per i locali era diventato proibitivo. Da qui l’idea di chiudere, con la procedura di mobilità  per i 25 dipendenti (ma ne licenzieranno solo 24, il direttore anche qui verrà  salvato): nel frattempo il locale è in restauro, i lavori dureranno qualche mese e – avrebbe detto la stessa Autogrill – a rilevare sarà  McDonald’s. Che però rimane dietro le quinte: «Non nega né conferma – spiega Fabio Fois, Filcams Cgil Bologna – Ci ha detto che a suo parere non ricorrono gli obblighi del passaggio di appalto, e che quindi non applicherà  la norma del contratto nazionale che le imporrebbe di riassumere tutti i lavoratori».
Loredana aveva ottenuto il contratto stabile al Burger King nell’agosto scorso, dopo diversi anni di contrattini: e ora, per paradosso, è fuori. «Mi ero parecchio sbattuta – spiega – Avevo accettato i turni notturni, nonostante abbia due bimbi piccoli, e mi facevo carico di tante incombenze al posto degli altri». Autogrill ha 11 locali a Bologna e provincia – tra cui il noto Cantagallo sull’autostrada: se proprio fosse stato impossibile ricollocare tutti, almeno si puntava alla cassa fino a fine anno, così da poter aprire un tavolo con McDonald’s. D’altronde, c’è un gentlemen agreement nel territorio per cui non si va mai direttamente ai licenziamenti senza prima aver utilizzato tutti gli ammortizzatori disponibili, e la Regione ha già  detto che non ha problemi a stanziarli. 
A Roma le 43 lavoratrici della Romanina sono in ansia: oggi è previsto l’incontro con l’azienda in Regione, ma visti i casi di Milano e Bologna c’è molto pessimismo. «Non sappiamo chi verrà  al posto di Autogrill – spiega Giulia – Ci hanno detto un’impresa familiare, quindi non è che speriamo troppo nella riassunzione». «I clienti sono con noi – aggiunge Roberta – e anche le commesse dei negozi vicini: per ora preferiscono comprare altrove, o si portano un panino da casa». «Io lavoro qui da sempre, da quando il gruppo era ancora in mano all’Iri – riprende Giulia – Allora era tutto diverso: gli anziani riuscivano ad andare in pensione, io ho fatto un mutuo, ho fatto studiare i miei figli. Quando l’impresa è passata ai Benetton, si è continuato a stare bene. Ma oggi i rapporti sono pessimi».


Related Articles

All’Europa serve un New Deal

Loading

Austerity. Se avesse un po’ di coraggio, il governo italiano dovrebbe rilanciare un’idea che circola da tempo: un grande piano per investimenti infrastrutturali

Un mutuo per pagare i contributi all’Inps «Voleva essere a posto»

Loading

CIVITANOVA MARCHE (Macerata) — Prima di dirsi addio, vicini fino all’ultimo e appesi a una corda, giù nel ripostiglio delle biciclette, Romeo Dionisi e Annamaria Sopranzi, 62 e 68 anni, sposi da 35, hanno lasciato la casa in perfetto ordine, la notte scorsa, come facevano sempre prima di uscire, perché l’ordine era la regola a cui avevano ispirato tutta la vita

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment