Crac Parmalat, condanna ribadita 17 anni e 10 mesi in appello a Tanzi

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MILANO – Calisto Tanzi incassa l’ennesimo ko giudiziario per il fallimento Parmalat. A quasi nove anni dal crac di Collecchio, la Corte d’appello di Bologna ha confermato nella sostanza le durissime sentenze del processo di primo grado per bancarotta ai manager del gruppo. L’ex numero uno dell’azienda è stato condannato a 17 anni e 10 mesi (due in meno di quelli che gli sono stati comminati dal tribunale di Parma). Il suo braccio destro Fausto Tonna si è visto “scontare” quattro anni a 9 anni e undici mesi, poco meno della richiesta del Procuratore generale.
«La decisione è in linea con le nostre previsioni – ha commentati Fabio Belloni, legale di Tanzi che ieri non era presente in aula – . Ho notato un lavorio della Corte che su alcune imputazioni è stato intenso. Quindi dovremo leggere la sentenza per capirne gli effetti finali».
La palla passa quindi alla Cassazione mentre gli avvocati dell’ex-tycoon di Parmalat continueranno la loro battaglia per ottenere per il loro assistito gli arresti domiciliari per motivi sanitari. Tanzi è in carcere a Parma da quasi un anno dopo che la sentenza di condanna a 8 anni per aggiotaggio comminatagli a Milano è diventata definitiva. Le sue condizioni di salute si sono nel frattempo aggravate. L’ultima volta che si è presentato in aula a Bologna aveva indosso il sondino naso-gastrico con cui viene nutrito da qualche tempo. E secondo i suoi legali il suo peso si è ridotto attorno ai 49 chili.
Un mese fa il supermanager che ha aperto la voragine di 14 miliardi nei conti del gruppo mandando in default bond per 7 miliardi ha giocato la carta del pentimento per convincere i giudici a concedergli gli arresti domiciliari. «Sono perfettamente consapevole degli errori commessi e della gravità  dei danni che ha subito chi ha comprato le obbligazioni – ha detto – . Mi pento dello stato di esaltazione che all’epoca non mi ha consentito di percepire i miei errori di cui ha compreso l’entità  soltanto nel corso del processo». Basterà  questo mea culpa e l’immagine di un 73enne Tanzi visibilmente debilitato in aula a garantirgli gli arresti domiciliari? La risposta arriverà  il 15 maggio quando il tribunale di Sorveglianza sarà  chiamato a decidere per l’ennesima volta sulla richiesta di scarcerazione.
La sentenza di ieri è l’ennesima tegola giudiziaria sulla testa dell’ex-Cavaliere (carica che gli è stata tolta per indegnità ). Oltre alla condanna per otto anni di Milano, all’attivo di Calisto ci sono anche nove anni e due mesi incassati nel processo di primo grado per il crac di Parmatour. La corte d’appello di Bologna ha confermato ieri pure la provvisionale immediatamente esecutiva da due miliardi dovuta alla Parmalat in amministrazione straordinaria e di circa 30 milioni dovuti allo stesso titolo ai circa 38 mila risparmiatori truffati dai titoli di Collecchio che si sono costituiti parte civile. Difficile però che si trovino ancora quattrini nelle tasche di Tanzi. Il suo presunto tesoretto non è mai stato scovato. Non a caso i risparmiatori e i legali dell’ex manager insistono per coinvolgere nei risarcimenti le banche, corresponsabili – a loro parere – del disastroso crac di Parmalat.


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