«Il governo italiano collabora totalmente»

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La presenza di delegazioni di familiari o quella di sit-in di fronte all’Ambasciata sono state più di una negli ultimi mesi, occasioni nelle quali abbiamo sempre ricevuto tanto i familiari che i manifestanti, fornendo ogni possibile delucidazione sulla vicenda e raccogliendo, per la successiva trasmissione in Italia, ogni documentazione presentataci. Ricordo in tale contesto un mio incontro avvenuto già  ad inizio ottobre 2011. Il 14 febbraio ho accompagnato il ministro Riccardi che ricevette una delegazione di familiari durante la sua visita a Tunisi, raccogliendo ulteriore materiale. La manifestazione cui lei si riferisce è quella del 30 marzo scorso, giornata in cui io ero a Firenze con il ministro tunisino degli Investimenti Bettaieb e l’ambasciatore tunisino in Italia Mestiri, per un incontro con gli imprenditori organizzato dalla Regione Toscana. Una rappresentanza dei manifestanti fu quindi ricevuta da un funzionario di questa Ambasciata. La lista trasmessaci dalle autorità  tunisine relativa ai così detti «migranti dispersi», integrata con i dati tecnici richiesti solo a partire dall’ultima settimana di marzo è attualmente all’esame delle competenti autorità  italiane. Su tale verifica da parte italiana lo stesso Ministro Cancellieri ha dato ampia assicurazione nel corso della sua recente visita a Tunisi. 
Durante l’ultima visita in Italia, il primo ministro tunisino Hamadi Jebali ha garantito una cooperazione con il governo italiano nelle ricerche. Tra i tunisini c’è chi sospetta in accordi più ampi tra Italia e Tunisia post Ben Alì… Per quali ragioni il governo tunisino tarderebbe allora a collaborare nella ricerca dei ragazzi dispersi?
Le ho appena descritto la dinamica – anche di calendario – di questo scambio di informazioni. Questo è dunque il momento della ricerca e delle verifiche con ogni possibile strumento tecnologico. Non mi è chiaro, infine, a quali «più ampi accordi» ci si riferisca, almeno in connessione a tale vicenda.
Chiariamo la storia delle impronte digitali. Alcuni sostengono che le prime 150 impronte dei ragazzi siano già  arrivate a Roma e questo consentirebbe di avere dei nomi. Ma pare che un raffronto sia impossibile. Lei smentisce queste notizia?
Questa ambasciata ha gestito per via diplomatica la trasmissione dei fascicoli, mentre i supporti elettronici vengono direttamente scambiati tra le rispettive forze di polizia/ministeri dell’Interno. A quanto mi risulta, ciò è avvenuto per tappe, sulla base di quanto potuto via via raccogliere dalle autorità  tunisine e negli ultimi giorni di marzo. Non sono in possesso di dati numerici in quanto è nel nostro paese che vengono effettuate tutte le ricerche necessarie – tuttora in corso – da parte delle competenti autorità . Ad ulteriore conferma della disponibilità  italiana in materia, è stato lo stesso ministro Cancellieri a proporre ai tunisini, qualora la prima fase delle ricerche dovesse dare esiti insoddisfacenti, di verificare la possibilità  di coinvolgere l’Interpol in tale ricerca. È di tutta evidenza, tuttavia, e di qui la delicatezza e anche la drammaticità  della vicenda che, a fronte di dati che non dovessero confermare l’effettivo sbarco in Italia di un nominativo, la possibilità  che si tratti di un disperso in mare diventa assai elevata.


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