Monti si propone mediatore tra rigore e crescita

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Sotto un titolo di prima pagina «Monti passa il guado», il quotidiano della City scrive che «il primo ministro tecnico italiano ha aggiunto il suo peso alle critiche sulle riforme condotte nell’Eurozona all’insegna dell’austerità , affermando che queste politiche rischiano di restringere gli spazi per l’economia europea e peggiorare la recessione». Tutto vero, salvo che in Italia si è visto finora soltanto il Monti austerità  e tasse e nulla del Monti sviluppo. Il Financial Times gli attribuisce buone propositi per tutti: per Monti, «il rigore sul bilancio è necessario ma deve essere accompagnato da politiche che guidino la domanda». 
Aspettando veri segnali di cambiamento, in un incontro con il presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso, durato più del previsto (oltre un’ora), Monti ha fatto sapere di aver rafforzato l’asse tra Roma e Bruxelles sulla strategia per la crescita in Europa concordandone il rilancio attraverso più competitività  e non più debito, privilegiando quindi «investimenti mirati» da sostenere con «project-bond» e ricapitalizzazione della Bei, e su un ulteriore sviluppo del mercato unico. A parole, l’idea di una politica che combina il consolidamento fiscale con politiche di sviluppo e occupazione piace a tutti e trova una sponda nella Commissione Ue e nella sua strategia per la crescita, chiamata «Europa 2020». «Abbiamo concordato che il rilancio della crescita deve avvenire attraverso un impegno senza tregua per il miglioramento della competitività  e non attraverso un ulteriore indebitamento», hanno dichiarato i due leader al termine del lungo faccia a faccia. «Il consolidamento fiscale deve dunque procedere assieme a investimenti mirati per aumentare la competitività  e al tempo stesso contribuire a rilanciare la domanda nel breve termine». I «project bond», ribattezzati (ovviamente) «growth bond», sono lo strumento a cui si sta lavorando per sostenere gli investimenti in una situazione in cui la maggioranza dei governi non ha i margini di manovra necessari. Per Barroso, «sono un elemento chiave per mobilitare risorse private su progetti che possono dare i loro frutti a medio e lungo termine».
La Commissione ha presentato in ottobre una proposta al Consiglio e all’Europarlamento, che cominceranno a discuterne insieme il 7 maggio prossimo. «La palla è adesso nel loro campo», spiega la portavoce Pia Ahrenkilde. Nelle intenzioni, i «project bond» dovrebbero interagire con la ricapitalizzazione della Bei, la banca europea degli investimenti. Bruxelles la sostiene, ma la decisione è dei 27 stati membri che ne sono gli azionisti. Il dibattito riguarda un aumento di 10 miliardi di euro che permetterebbe una capacità  di prestito per 60 miliardi, che attiverebbe a sua volta investimenti per 180 miliardi. La cancelliera Angela Merkel, intanto, è meno rigorista almeno in diplomazia: ora dice che lavorerà  «bene insieme» al futuro presidente francese, chiunque esca vincitore.


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