Letta: le larghe intese sono difficili Ma l’Italia deve andare avanti così

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DUBLINO — Può accadere talvolta che una visita di Stato passi inosservata per i contenuti, del resto poco appetibili per il grande pubblico, e si imponga per un elemento di colore. Kenny e Letta discutono di unione bancaria, argomento che li vede uniti nel reclamare a Berlino coerenza con i progetti europei, poi del prossimo semestre di presidenza italiana della Ue, infine del grande risiko di nomine che l’anno prossimo coinvolgerà le prime cariche di Bruxelles. Alla fine però ciò che fa notizia, nella capitale irlandese, sono «due palle di acciaio».
Lo zampino è del giornalista dell’Irish Times che qualche giorno fa si è recato a Palazzo Chigi. Ha il gusto dell’ironia; vista la situazione politica italiana, e vista la serenità che ostenta, il nostro premier gli appare prossimo allo «squilibrio mentale». Forse il cronista è abituato a politici compassati, sta di fatto che l’abbigliamento e il portamento del nostro presidente del Consiglio valgono l’accostamento a un «dandy». Ma non è finita qui: l’intervista è scoppiettante, divertente e divertita, e la ciliegina sono appunto gli attributi del capo del governo.
«Sa che in Europa dicono che lei ha le palle d’acciaio? E questo per avere vinto la battaglia parlamentare contro Berlusconi?». Letta non nega il senso dell’affermazione, ma fa sapere di avere utilizzato, nella risposta, una metafora più sfumata (il termine «attributi»), come confermerà più tardi in un tweet, parlando di «traduzione idiomatica fatta dal giornalista».
Ma ovviamente in Italia, subito, passano in secondo piano i commenti del premier sul taglio del costo del denaro («una grande notizia che consentirà un riequilibrio fra euro e dollaro»), la sintonia fra i due governi sulla necessità di ridurre l’austerity e investire di più nella crescita, la convinzione di Letta sul nuovo governo di Berlino: «Sono molto fiducioso che alla fine del negoziato sulla grande coalizione in Germania la Cancelleria sarà consapevole che l’Unione deve essere cambiata, nemmeno alla Germania conviene stare in una Ue che non cresce e in cui lei stessa cresce poco».
La reazione del Pdl ovviamente gioca sulla battuta, Brunetta coinvolge gli operai dell’Ilva, che «vorrebbero volentieri fondere gli attributi del premier», anche Capezzone ci scherza su e in meno che non si dica la battuta trasmessa dal giornalista dell’Irish Times diventa motivo di dibattito. Con buona pace della soddisfazione del premier per la partecipazione dell’Irlanda a Expo 2015 («dopo le adesioni di Gran Bretagna e Stati Uniti ci sono le premesse per una grande edizione»), per la possibilità che anche Kenny (magari con l’aiuto di Roma) rientri nella corsa alla sostituzione di Barroso o Van Rompuy, l’anno prossimo, e infine dei commenti dello stesso premier sullo stato delle cose in Italia.
Letta racconta all’Irish Times: «Sapevo sin dall’inizio che le larghe intese sarebbero state difficili, ma penso che l’Italia abbia bisogno di continuare il lavoro che sta facendo in questo momento. Siamo in novembre, siamo ancora qui e io penso che abbiamo la possibilità di fare un buon lavoro nei prossimi mesi, mesi molto importanti, nei quali l’intera struttura della politica europea avrà bisogno di essere riformata». Ma in Italia continua a fare discutere soprattutto quella battuta. Interviene con un post Beppe Grillo: «Le balle d’acciaio di Letta le conoscono anche in Europa». E si guadagna in serata una risposta dello stesso Letta su twitter: «Ma Grillo non hai altro da fare? Segnalo che tutto lo “steelgate” è semplicemente per traduzione idiomatica fatta dal giornalista irlandese».
Marco Galluzzo


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