Elezioni, in tv vince la «cronocrazia»

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Per il dibattito faccia a faccia tra candidati, bisognerà  aspettare la settimana che precede il ballottaggio del 6 maggio. Per il primo turno delle presidenziali francesi, che si svolge domenica 22 aprile, i «grandi» candidati – cioè i primi due nei sondaggi, Hollande e Sarkozy – hanno rifiutato il confronto, soprattutto per non perdere punti nelle sfide con i «piccoli», gli altri otto che si sono qualificati grazie al patrocinio di 500 firme di politici eletti (sindaci, consiglieri regionali ecc.). Di fronte al malessere causato dall’assenza di dibattito in tv, France 2, la principale rete pubblica, ha organizzato due serate, l’11 e il 12 aprile, con cinque candidati alla volta. Non dei faccia a faccia, ma una ventina di minuti ciascuno, uno dopo l’altro, tirati a sorte (l’unica scelta di France 2 è stata di non mettere Hollande e Sarkozy nella stessa serata). I dieci candidati sono stati interrogati dagli stessi 4 giornalisti e lo share è stato medio, tra il 14% e il 17%, con una punta per Jean-Luc Mélenchon, visto da 4,7 milioni di telespettatori. Per la tv e le radio, sia pubbliche che private, il periodo elettorale non è un momento facile. In Francia vigono regole molto precise: dal 1 gennaio al 19 marzo, su tutte le onde deve essere applicata «l’equità », che lascia in realtà  ampio margine di manovra alle reti (in meno di tre mesi, Sarkozy ha avuto diritto complessivamente a 8 giorni e 17 ore di trasmissioni, Hollande a 7 giorni e 7 ore, il centrista Franà§ois Bayrou a 2 giorni e 18 ore, come Marine Le Pen, mentre solo la metà  di questo tempo per Mélenchon). Dal 20 marzo, dopo la pubblicazione sul Journal officiel dei nomi dei candidati, si è entrati fino all’8 aprile nel periodo dell’eguaglianza del tempo di parola tra tutti i contendenti. Ma non ancora in quello dell’equità : così, i grandi candidati e i loro supporter (tutto viene calcolato al secondo dal Csa, il Consiglio superiore dell’audiovisivo) sono passati in tv nelle ore di maggiore ascolto, mentre i «piccoli» hanno avuto diritto alle ore notturne. Ma dal 9 aprile è entrata in vigore l’eguaglianza sotto tutti gli aspetti: stesso tempo, ma anche stessa fascia oraria (per le interviste e per gli spot girati dai candidati stessi). Così, dei piccoli candidati, fino ad allora semi-sconosciuti, hanno acquisito un’improvvisa notorietà . Dopo Mélenchon, che si è imposto però più nelle piazze che grazie alla tv, è stata la volta di Philippe Poutou, candidato dell’Npa (Nuovo partito anticapitalista). L’11 aprile, nella maratona di France 2, ha piacevolmente stupito portando un soffio di aria fresca in un campagna cupa e triste, parlando di rivoluzione con allegria. Il successo delle due trasmissioni di Des paroles et des actes di France 2 ha un po’ messo a tacere le critiche contro le regole del tempo cronometrato, una «cronocrazia» denunciata da tutte le reti tv e radio, perché considerata anacronistica e limitante, in un mondo dove ormai l’informazione circola liberamente su Internet e su tutte le reti sociali (e naturalmente sulla stampa scritta). Per lo storico dei media JeanNoà«l Jeanneney, che ha diretto Radio France dall’82 all’86, la situazione attuale «è disdicevole, è il risultato di ciò che resta di una regola che si spiega storicamente ma che oggi non è più giustificata». La regola dell’eguaglianza nasce nel ’65, quando l’Ortf (la vecchia Office de Radiodiffusion-Télévision Franà§aise) era dominata dal governo e in seguito a proteste erano state concesse due ore all’opposizione. «Questa situazione crea un disequilibrio ingiustificato tra l’audiovisivo e gli altri media» afferma Jeanneney. Per aggirare la regola, i candidati che ne hanno i mezzi si sono buttati su Internet e reti sociali (Twitter, Facebook ecc.). Hollande, Sarkozy, Le Pen e Mélenchon hanno degli staff di giovanissimi. Il Ps ha persino degli informatori in Asia per reagire più in fretta, grazie al fuso orario, alle prese di posizione degli avversari. Non è ancora certo, però, quanto questa frenesia di botta e risposta incida sui risultati. Così, sulla scia di Mélenchon, Hollande ha puntato sui meeting in piazza. Oggi, Sarkozy lo sfida a breve distanza: il candidato socialista organizza un grande meeting al Chà¢teau de Vincennes, e Sarkozy risponde con un’adunata alla Concorde.


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